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Influssi manichei - 8

Dottrine dualiste - Dai Manichei ai Catari 

All’origine delle dottrine dualiste vi è da un lato la consapevolezza tormentosa della presenza del male nella vita umana e nel mondo, dall’altro l’incapacità di conciliare questa realtà con l'idea di un Dio infinitamente buono e onnipotente e che tutto sapeva, creatore di un mondo imperfetto.

La risposta dei credo dualisti è alternativa a quella del Cristianesimo ed è semplicistica ed estrema ad un tempo: la creazione è imperfetta perché è opera di un “altro Dio”. È l’antagonista di Dio, il diavolo, che è responsabile di tutti gli aspetti negativi dell’esperienza umana e a cui sono in ultima analisi riconducibili le manifestazioni del male e del peccato. Questa semplicistica spiegazione del’origine del male, di chiara derivazione neoplatonica e gnostica, sposta l’attenzione sull’ostacolo alla salvezza, che non è più il peccato, ma la materia.

Negativimo

La prima conseguenza è la negazione di ogni dignità al mondo visibile e ai corpi.
Solo lo spirito, creato dal dio della Luce, è di natura intrinsecamente buona e divina, mentre la materia è invece una specie oscura e corruttibile. Esistono quindi due dei, uno buono e l'altro cattivo.

Nell'uomo lo spirito è mescolato alla carne, in una situazione di prigionia (il dio del Male creò il mondo materiale appositamente per catturare le anime e intrappolarle nei corpi). La generazione di nuove vite è dunque ripudiata dai dualisti[1], dato che essi la reputano come l’espediente diabolico di cui il Demiurgo si serve per sviluppare ulteriormente il suo regno del male ed un atto di indebita appropriazione di ciò che appartiene alla pienezza divina del «Pleroma».

Temi  

Data l’impostazione comune, emergono nelle sette dualiste, nonostante la loro eterogeneità, altri temi ed elementi comuni che esaminiamo prima di descrivere il singolo movimento.

Dualismi assoluti e mitigati 

Il Demiurgo nelle concezioni dualiste è sempre un dio, mentre in alcune scuole gnostiche è generato da un eone.
All’interno di questo quadro, la maggioranza dei credi professava un dualismo moderato, in cui il creatore e dio del male è un dio di rango inferiore. A seconda della scuola, il Demiurgo è il dio ebraico del Vecchio Testamento, Satana, oppure un figlio di Dio al pari di Cristo.
Solo il Manicheismo ed alcune scuole derivate (Priscilliani, Bogomili di Bosnia) professavano il dualismo assoluto, cioè l’esistenza di due divinità equipotenti e contrapposte, l’una principio del bene e l’altra del male (diteismo).
In entrambi i casi siamo di fronte a movimenti più che ereticali professanti religioni essenzialmente non cristiane. 

Il Dio buono è un dio nascosto, ineffabile, spirituale, che ricorda, più che il dio Trinitario, l’En-Sof della Cabala ed il Pleroma degli Gnostici [2].

Cristologia docetica 

L’eresia dualista, tutta intenta a superare l'unione tra Dio e uomo realizzata con l'Incarnazione, non poteva accettare chein Gesù Cristo potessero convivere contemporaneamente la natura umana e la natura divina, essendo una correlata al Male e l’altra al Bene. Per cui tutte le chiese dualiste aderivano all’eresia detta docetismo (v. anche qui: Influssi gnostici – 7), secondo la quale l'umanità di Cristo sarebbe solo apparente, essendo il Suo corpo immateriale. 

Col docetismo vengono automaticamente a cadere alcuni pilastri del Cristianesimo, legati alla vita terrena del Salvatore: 

  • la nascita non poteva essere avvenuta

  • la Passione non poteva che essere una simulazione

  • la morte in Croce sarebbe stata pura apparenza

  • la transustanziazione, la trasformazione cioè, del pane e vino in corpo e sangue di Cristo durante l’Eucarestia, era respinta con raccapriccio.

  • la resurrezione della carne è un assurdo, al pari dell’idea che un corpo fisico possa inabitare il cielo di Dio [3].

L’orrore per il corpo si esprimeva nell'odio verso ogni rappresentazione di Cristo e verso ogni segno tangibile della religione. È la sventurata lotta iconoclasta, condotta non solo dagli eretici, ma anche dall'impero bizantino nei secoli VIII e IX, impaurito [4] dall’accusa di idolatria mossa dagli eretici al sistema politico-religioso ortodosso.
I più violenti (Pauliciani, Catari, specie alcune loro ramificazioni) alle invettive facevano seguire i fatti, distruggendo le immagini sacre e devastando o incendiando le chiese.

Tutti gli oggetti materiali (ad esempio le reliquie) erano aborriti da questi settari, ma lo scandalo maggiore era la Croce: essi ritenevano infatti inconcepibile che fosse caro a Dio e degno di venerazione lo strumento di cui si erano serviti gli Ebrei per torturare e ucciderne il Figlio.

Illuminatismo, via individuale al divino  

Le congreghe dualiste erano concordi nel voler eliminare gli intermediari tra l’uomo e Dio, quindi rigettavano la liturgia, i sacerdoti e gli edifici di culto: la salvezza per loro è individuale ed iniziatica.
Non desta alcun stupore che sostenessero il rapporto diretto con Dio (gli Eletti dei Messaliani ad esempio asserivano di percepire con i propri sensi l'essenza di Dio) [5]. 

Ma se, per iniziazione o per esperienza mistica, il Perfetto diventa tutt’uno con Dio, egli stesso è dio e legislatore. Alcuni (Adamiti, Messaliani, Catari) ne deducevano l’impossibilità ulteriore di peccare, una tesi di derivazione gnostica, ripresa poi dalle Fratellanze (v. qui: Gli Adelphi-fratellanze di eletti …): l’Eletto è al di sopra di tutte le barriere etiche ed è libero di commettere qualsiasi forma di eccesso, in particolare nella sfera sessuale (antinomismo), senza macchiarsi di alcun peccato (dono dell’impeccabilità). 

In una cornice illuminatica e quindi anti-ecclesiale anche i sacramenti sono evidentemente inutili. Al modo che sarà dei Protestanti e poi dei Modernisti, la Comunione è interpretata come cena e memoriale, la Confessione auricolare è sostituita dalla richiesta di perdono e assoluzione collettiva oppure dal colloquio amicale con un altro credente (maschio o femmina).

Vie di salvezza

La salvezza è innanzitutto una possibilità che non è data a tutti e comunque non dipende da inutili preghiere o Messe di suffragio e neppure dalle opere. Tutti questi movimenti rifiutavano infatti il libero arbitrio per credere invece nella predestinazione delle anime: le creature di Dio si salvano in ogni caso, mentre quelle del Maligno sono per natura non redimibili.
Ma la salvezza dei predestinati non è automatica: se non si raggiunge lo stato angelico in vita si è condannati a reincarnarsi.
Lo stato etereo di Perfetto si ottiene fondamentalmente con un rito di iniziazione, preceduto da un periodo di preparazione durante il quale l’adepto diventa gradualmente consapevole della sua vera natura ed aiutato ad affrancarsi dalla sua parte materiale.
Da questa schema si discostavano del tutto i Messaliani, il cui mezzo di redenzione era la preghiera incessante e la danza mistica.

Comportamenti 

Fondamentalmente i gruppi dualisti attuavano una politica di apartheid verso le realtà mondane: l’odio verso la creazione comportava una separatezza dal corpo sociale, e la focalizzazione delle energie alla sola fondazione di fratellanze autoreferenziali ed elitarie.
Alcune comunità, si estraniavano da ogni interesse per la politica, altre rifiutavano perfino il lavoro manuale.
Altri gruppi (Bogomili, Catari) erano pacifici, pronti però a ricorrere a crimini mirati o a scatenarsi in ribellioni a fronte di ingerenze o soprusi.
I più attivi politicamente erano i Pauliciani, una cui diramazione (i Tondrakiani) aveva fatto del giustizialismo la propria bandiera. 

L’attitudine rivoltosa poteva essere celata da un apparente conformismo: ai neofiti dei Priscilliani e dei Catari era concesso, per salvare le apparenze, di continuare a frequentare la chiesa ufficiale e perfino di esplicitamente rinnegare il loro credo eretico. 

Di eccessi in campo sessuale erano sospettati molti movimenti del milieu: il disprezzo verso gli atti puramente materiali in alcuni sfociava nel libertinismo licenzioso fino all’abbrutimento nell’oscenità.
L’odio contro il dio dell'Antico Testamento stimolava a ritenersi sciolti dalla Legge, liberi quindi di deliberatamente praticare atti pervertiti ed invertiti.

Composizione e strutture delle chiese dualiste 

Tutte queste sette erano strutturate per gradi: non si accede subito a tutti i principi del credo, ma vi si arriva gradualmente. In generale gli adepti erano suddivisi in due cerchie. Quella esterna (essoterica) comprendeva i semplici Uditori (Simpatizzanti, catecumeni), i quali, con una prima iniziazione, potevano diventare parte attiva della comunità. La cerchia interna (esoterica) era costituita dall’élite degli alti iniziati (in genere celibi, astemi e vegetariani), detti Perfetti (Θεοτόκοι, Eletti, Maiores, Apostoli ed anche, secondo l'uso gnostico, pneumatici, spirituali). Il grado era aperto a uomini e donne.
I Perfetti si dedicavano totalmente alla vita religiosa e costituivano il clero della confraternita, dotato di potere episcopale e incaricato di funzioni missionarie. 

Le conventicole dualiste rifuggivano da ritualità elaborate, limitandosi a semplici adunanze (come faranno molte confessioni protestanti) per ascoltare la catechesi e per recitare l’unica preghiera riconosciuta, il Padre Nostro. Della Sacra Scrittura rigettavano in blocco l'Antico Testamento, mentre del Nuovo accettavano solo alcuni libri.
La concezione teo-demiurgica della divinità, implica una lettura ribaltata della Bibbia. In questo rovesciamento di prospettiva, le figure positive, come Abramo, erano disprezzate come diaboliche, mentre i personaggi descritti come riprovevoli (Caino, Cam, Esaù, Nimrod, ecc.) erano esaltati come giusti ed eroici.

Dottrine primeve 

Il diteismo compare una prima volta, in forma attenuata, con Marcione per poi trovare il suo fondamento in Mānī.
Priscilliano e gli Adamiti ne ripresero i temi, ma furono i Messaliani e i Pauliciani a traghettare il nucleo della concezione dualista dall’Anatolia all’Europa, tramandandola lungo le generazioni dai primi secoli al Medio Evo.

Marcione 

Marcione(85 – 160), ricco armatore di Sinope nel Ponto, figlio di un vescovo e, grazie al suo austero modo di vita, nominato vescovo egli stesso, è un eretico di un’attualità sorprendente. 

Egli non si richiama a tradizioni segrete, come gli gnostici, né a rivelazioni personali alla guisa di Elcasai, Pietro da Cabarbaricha, Maometto e Joseph Smith.
Non si può neppure definire gnostico, visto che per lui la salvezza non deriva dalla conoscenza, ma dalle opere e dalla grazia. Piuttosto si può definire come un cristiano eretico antigiudaico, la cui concezione è connotabile come paolinismo radicale.
Marcione riteneva Paolo l’unico apostolo che aveva conservato il messaggio di Cristo nella sua purezza, mentre gli altri, identificando Gesù col Messia del Dio dei Giudei, ne avevano alterato la figura e falsificato in senso “giudaizzante” le parole.
Convinto che la Legge ebraica fosse incompatibile con il primato d'amore del Nuovo Testamento, esasperò le differenze tra le due rivelazioni portandolo alle più estreme conseguenze. 

Per Marcione i due Testamenti sono rivelazione di due Dei distinti.
Da una parte Yahweh, il dio materialistico degli Ebrei, Creatore e Legislatore, essere imperfetto, ma giusto (e non malvagio come credevano gli Gnostici). Siede nel primo cielo e aborrisce l’uomo caduto per la colpa originale esigendo da lui piena obbedienza. Egli si manifesta nella procreazione degli esseri viventi, nella guerra e nella legge del taglione.
Dall’altra il Dio buono, nascosto e spirituale, padre di Gesù Cristo, estraneo alla creazione, che si è rivelato all'uomo con l'invio del Figlio. 

Il dio buono sta nel terzo cielo, sopra il dio imperfetto ed è padre indiretto dell’umanità; egli respinge i conflitti, benedice i pacifici, abolisce i comandamenti e alla legge contrappone l'amore per i nemici [6].
Gesù Cristo è venuto per riscattare il genere umano dal dominio opprimente del creatore e mettere fine al suo regno.

Dottrina ed etica 

Se il corpo è votato alla morte e il mondo è dimora del male è perché la materia è corruttibile.
Salvezza è un processo il cui fine ultimo è diventare consapevoli di questa verità, liberando l'anima dalla prigionia del corpo. 

A sostegno della via spirituale i Marcioniti praticavano l’encratismo (ascetismo rigoroso, v. qui l’articolo Influssi gnostici – 7).
Il celibato era l’unica scelta ammessa. Le persone già sposate dovevano sciogliere il matrimonio.
La carne era sostituita dal pesce.
Il martirio era contemplato e ad esso l’adepto veniva preparato.

Esegesi ideologica 

Dall'ostilità di Marcione all’ebraismo, segue non solo il rinnegamento di tutti i libri dell’Antico Testamento ma anche l’esame critico dei testi cristiani, che dovevano essere purificati eliminando qualunque riferimento al Dio dei giudei.
Marcione reputava sacri solo il Vangelo di Luca e le lettere di Paolo e, nei loro riguardi, si adoperò in un’opera di “restituzione” di quello che a parer suo doveva essere il testo originale, liberandolo da tutto ciò che non si accordava alla sua visione. Come i moderni esegeti li aggredì con aggiunte, mutilazioni e modifiche[7]. con l’obiettivo di restituirne il senso “più vero”, tanto da meritarsi da Tertulliano (155 – 230)la qualifica ironica di “topo del Ponto, colui che ha rosicchiato i Vangeli” [8] Dopo di che, anticipando Lutero, ed anzi correndo oltre, proclamò per primo una Chiesa basata sulla sola scriptura, con il canone ristretto ai soli Luca e Paolo.

Chiesa 

La sua abilità nel diffondere le proprie idee, gli valse vasti consensi e numerosi discepoli. Ma egli comprese che se voleva sconfiggere la Chiesa di Roma doveva munirsi di una organizzazione efficiente ed omogenea; perciò formò varie comunità, a capo delle quali pose dei vescovi, coadiuvati da presbiteri.
Fu quindi il fondatore della prima Chiesa scismatica ed eretica della storia. Nella sua Chiesa, che durò dal 144 al VI secolo, venivano celebrati Battesimo, Eucarestia ed altri riti cristiani. Fu una Chiesa di celibi in patetico isolamento dal mondo, nella speranza di contribuire fattivamente alla sua estinzione. 

Le antinomie tra Antico e Nuovo Testamento, tra Legge e Vangelo e tra giustizia e misericordia sono passate da Marcione ai gruppi posteriori penetrando così nella storia delle eresie.

Mani 

Il babilonese Mānī (216 – 276), nome latino Cubricus, nacque a Ctesifonte, presso l’attuale Baghdad, capitale dell’impero dei Parti (fino alla sua caduta nel 224) e successivamente di quello Sassanide.
Il padre, persiano di nobili origini, era affiliato alla setta gnostica degli Elcasaiti (v qui: Influssi gnostici – 7). Mānī, che era zoppo dalla nascita, crebbe in questa cornice e fu ben presto istruito nelle dottrine segrete della comunità. 

La sua vita mutò in seguito a due visioni.
Nella prima, avvenuta a 12 anni, gli apparve un angelo (El-Tawan, il gemello) che lo istruì a lasciare la setta del padre e ad iniziare una purificazione.
L’angelo ritornò quando M. aveva 24 anni, questa volta per chiamarlo a predicare la nuova religione e così completare e perfezionare le rivelazioni solo parziali di Zoroastro, Ermes, Platone, Buddha e Gesù. 

Mānī verso il 240 iniziò a predicare il Dio della Luce. L’imperatore sassanide Sapore I (Shapur I) incuriosito gli concesse di predicare a corte nel 242, proprio nel giorno della sua incoronazione a Re dei Re. M. non esitò a proclamare la nuova religione universale e se stesso come “l'apostolo del vero Dio" e l’ultimo dei grandi profeti. Si attirò naturalmente l’odio dei Magi, i sacerdoti del Mazdeismo zoroastriano, religione di stato dell’impero, e fu condannato all’esilio. 

Iniziò allora a predicare, con notevole successo, in Asia Centrale, India, spingendosi fino in Cina, adattando abilmente il suo insegnamento alle credenze ed usi locali: per i Cristiani era il Paraclito, per i Buddisti l’Avatar Maitreya, per i Mazdei il loro redentore Saoshyant. 

Tornato in Persia, nonostante il favore dell'imperatrice Nadhira, fu dai Magi fatto imprigionare.
Alla morte dell'imperatore nel 274 venne liberato, trovando accoglienza nel figlio e successore di Shapur, Hormisdas (Ormuzd I), che peraltro regnò per un solo anno. 

Il nuovo re Bahram I, che era anche il figlio primogenito di Shapur, gli fu da subito ostile e, con l’accusa di empietà,nel 276 ne ordinò l'arresto e l'esecuzione. 

Dopo la morte di Mānī, sempre su ordine del re, anche i suoi seguaci vennero perseguitati.
Anche l’Impero romano d’Oriente attuò una dura repressione contro i manichei: l’editto di Giustiniano del 527 puniva con la morte i manichei ed altri seguaci delle dottrine dualiste (Bardesaniti, Arcontici e Pauliciani). 

Con tutto ciò nel V secolo il Manicheismo era una delle religioni più diffuse.
Ad est era penetrato nel nord dell’India, in Asia centrale, in Tibet, in Cina ed era la religione di stato nell’impero Uiguro, di etnia turca, stanziato nelle regioni dell’attuale Mongolia.
A sud era penetrato in Egitto e Nord Africa.
In Occidente (Roma, Spagna, Gallia meridionale) sopravvisse fino all’VIII secolo.

Dottrina 

Mānī, a differenza dei predecessori Basilide, Valentino e Bardesane(sui quali v qui: Influssi gnostici – 7) , non volle essere un maestro cristiano, bensì il fondatore di una religione universale che univa Gnosticismo, Buddismo e Mazdeismo ed includeva apporti della filosofia greca e dell’ascetismo indiano. 

La religione di Mānīconcepisce tutta la realtà esistente come espressione di una lotta perenne tra due principi primi diametralmente contrapposti: il Bene (la Luce, lo Spirito, la Verità) e il Male (le Tenebre, la Materia, in greco: ύλη).
Questi due principi, ingenerati, onnipotenti e coeterni, prima che il mondo sensibile avesse avuto origine, avevano un proprio regno anche spaziale: il regno della Luce e del Bene, al Nord, si estendeva in tutte le direzioni, circondando le Tenebre, che avevano il loro regno al Sud. 

Il regno del Bene è governato da Dio, il Padre di Grandezza (μέγεθος). Il regno del Male è comandato dal Principe delle Tenebre, che si manifesta in Satana come un mostro metà pesce e metà uccello, con quattro zampe e testa di leone. 

Il mondo attuale è il risultato di un assalto condotto dal regno delle Tenebre contro il regno della Luce e da allora i due principi sono in continua lotta tra loro. La descrizione che Mānī dà dell’eterna guerra cosmica tra Luce e Tenebre è quanto mai complessa. Il Padre scende in campo con tre emanazioni successive (ossia offrendo in sacrificio sé stesso per tre volte): la "Saggezza" (Sophia), lo Spirito Vivente (creato con l'aiuto del "Grande Architetto") ed il Messaggero, un essere ad un tempo maschio e femmina. 

Il mondo reale è un miscuglio di spirito e di materia, di bene e di male, ma anche la persona dell’uomo, per effetto di una doppia creazione, è divisa in se stessa tra bene e male, tra spirito e materia. 

Attraverso la vera gnosi, l'uomo perviene alla conoscenza di sé e quindi identificarsi con la sua anima. Spetta all'uomo il compito di separare la parte del reale che è del Bene da quella che appartiene alla Materia, affrancandosi sempre più dalla sua natura carnale. 

Quando l’uomo muore, il corpo s’inabissa nell’oscurità, mentre l’anima, se in stato di veglia, è libera di salire al cielo. Se viceversa alla morte l’anima è in sonno, dovrà reincarnarsi. 

La Religione ha lo scopo di mantenere l’anima desta nonostante gli attacchi delle Tenebre, liberando l’adepto do ogni istinto carnale.
Il primo dovere è ripudiare ciò che dà potere al Demiurgo sul genere umano, ossia la generazione dei corpi. Il secondo è evitare anche l’atto sessuale. Il terzo è l’astenersi dal mangiare carni. 

I mezzi di purificazione erano l’ascetismo (digiuni frequenti) e l’isolamento dal mondo con la riduzione di tutte le relazioni al minimo.

Chiesa - composizione, riti e struttura 

I Manichei, come molte fratellanze successive (v. qui il precedente articolo, Gli Adelphi - fratellanze di eletti…) erano divisi in Uditori (tale fu Agostino per nove anni) ed Eletti. 

Gli Eletti formavano il vero nucleo della Chiesa Manichea.
Erano i fedeli più osservanti, tenuti a rispettare scrupolosamente tutte le norme della setta.
Per raggiungere la verità il Perfetto era tenuto a rispettare i tre sigilli: il sigillo della bocca (erano proibiti i cibi impuri, come la carne o il vino), il sigillo delle mani (il Perfetto non poteva svolgere attività lavorative manuali) e il sigillo della generazione (erano proibiti i desideri carnali, i rapporti sessuali ed il matrimonio).
Il loro austero modo di vita prevedeva un solo pasto vegetariano al giorno, contemplava un digiuno settimanale e cinque digiuni di due giorni nel corso dell’anno.
I Perfetti non potevano godere di alcuna proprietà personale, era loro vietato praticare la magia o altre religioni, maltrattare gli animali e le piante ed inquinare le acque.
In cambio delle rinunce era loro promessa la liberazione dell’anima nel momento della morte. 

Gli Uditori erano coloro che, non riuscendo ad opporsi alla perpetuazione della specie, si imitavano a tramandare la conoscenza alle future generazioni, dalle quali così sarebbero potuti uscire nuovi iniziati.
Si adunavano attorno agli Eletti per udirne gli insegnamenti ed ottenere meriti rendendo loro dei servigi.
Le regole per gli Uditori erano meno rigide: era permessa la monogamia, erano proibite la violenza (anche verso gli animali), la menzogna, l'ipocrisia, l’idolatria, la magia, il furto e i dubbi contro la fede.
Inoltre essi dovevano badare al mantenimento dei Perfetti anche con offerte di denaro alla comunità.
Dovevano pregare quattro volte al giorno e digiunare una volta alla settimana. Per un mese all’anno erano tenuti a consumare un solo pasto vegetariano al giorno.
In cambio, a fine vita, potevano sperare di rinascere come Perfetti. 

Quando tutti diventeranno Eletti il mondo del Male tornerà nei suoi confini per esservi imprigionato per sempre e la Luce risplenderà definitivamente liberata dalle Tenebre. 

Il rito centrale della comunità era la Tavola, il pasto comune durante il quale gli Uditori servivano gli Eletti.
I canti in comune e le letture religiose erano gli altri elementi della loro scarna liturgia.
Gli unici sacramenti previsti erano il Battesimo, la Comunione e il Consolamentum. Era questo il rito che si praticava nel momento in cui il “Credente” entrava a far parte della comunità come catecumeno; consisteva nell’imposizione della mano destra sul neofita.
Le scritture sacre erano il fondamento della neoreligione: Mānī scrisse e decorò con le proprie mani un suo Vangelo, delle Epistole e altri testi. 

La Chiesa aveva una propria gerarchia sopraregionale; ad un capo (Archêgos, il successore di Mānī) erano sottoposti 12 apostoli(i Magistri), 72 vescovi e 360 presbiteri.

Priscilliano

Priscilliano di Ávila (340 – 385) era un erudito spagnolo di famiglia senatoriale che, dopo avere aderito al Cristianesimo, fu attratto dalla dottrina manichea. Ritenendola però troppo austera, fondò una propria chiesa, che riscosse un notevole successo non solo in Spagna ma anche in Aquitania, specialmente tra le donne e nelle classi popolari. Facevano presa la denuncia della deriva costantiniana della Chiesa (un leit-motiv che verrà ripreso dal Modernismo) e le invettive contro la corruzione e l’arricchimento delle gerarchie (un tema caro a Lutero e a tutti i contestatori).

I suoi nemici, guidati dal vescovo Itacio di Ossonoba, riuscirono ad ottenere un decreto dell’imperatore Graziano che scomunicava ed esiliava Priscilliano e i suoi seguaci.
Priscilliano reagì recandosi a Milano dove convinse il magister officiorum dell'imperatore ad annullare il decreto.
Rientrato in Spagna, ottenne dal proconsole l’emissione di un ordine di cattura nei confronti del vescovo suo detrattore, obbligando Itacio alla fuga.

Dopo che il Concilio di Bordeaux, convocato da Massimo, nel 385 condannò Priscilliano per eresia, l’eresiarca si recò a Treviri, sede del’usurpatore Magno Massimo Clemente. Egli sperava di convincere il romano a difendere la sua conventicola, ma trovò invece un ambiente totalmente ostile, dacché prima di lui vi era giunto Itacio.
Priscilliano fu arrestato con l’accusa di empietà, astrologia e magia, e condannato alla decapitazione.

La congrega dei Priscilliani sopravvisse anche dopo l’ulteriore condanna comminata dal sinodo di Toledo del 400, almeno fino al sinodo di Braga del 563, quando Papa Giovanni III lanciò l’anatema contro chi osasse reputare «immondi i cibi che Dio diede in uso agli uomini».

La dottrina di Priscilliano accentua il dualismo gnostico portandolo al diteismo manicheo.

Come tutti gli Gnostici, Priscilliano professa la dottrina docetica. Negava anche la pre-esistenza di Cristo prima della Sua nascita ed identificava il Padre ed il Figlio come una unica Persona divina (modalismo).

I Priscilliani, che si distinguevano per il loro atteggiamento elitario, credevano negli influssi astrali e, come altri settari, praticavano una forma di marranesimo: era infatti loro costume frequentare la chiesa locale e trafugare l'ostia per consumarla nel corso delle loro cerimonie private.

Pur praticando una vita austera, diedero adito alle accuse che riguardano tutto il milieu anticreazionista, di spingere cioè il disprezzo della materia fino al libertinismo e all’abbrutimento osceno antinomico.

Adamiti

Quella adamitica non è una setta, ma una tendenza.

Si caratterizza, oltre che per la pratica del nudismo, anche per l’avversione alla Legge e all’Antico Testamento che, nel loro caso, sfociava in una serie di negazioni, vale a dire il rigetto della proprietà, della famiglia, dello Stato e delle norme morali (antinomismo). Ai “Santi”,in forza della perfezione da loro raggiunta, era lecito commettere qualsiasi atto senza macchiarsi di peccato (dono dell’impeccabilità).

Comparsa dapprima in nord Africa nel IV secolo, la tendenza adamitica riapparve nel corso del Medioevo

  • nelle Fiandre con Tanchelmo (XIII secolo, v. oltre)

  • in Francia con i Turlupini (Fraternità dei Poveri, XIV secolo). Tra essi Jeanne Dabenton, condannata al rogo nel 1372, che predicava che la libera soddisfazione dei desideri carnali.

  • in Boemia nel XV secolo, dove formarono una fazione di impostazione comunista all’interno dei Taboriti (v. qui il precedente articolo, Gli Adelphi - fratellanze di eletti…). Erano la parte più decisa a separarsi dalla Chiesa Cattolica.
    A causa dei saccheggi, degli eccessi notturni e delle profanazioni dell’Eucarestia di cui si resero responsabili, provocarono la reazione degli stessi Taboriti e degli altri Hussiti che mandarono sul rogo il capo della setta adamita dopo aver massacrato i suoi seguaci.

  • In Olanda, dove nel 1580 tra gli Anabattisti sorse una setta conosciuta con questo nome: ai candidati era imposto di presentarsi nudi davanti alla congregazione.

Messaliani

Fu un laico, un certo Adelfo, a fondare il movimento dei Messaliani, attivo nel IV secolo in Mesopotamia, in Siria e nell'Anatolia meridionale.

La setta, condannata nel Sinodo di Side (388) e dal concilio di Efeso del 431, scomparve nel V secolo, tranne che in Armenia, ove fu attiva fino al IX secolo

Gnostica era la loro cosmogonia demiurgica, come gnostico è il loro negativismo.

I Messaliani avevano un visione fortemente negativa dell’uomo: asserivano che, in seguito al peccato originale, ognuno abbia un demone nella propria anima, il quale non può essere scacciato col Battesimo o altri sacramenti, ma solo con la costante ed incessante preghiera del Padre Nostro (il nome con cui sono conosciuti deriva dall'aramaico mètzalin e significa “coloro che pregano”; identica è l’etimologia della versione greca del loro nome, Euchiti, dal gr. εὐχή, «preghiera») e con la loro danza pseudo-sacrale (essi, mentre danzavano, pensavano di essere posseduti dallo Spirito Santo, da cui il nome di Entusiasti, cioè "posseduti da Dio").

Una volta entrati nella setta, dopo un periodo di astinenza e digiuno di tre anni, il Credente era in grado di scacciare definitivamente il demone personale, acquisendo la dignità di Eletto. Gli Eletti potevano percepire con i propri sensi l'essenza (ousia) di Dio.
Dio, pur essendo trinitario, si rivela ai Perfetti come un ente unico, lo Spirito Santo, che però può assumere forme diverse [9]. Nello stato di grazia l’Eletto ha il dono dell’impeccabilità ed è liberato da ogni costrizione morale.

In questo quadro sono evidentemente inutili i sacramenti e la mediazione della Chiesa con le sue gerarchie. Nella loro setta esistevano comunque ruoli addetti all'organizzazione e all'insegnamento religioso.

Dal punto di vista comportamentale, vestiti da monaci, vagavano da una città all'altra in gruppo, maschi e femmine, vivendo di carità e rifiutandosi di lavorare (il lavoro manuale era considerato demoniaco).

Pauliciani

I Pauliciani furono fondati nel 655 in Armenia da Costantino l'armeno (Costantino di Manamali, detto Silvano), che diede ai suoi seguaci, come testo sacro, il Vangelo di Marcione. Il nome del movimento deriva dall'armeno polikeank, "i discepoli del piccolo Paolo (Paolo l'Armeno, uno dei capi succedutisi nella loro storia)".

Nel 682 l’eresiarca fu fatto arrestare e condannare a morte dall'imperatore bizantino Costantino IV Pogonato.
Dopo un periodo di tranquillità, coinciso con l’ascesa al potere della dinastia isaurica, che professava anch’essa l’iconoclastia, a seguito della ripresa delle persecuzioni, i Pauliciani si ribellarono, alleandosi con gli Arabi.
Nell'856 fondarono in Anatolia centrale uno Stato che resistette a Bisanzio fino all'872.
Nel 970 vennero deportati in Tracia da Giovanni I Zimisce, per fare da cuscinetto tra i territori bizantini e quelli dei bellicosi Bulgari.

Con l'invasione turca la maggior parte passò all'Islām. I restanti, gradatamente nel corso del XVI e XVII secolo, si convertirono alla Chiesa di Roma; gran parte dei 50.000 cattolici bulgari di oggi sono discendenti dei Pauliciani convertiti.

La dottrina professata è quella gnostico-dualista dei Marcioniti con una forte venatura manichea (nonostante i capi, forse per prudenza, avessero anatematizzato Mānī e ripudiato in modo deciso tutti i suoi scritti).

Come i Messaliani, i Pauliciani ritenevano inutile la mediazione di una Chiesa e rifiutavano, con alcune eccezioni (alcuni accettavano il Battesimo), i sacramenti ed altri riti, anche a causa degli elementi materiali usati nelle cerimonie.

La loro Cristologia seguiva l’eresia docetica.

A differenza degli altri gruppi dualisti, i Pauliciani conducevano una vita attiva e senza privazioni e ricorrevano, se necessario, alle armi.

Seguendo l’esegesi ribaltata, consideravano un atto di eroismo spirituale l’aver rifiutato obbedienza al dio del male e dunque, si ritenevano sciolti da qualsiasi legge morale, liberi di darsi agli eccessi in campo sessuale ed al saccheggio dei beni dei Cristiani. Dando seguito alla loro iconoclastia, non esitavano a distruggere le immagini sacre e a devastare le chiese. Soprattuttodisprezzavano la Croce.

Come le altre sette, l'organizzazione era strutturata secondo le due cerchie dei Perfetti e degli Uditori. A capo di tutti stava il Didaskalos, considerato l’Apostolo di Cristo e il Maestro della Rivelazione.

Il Paulicianesimo sopravvisse per qualche tempo in Armenia sotto forma di una nuova conventicola, quella dei Tondrakiani (dal nome di un villaggio, Tondrak).
Seguendo le orme dei Manichei, gli adepti formavano il loro clero dandosi l’un l’altro il sacramento dell’Ordine (come faranno le Fratellanze medievali e gli Anabattisti del ‘500).

Alle dottrine e usanze ereticali dei Pauliciani, i Tondrakiani univano le tematiche sociali (invettive contro la corruzione e l’arricchimento del clero, invito a ritornare alla povertà apostolica), anticipando di secoli i Protestanti e di un millennio i Modernisti di stampo progressista.
Questo faceva dei Tondrakiani una comunità turbolenta, sempre attiva nelle rivolte contadine contro i signorotti e contro i prelati della Chiesa Armena. Il fallimento di alcune rivolte non riuscì ad impedire l’estendersi della setta anche tra la piccola aristocrazia e il basso clero.
Alla fine una parte fu deportata dai bizantini nella Tracia al pari dei Pauliciani; quelli rimasti tentarono una ribellione ma, sconfitti nuovamente dall’Impero d’Oriente, gradatamente si mescolarono al resto della popolazione.

Dottrine medievali

Bogomili

Il Bogomilismo comparve verso il 930 nelle terre dell’’impero Bulgaro per iniziativa soprattutto del clero locale, che era ostile ai bizantini e ai loro monaci.

La setta è così chiamata dal fondatore Bogomil, un ex prete di campagna, che della nuova religione stilò il quadro dogmatico di riferimento. I suoi seguaci adottarono volentieri la denominazione (Bogomilo in greco: Θεόφιλος, "Amico di Dio").
In Serbia divennero noti come “Babuni” ossia superstiziosi.

L'agitazione ereticale era incominciata nel corso del secolo precedente, all'epoca della conversione al Cristianesimo (863) dei Bulgari, una popolazione uralica, che dalla regione del Volga si era stanziata nella penisola balcanica e che formava, assieme agli slavi, il nucleo dell’impero bulgaro (prima fase: 681 – 1018, seconda fase: 1185 – 1396).
Alcuni Manichei, fuggiti da Mesopotamia, Persia e Armenia in seguito alle persecuzioni, avevano infatti trovato rifugio in quelle regioni.
Infine fu la stessa Bisanzio a deportare non pochi gruppi di eretici ai confini del territorio bulgaro. I Pauliciani di origine armena furono confinati in Tracia a più riprese (nel 746, 756 e 778). Analogamente gruppi consistenti di Messaliani furono deportati nel 970 dalla Cappadocia. In quelle province più occidentali dell’impero bulgaro la nuova religione poteva far leva sulla conoscenza di dottrine simili già presenti tra la popolazione e su un’attitudine delle popolazioni aperta ad annunci di religioni non cristiane.

Ma vi erano altre condizioni propizie che ne facevano un terreno ideale per un nuovo credo.
Il neonato impero bulgaro era minato da una debolezzapolitica: una classe di etnia largamente minoritaria teneva in posizione di subalternità la massa della popolazione costituita da gente slava.
Sussisteva anche una situazione di incertezzareligiosa. L’evangelizzazione era stata predicata in greco e la stessa classe sacerdotale della Chiesa Ortodossa Bulgara era all’inizio di provenienza bizantina, ma Bisanzio rappresentava pur sempre il principale nemico storico della nazione e così il Cristianesimo era a rischio di essere considerato una manifestazione dell'influsso dei greci.

Nel 1018, il primo impero bulgaro crollò, invaso dalle truppe dell'imperatore bizantino Basilio II (detto Bulgaroctono, “massacratore dei Bulgari”, 976-1025). Con la Bulgaria unita a Costantinopoli, inevitabilmente il movimento bogomila finì per fare la sua comparsa nella stessa Costantinopoli facendo proseliti perfino fra il clero e tra gli alti dignitari, grazie anche all’astuto ricorso alle pratiche esoteriche, da cui nobili furono incuriositi ed attratti.

Nel 1118 Alessio I Comneno Basilio condannò al rogo il capo dei Bogomili che, nel tentativo di convertire l'imperatore, incautamente aveva svelato le sue convinzioni eterodosse.
Durante il regno Manuele I Comneno (1143-1180), il Bogomilismo penetrò in buona parte dell'impero, dalla penisola balcanica all'Asia Minore, tant'è che anche lo stesso Patriarca di Costantinopoli, Cosma Attico, fu destituito nel 1147, a causa di una "pericolosa" amicizia con un "Perfetto". In questo periodo iniziarono, da parte dei bizantini, nuove persecuzioni, che durarono fino al 1204.

Queste misure non riuscirono però ad arrestarne la diffusione, anche perché il messaggio bogomila dava risposte comprensibili immediatamente a questioni capitali come l’origine del male.
La susseguente unificazione dei territori balcanici sotto il potere dei Comneni facilitò poi la divulgazione dell’eresia anche nella parte occidentale della penisola balcanica e le persecuzioni subite fecero delle terre bogomile, dei centri di ribellismo: quando, a fine secolo XI, i Peceneghi e i Cumani, due popoli dell'Asia Centrale di ceppo turco, invasero la Tracia, i Bogomili non esitarono ad allearsi con gli invasori.

All'inizio del '200 il Bogomilismo arriva in Bosnia, la nazione storicamente più favorevole, diffondendosi in modo capillare e persistente non solo tra il popolo ma anche tra i nobili. Sotto il ban Kulin (1180-1214), vassallo prima dell’impero bizantino e poi del regno d’Ungheria, fu perfino accettata nel 1199 come religione di stato.
In Bosnia i Bogomili furono un fattore ad un tempo di potere e di destabilizzazione: nel 1232 deposero Stefano Kulinić, in quanto cattolico e filo-ungherese; più tardi appoggiarono le ribellioni contro i Šubić, principi cattolici croati; respinsero anche la crociata dei cattolici che, partendo dai possedimenti veneziani in Dalmazia, avevano tentato di abbattere il banato bogomila.

Il Bogomilismo raggiunge anche l’Herzegovina, il litorale dalmato e la Rascia (il nucleo embrionaledel regno diSerbia), nazione in cui venne fermato dall’azione repressiva del principe Stefano Nemanja (1168-1196).
In Ungheria furono sterminati nel 1200 per ordine del re Imre (1196-1204).

Durante il secondo impero bulgaro lo zar Boris (1207-1218) convocò un concilio per condannare il Bogomilismo, mentre il suo successore, Ivan Asen II (1218-1241), si dimostrò tollerante.

Tra persecuzioni, ribellioni e tradimenti, l'eresia aveva continuato tuttavia a proliferare in Europa, raggiungendo a est la Rus' di Kiev ed a ovest il nord Italia, la Provenza e la Linguadoca fino all’Aragona.

La fine della presenza visibile della setta nelle zone balcaniche coincide con l'invasione dei Turchi della Bulgaria (1396) e della Bosnia (1463), quando i Bogomili passarono in massa e piuttosto rapidamente alla fede maomettana.

Cosmogonia

Il movimento bogomila è una rielaborazione del Manicheismo o meglio delle sue derivazioni messaliane e pauliciane.
Dal Messalianismo si differenzia per una maggior compostezza nelle esternazioni della fede, dal Paulicianismo per la minore propensione a tramutarsi in movimento politico.

Al suo interno vi erano sia i fautori del dualismo assoluto (diteismo, due dei paritetici) e sia quelli più moderati, (sdoppiamento della divinità in un Dio superiore ed un Demiurgo).

Questo che segue è il loro racconto cosmogonico. In principio Dio Padre, il Dio della Luce creò le sole realtà spirituali e, tra queste, i suoi due figli, Satanael, che era il primogenito, e Michael (fatto coincidere con Cristo).
Satanael, il dio della Rivelazione abramitico-mosaica, si ribellò al Padre e, una volta cacciato dal cielo, creò l'Inferno e il mondo materiale.
Satanael si unì ad Eva, generando Caino, ma nel sedurla perse il suo potere di creatore. Successivamente, sotto forma di serpente, indusse Eva a unirsi ad Adamo per generare Abele.
Signore dell'uomo per aver creato la sua parte materiale, Satanel permise ad Adamo di colonizzare la terra a condizione che il primo uomo consacrasse a lui se stesso e i propri discendenti.

Mosso da pietà Dio inviò allora sulla terra il suo secondogenito, Michael-Cristo. La sua missione era quella di liberare le essenze spirituali incarcerate nei corpi umani.
Per fare ciò, Cristo prese una natura umana (ma solo in apparenza, tesi docetica).
Con la (solo apparente) morte in Croce, Cristo sconfisse definitivamente il Demiurgo: infatti, liberato così del corpo, fu in grado di scendere agli inferi e di spogliare Satanael del suo potere divino.

La concezione del principio del male quale creatore della realtà materiale comportò, come sempre, l'atteggiamento negativoverso il mondo visibile: il male, il nemico da combattere, non è più il peccato, ma la materia.
Sul fondamento anticreazionista si innestava poi il rifiuto del libero arbitrio, sostituito da un predestinazionismo di matrice gnostica, in cui pochi sono gli Eletti e molti i non redimibili.

Eresie e Sacramenti

I Bogomili negavano i dogmi fondamentali del Cristianesimo, come la Trinità, l’Incarnazione, ecc..

Tutto questo si traduceva nel ripudio della Chiesa Ortodossa creata da Satanael, che la dotò di inutili cerimonie e sacramenti e di gerarchie clericali per gestirli.

Riguardo ai Sacramenti, rifiutavano come satanico il Battesimo dell'acqua ideato da Giovanni Battista, ritenuto un precursore dell'Anticristo. Essi sostituivano la liturgia battesimale con il rito dell’imposizione delle mani.
Negavano anche la Comunione, interpretando in modo allegorico le parole con cui Cristo istituì l'Eucarestia.
Per la Confessione auricolare, a loro dire non era necessaria la partecipazione del sacerdote, bastando in un sincero colloquio con un semplice credente, anche di sesso femminile [10].

Anche le delibere dei Concili della chiesa li rigettavano, ritenendole scelte operate da uomini e non un insegnamento giunto dai Vangeli [11].

Culto

Le forme di culto e i comportamenti dei Bogomili discendono direttamente dalla loro pretesa di essere i portatori del vero Cristianesimo (al pari dei seguaci di varie altri movimenti medioevali, anch’essi si dichiaravano 'cristiani') [12], i discendenti legittimi degli Apostoli, unici depositari della verità evangelica, basata sulla tradizione neotestamentaria e non sulla rivelazione abramitico-mosaica.

Essi rifiutavano ogni forma di struttura ecclesiastica, limitandosi ad imitare la comunità primigenia di Gesù: i capi, ad esempio, si facevano accompagnare da dodici loro seguaci.

Negavano il valore della liturgia, la quale non sarebbe stata tramandata dagli apostoli, ma solo un’invenzione posteriore [13]. Con la pretesa di ritornare alla chiesa primitiva [14] abolirono ogni culto esteriore, eliminando anche le molteplici preghiere e inni ecclesiastici, limitandosi alla sola recita del Padre Nostro, reputato l'arma più potente contro Satana e vera Eucarestia: lo ripetevano quattro volte di giorno e quattro di notte. Per questa loro caratteristica, in Bosnia venivano popolarmente chiamati col nome di Patarini.

Pregavano anche il Demonio stesso supplicandolo di desistere dal nuocere agli uomini.

Con queste premesse erano assolutamente ostili alle chiese e agli altri edifici del culto ecclesiastico, che essi non esitavano a devastare [15].
Erano anche iconoclasti, soprattutto detestavano il culto della Crocee sistematicamente ne distruggevano i manufatti.
Erano ostili anche nei confronti del culto dei Santi, rifiutando la venerazione delle reliquie e negando i miracoli attribuiti a loro o a Gesù stesso (li ritenevano non opera di Dio, ma del diavolo, che se ne serve per sedurre gli uomini).

Quanto alla Sacra Scrittura, i Bogomili rinnegavano tutta la tradizione vetero-testamentaria, ad eccezione dei Salmi e dei Profeti, mentre tra i testi del Nuovo Testamento davano particolare importanza all'Apocalisse. Di tutti i testi scritturali davano comunque un’interpretazione allegorica e docetica.
Loro riferimento era la produzione non canonica, come i Vangeli apocrifi e varie opere di origine sia bizantina che orientale, che circolavano negli ambienti monastici segretamente trasmettendo la concezione dualista.
Testo specifico era l'“Interrogatio Iohannis apostoli et evangelistae in cena secreta regni coelorum de ordinatione mundi istius et de principe et de Adam”, (le domande di Giovanni evangelista, conosciuto come “Cena segreta”), che divenne base dottrinale anche del Catarismo, dopo che Nazario, vescovo cataro di Concorezzo, lo ebbe portato nel 1190 prima in Italia e poi a Carcassonne.

Gradi di iniziazione e struttura ecclesiale

Il Bogomilismo è un cammino iniziatico. Esistevano due livelli, gli Uditori e i Perfetti.
Per il suo carattere segreto, la dottrina veniva rivelata per gradi in una forma di istruzione progressiva, simile a quella dei movimenti gnostici. Il neofita veniva condotto in modo graduale a conoscere i principi del credo bogomila, arrivando sulle posizioni che caratterizzano il movimento solo alla fine del percorso.

La cerimonia di iniziazione ad Eletto, si svolgeva in due tempi.
In un primo momento veniva posto sul capo dell'adepto il Vangelo di Giovanni e veniva invocato lo Spirito Santo. Il candidato si appartava per un certo tempo in una sorta di ritiro spirituale durante il quale veniva accertata la sua idoneità.
Nella cerimonia finale, con un'ulteriore apposizione sul capo del Vangelo, il neofita riceveva il Battesimo dello Spirito che lo rendeva membro della comunità dei Perfetti: questo sacramento, l’unico riconosciuto, era detto Consolament e poteva essere ricevuto una sola volta nella vita.

Il Bogomilo, particolarmente se era un Eletto, doveva condurre una vita di astinenza, basata però sul principio dualistico, negativista verso il mondo terreno.
Non doveva avere una famiglia ed era tenuto a rinunciare al vino (la distribuzione di vino da parte del Cristo alle nozze di Cana era considerata una mistificazione) e a qualsiasi cibo che avesse avuto origine da un atto sessuale, come la carne animale, il formaggio, le uova, ecc. [16]. La sobrietà era uno dei loro tratti più caratteristici. Gli Eletti dovevano astenersi anche dai rapporti sessuali aperti alla generazione. La ripugnanza dei Bogomili per la trasmissione della vita era tanto forte che avevano l'abitudine di sputare e tapparsi il naso ogni volta che incrociavano un neonato.

I Perfetti o Eletti erano impegnati nell'attività missionaria che attuavano.
Essi osservavano ogni settimana un digiuno di tre giorni. Pallidi, emaciati, quasi immateriali si presentavano come testimoni della fede in grado di effettuare esorcismi. Forti della fama di ascetismo, riservavano le critiche più aspre al clero ortodosso accusandolo nella loro predicazione di un malcostume incompatibile con i precetti evangelici.

Gli elementi descritti sopra evidenziano la sostanziale continuità del Bogomilismo con le precedenti concezioni di Manichei, Messalianie Pauliciani.
Ciò che fa del Bogomilismo un’eresia a se stante è la peculiare organizzazione ecclesiale.
La Chiesa Bogomila non aveva strutture di comando centralizzate: ogni comunità si autodeterminava, mantenendo una discreta autonomia.
Delle sei chiese locali di cui era composta, cinque professavano il dualismo moderato teo-demiurgico (quelle di Bulgaria, Romania, Macedonia, Serbia e Dalmazia) ed una sola, quella di Dragovitza (in Bosnia), aveva sposato il dualismo più radicale di matrice pauliciano-manichea.

Il secondo tratto specifico è la loro connotazione social-nazionale.
Gli adepti eretici spronavano il popolo a disobbedire ai signori, biasimavano i ricchi e i nobili, detestavano il sovrano e coloro che lavoravano per lui e, infine, predicavano come Spartaco la rivolta degli schiavi spronandoli a rifiutarsi di servire il loro padrone.
Insieme con questi elementi di rivolta politica e sociale il Bogomilismo manifestava una reazione nazionale contro Bisanzio e tutto ciò che si identificava con Bisanzio in primo luogo la Chiesa Ortodossa.

Conclusioni

Per qualche secolo il Bogomilismo fu la più importante eresia nei paesi slavi, grazie anche alla sua capacità mimetica. Il presentarsi come cristiani più autentici permetteva loro di coesistere accanto alla chiesa ufficiale, minandone silenziosamente le basi, e di attirare insensibilmente il credente a scivolare nell’eresia fino ad abbandonare la propria fede in modo graduale ed inavvertito [17].

Grazie anche alla sua ideologia organicamente strutturata il Bogomilismo riuscì a diffondere, tramite i suoi missionari, le sue tesi eterodosse fino al nord dell’Italia e al sud della Francia, dove stava germogliando il movimento albigese, la cui dottrina ha del resto molte tesi in comune con l'eresia bulgara. A riprova di ciò, a presiedere il primo Concilio dei Catari del 1167 a Saint-Félix de Caraman presso Tolosa fu il vescovo bogomila, Niceta di Dragovitza, che sicuramente contribuì all'evoluzione in senso diteista di quell’eresia.

In Russia il Bogomilismo, presente sin dal X secolo nel Principato di Kiev, riuscì a raccogliere seguaci, grazie all’ancora precario radicamento del Cristianesimo ed alla predicazione contro i privilegi del clero, malvisto dalla popolazione, in larga parte ancora pagana.
Tre secoli dopo, comparve nel nord-ovest della Russia la setta dei Strigolniki, fondata da due diaconi che, come il movimento bulgaro, criticava violentemente la chiesa ufficiale tacciata, al solito, di corruzione ed ignoranza e sosteneva il contatto diretto tra Dio ed il credente, con la riduzione al minimo del culto, dei dogmi e dei simboli.
In seguito alla condanna dell’arcivescovo, un gruppo di cittadini insorsero contro i due diaconi e li annegarono assieme a tre accoliti.
Nel XV secolo gli Strigolniki confluirono nella setta di Skhariyail Giudeo (l’ebreo lituano Zechariah ben Aaron Ha-Kohen), fondata nella stessa zona di Novgorod.
Costoro negavano la Trinità, la natura divina di Gesù Cristo e l’immortalità dell’anima; rifiutavano la gerarchia ecclesiastica e si opponevano all’elaborato culto ortodosso ed al monachesimo; erano iconoclasti e credevano in un’autodeterminazione della propria fede e salvezza (un anticipo di Lutero). Erano ovviamente giudaizzanti (gli adepti si facevano circoncidere).
Inizialmente protetti dal futuro zar Ivan III di Russia, vennero da lui abbandonati e perseguitati. Gli scampati si rifugiarono in Lituania finendo per confluire nel ‘700 nella conventicola pure giudaizzante dei Subbotniki.

Tra Bogomili e Catari

Già sul finire del X secolo dei missionari orientali percorrevano le contrade dell'Occidente predicando il dualismo anticosmico, dando origine ad una serie di fenomeni etichettabili come protocatari.

Attorno al Mille, nella regione di Chálons un tal Leutardo, contadino analfabeta della Champagne, abbandonata la moglie iniziò a predicare castità e povertà, incitando a disprezzare l'autorità ecclesiastica e a non pagare le decime, e incitando a distruggere le Croci e le immagini sacre. Dichiarato insano di mente dal vescovo, si tolse la vita.

Poco dopo, nel 1018, i cronisti Ademaro di Chabannes e Rodolfo il Glabro riferiscono di "Manichei" presenti nella Francia meridionale.

Ad Orléans nel 1022 emerse fuori di ogni dubbio che un gruppo di canonici praticavano segretamente un credo di stampo bogomila (negazione della Trinità e dell'Incarnazione) ed un rito molto simile al Consolament. In seguito alla loro confessione di pratiche aberranti (adorazione di Satana, riti orgiastici collettivi) ed omicide furono condannati al rogo.

Altri adepti dell’eresia protocatara vennero smascherati e condannati a morte a Tolosa.

In Italia nel castello di Monforte (nelle Langhe, in provincia di Cuneo) nel 1026 venne scoperta una comunità il cui credo era del tutto analogo a quello dei canonici di Orléans. In più ritenevano Cristo non una persona ma solo una proprietà di Dio (modalismo) e la Vergine Maria solo una allegoria della propensione al bene.
I Monfortini erano vegetariani, si astenevano dalla sessualità e praticavano una forma di auto segregazione dal mondo, astenendosi da giuramenti e da ogni forma di politica e disprezzando i beni materiali. Come i Carpocraziani avevano i beni in comune, avendo del tutto rinunciato alla proprietà privata.
A differenza di quasi tutte le fedi dualiste accettavano l'Antico Testamento, dandone però un'interpretazione simbolica.
Come i Messaliani ritenevano che un demone inabitasse nel corpo umano e che il modo per espellerlo fosse la preghiera incessante.
Essi, inoltre, rigettavano i sacramenti cattolici e credevano che il Martyrium, una morte tra le sofferenze, fosse l'unico modo per salvarsi dalla dannazione eterna.
Erano divisi in due livelli, i semplici credenti e i Maggiorenti (Maiores).
Quando l’arcivescovo di Milano, Ariberto di Intimiano, inviò un contingente ad espugnare il castello, i Monfortini catturati furono portati a Milano, processati e condannati al rogo nel 1028.

Anche a Colonia vi era una presenza protocatara: una lettera del 1143 a San Bernardo di Chiaravalle avvisa della presenza di una setta organizzata in Uditori ed Eletti (o Apostoli), che rivendicava di essere la discendenza della religione vera, rifiutava chiese e sacramenti ed accettava solo il Padre Nostro come preghiera. Anche questi eretici vennero condannati al rogo.

Catarismo

Nella sua fase iniziale il Catarismo nasce quasi contemporaneamentein Occitania e in Italia settentrionalecome opera di predicatori itineranti non facenti capo ad alcuna comunità definita.
Solo verso la metà del XII secolo i seguaci dell’eresia si raggrupparono, dandosi una prima organizzazione ed una dottrina condivisa: è la nascita della religione albigese.

Quasi certamente furono dei mercanti del Nord Italia, in qualità di Perfetti, ad agire da missionari. A sua volta il Catarismo era stato portato in Italia dalla penisola balcanica.
All’apporto mediato degli italiani, va aggiunto il contatto diretto dei cavalieri Franchi con l’Oriente durante le crociate.
In ogni caso l’eresia dualista, che fino a quel momento aveva flagellato i territori della cristianità ortodossa,diventa il primo vasto movimento ereticale diretto ad aggredire la cristianità centro-occidentale.

Il termine con cui sono noti deriva dal greco καϑαρόι «puri», ma erano detti anche Albigesi (così li chiamò San Bernardo) dal nome della città francese di Albi.
Furono anche denominati Pubblicani in Francia e Inghilterra (una versione storpiata di Pauliciani), Bulgari, dal paese originario dei Bogomili, Manichei per il loro evidente legame con la religione di Mānīed infine Ariani perché professavano una cristologia eterodossa analoga a quella di Ario.
Dato che la loro predicazione si indirizzava per lo più ai ceti inferiori urbani furono anche denominati Piphler in Fiandra (dal latino plebs), Texerantes o Tisserands (tessitori, per il loro tipico mestiere) e Pitocchi. Erano anche detti Patarini (il nomignolo dei Bogomili di Bosnia).

All’esterno i Catari si autoproclamavano Apostoli.
Tra di loro usavano chiamare i capi col titolo di Perfecti oppure con gli appellativi latini di Boni Homini,Probi Homini, Boni Christiani e Bone Femine, Bone Domine, Bonas Mulieres (Bons Hommes e Bonnes Femmes in franceseeBons Omes, Prozomes, Prodomes, Bonas Femnas, Bonas Domnas in Occitano).

Le condizioni propizie

Le zone di diffusione del religione catara, come le Fiandre e le città dell’Italia settentrionale, erano sedi di consistenti comunità ebraiche, ivi rifugiate dopo la caduta di Gerusalemme, mentre le zone subpirenaiche della Linguadoca erano state occupate dai Saraceni e dunque vi avevano coabitato, accanto ai Cristiani, elementi ebraici ed islamici

In questo contesto multireligioso i Catari stessi inizialmente costituivano un’ulteriore fede in un contesto pacifico: da Gioacchino da Fiore sappiamo di contatti con i Musulmaniper avviare rapporti amichevoli.

In quel tempo la cristianità europea era agitata dai movimenti religiosi che, scandalizzati dalla corruzione del clero, auspicavano una palingenesi religiosa e morale ed un ritorno alla Chiesa delle origini [18].Su questo diffuso sentire, i Catari innestarono la promozione della loro specifica via alla salvezza e del loro particolarmente austero stile di vita.
La loro propaganda era animata da un'accesissima ostilità controla Chiesa Cattolica, accusata di aver deviato, rispetto alle prime comunità cristiane, di essere corrotta e attaccata ai beni materiali: chiamavano Roma "la meretrice di Babilonia", affibbiavano ai vescovi l’epiteto di “Anticristi al servizio di Satana” e ai preti quello di pubblicani e farisei. Al pari dei Modernisti facevano risalire l’involuzione della Chiesa alla donazione di Costantino a papaSilvestro, che ha dato inizio allo Stato-Chiesa.
Alledenunce della corruzione e del lusso dell’alto clero, i Catari aggiungevano l’accusa di incoraggiare il culto degli oggetti materiali, in primis la Croce.
Il terreno era così preparato per imputare alla Chiesa di Roma l’incolpazione definitiva, quella di adorare il dio sbagliato, il dio del Male, creatore del mondo materiale.

La propaganda anticorruzione non solo ebbe una forte presa tra i cetipopolari, ma guadagnò anche il consenso ed il sostegno della nobiltà locale, tesa a guadagnare maggiore autonomia e attirata dalla possibilità di impossessarsi, col pretesto della riforma, dei beni ecclesiastici [19].
In particolare, fu determinante per gli Albigesi il potente appoggio politico del conte di Tolosa Raimondo VI, al quale non fece mancare il suo sostegno il re d'Aragona, Pietro II di cui era cognatoe vassallo [20].

In Occitania, ad aderire al Catarismo fu buona parte del basso clero, seguito da molti monaci e da buona parte della popolazione.
I semplici fedeli cadevano nel duplice tranello del moralismo autoproclamato dai Perfetti e della apparente somiglianza del credo cataro con il Cristianesimo.
San Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), inviato in missione, scrive che le chiese erano deserte e nessuno più si comunicava né faceva battezzare i figli.
Nonostante nel 1148 il concilio di Tours avesse condannato la dottrina albigese e stabilito la prigione e la confisca dei beni per gli aderenti, la nuova religione continuava ad espandersi: nel 1167, come detto sopra, i Catari tennero il loro primo concilio.

A detta del vescovo di Milano in diocesi nel 1166 vi erano più eretici che cattolici. Pochi anni dopo, attorno al 1190, l’ex vescovo cataro Buonaccorso, scrive riguardo alla situazione in Italia: “tutti i paesini, le città, i castelli pullulano di questi falsi profeti".
Al tempo di Papa Innocenzo III (1161 – 1216) erano 40 le Chiese e i movimenti in qualche misura legati al Catarismo.L'inquisitore Ranieri Sacconi († dopo il 1262) nomina 16 chiese catare, dove, da altra fonte, sappiamo che operavano una settantina di vescovi.
La predicazione veemente dei Catari generò subbugli e devastazioni un po’ dovunque era penetrata l’eresia.
I missionari e il clero cattolico locale venivano malmenati, minacciati e insultati.
Gli eretici più violenti devastavano o incendiavano chiese e monasteri, arrivando anche all’assassinio. A Orvieto nel 1199, un giovane nobile inviato dal papa come podestà fu aggredito e colpito a morte dai maggiorenti catari della città. Nel 1235 fu ucciso il Vescovo di Mantova, nel 1252 il domenicano Pietro da Verona perì per mano di sicari.

La reazione - Crociata contro gli Albigesi

La Chiesa tentò la via della persuasione inviando a predicare, in povertà, umiltà e carità, Domenico di Guzmán.

Visti inutili gli sforzi, dapprima (nel 1148) colpì gli eretici con pene pecunarie e con carcere. In seguito, con il terzo Concilio Lateranense del 1179, colpì il Catarismo, i Catari ed i loro protettori con la condanna religiosa, l’anatema.
Più tardi (nel 1233) papa Gregorio IX ufficializzò l’istituzione del Tribunale dell'Inquisizione (Inquisitio hereticae pravitatis), già da tempo operante.

Si moltiplicavano frattanto tumulti e devastazioni, causati dagli agitatori Albigesi e dai predicatori itineranti (v. oltre) a loro affini.
Il re di Francia Roberto il Pio, l'imperatore Enrico III e il duca di Lorena si distinsero nella repressione dell’eresia, condannando a morte alcuni esponenti responsabili di violenze.

Quando gli Albigesi assassinarono il legato papale Pietro di Castelnau (un monaco cistercense), dopo altri ed infruttuosi tentativi non violenti, papa Innocenzo III nel 1208 si decise a scomunicare Raimondo VI e a chiamare i cattolici ad una crociata contro gli eretici ed i loro potenti protettori, i feudatari occitani del regno d’Aragona.
A condurre la spedizione vi erano gli esponenti della nobiltà cattolica [21] delle regioni settentrionali, legati alla monarchia francese, col beneplacito del re Filippo Augusto, che però preferì non intervenire direttamente.

La guerra si trascinò per anni, fino a che, a cambiare le sorti del conflitto, fu l'intervento diretto del nuovo re di Francia, Luigi VIII,nel 1225: egli, dopo aver ottenuto dal concilio di Bourges la scomunica di Raimondo VII (figlio e successore di Raimondo VI) guidò l’esercito per risollevare le sorti della guerra.
Alla caduta di Tolosa, Raimondo VII preferì scendere a patti con l’allora re di Francia Luigi IX,abbandonando al loro destino i neomanichei ed ottenendo in cambio di conservare parte dei suoi territori, ma ora in qualità di vassallo del re di Francia.
Il ventennale conflitto terminò nel 1229 con la sconfitta degli eretici, anche se una sporadica resistenza continuava ad esserci.
L’uccisione di due inquisitori innescò il colpo decisivo, l’attacco alla fortezza di Montségur, loro ultima roccaforte. Posta sotto assedio nel 1243 fu espugnata nel 1244. Dopo questa disfatta l'eresia gradatamente si dissolse.

Dopo la catastrofe, molti occitani emigrarono in Italia trovando protezione presso i ghibellini, i quali sostenevano gli eretici non per convinzione religiosa, ma in quanto forze che si opponevano al papato.
Anche i Comuni non osteggiavano gli Albigesi, dato che ciò che davvero contava in ambito municipale era soltanto la capacità mercantile.

Quando però i nuovi ordini mendicanti, domenicani e francescani, non si limitarono a predicare, ma agirono affinché i contenuti delle loro prediche si traducessero in altrettante norme da inserire negli statuti comunali, il Catarismo iniziò a collassare.
Brescia varò i nuovi statuti che ponevano fine alla “tolleranza” fino allora vigente nel 1230. Seguirono Padova, Verona, Vicenza, Treviso, Bologna, Ferrara[22].
Come esito di queste misure vi furono le prime significative defezioni dalle file degli Albigesi.

Grazie all'appoggio dei ghibellini, il Catarismo sopravvisse comunque, almeno fino a quando i le truppe guelfe di Carlo I d'Angiò non sbaragliarono gli imperiali a Benevento nel 1266 (ove rimase ucciso Manfredi di Svevia) e a Tagliacozzo nel 1268 (ove fu sconfitto, messo in fuga, tradito e poi decapitato suo nipote, Corradino di Svevia).
In Italia il punto finale fu la spedizione del 1276 a Sirmione. Nella rocca della cittadina si erano asserragliati i Perfetti, tra cui alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica albigese, esuli dall’Occitania.
La rocca venne espugnata da Alberto della Scala nel 1276. Gli eretici e le eretiche furono incarcerati, e due anni dopo 166 di loro furono mandati al rogo a Verona.

Il Catarismo cessò definitivamente di esistere col rogo dell’ultimo cataro professo, Guglielmo Belibasta, nel 1321.

Il credo degli Albigesi

La dottrina degli Albigesi è una mescolanza tra il Manicheismo antico e gli apporti posteriori dei Pauliciani (VII secolo) e dei Bogomili (X secolo).

Il Catarismo riteneva che la realtà fosse retta da due principi tra loro inconciliabili, identificabili in prima istanza come Materia e Spirito.
Mentre il mondo spirituale è ricettacolo per natura del Bene, il mondo materiale è intrinsecamente cattivo e fonte del Male.
Il rapporto oppositivo tra i due principidiventa dunque anche quello esistente tra Bene e Male, tra Luce e Tenebra.

Ai due principi corrispondevano, secondo i Catari, due regni e due dei.

Il dio delle Tenebree re del Male (Rex mundi) è un dio nemico [23], falso e crudele, da loro denominato Satana ed, alla maniera delle scuole gnostiche, empiamente fatto coincidere col il Dio personale e trascendente della Rivelazione mosaico-cristiana [24].
Egli ha creato il mondo nel quale viviamo e gli organismi viventi, tra cui il corpo umano.

Il creato è un luogo malvagio: tutte le cose materiali che si vedono sulla terra sono vane, provengono dal Maligno e nel loro insieme costituiscono una sorta di grande tranello ideato per distogliere l’uomo dalle sue inclinazioni verso lo Spirito e verso il Tutto.

L'uomo è costituito di tre parti: corpo, Anima e Spirito.
L'Anima e lo Spirito in origine erano una cosa sola.
Quando, nell'eterna contrapposizione tra i due dei, un terzo degli Angeli caddero nell'inganno operato da Satana, questi ne approfittò per catturarne le Anime (ma non gli Spiriti, rimasti nella Casa del Padre) e rinchiuderle nel corpo.
Gli uomini in sostanza sono creature ibride appartenenti a due regni: vi è in alcuni di loro [25] una parte buona, potenzialmente immortale e divina, ma è intrappolata in un corpo corruttibile.
Poiché le Anime costituiscono una parte del Pleroma, cioè della pienezza spirituale del Dio della Luce, ne segue che la vita umana è un’indebita appropriazione di un qualcosa che appartiene al regno dello Spirito, e dunque è un peccato in sé, invece il corpo dell'uomo è un involucro temporaneo di cui la parte spirituale deve liberarsi.

I Catari negavano l'esistenza dell'Inferno, perché ritenevano che il luogo del castigo non fosse nient’altro che questo mondo di illusione e di violenza, intriso di dolore, malattia, corruzione e morte. Il vero ed unico inferno da loro conosciuto è qui ed ora, ed è questarealtà materiale destinata a tornare nel nulla da dove è venuta.

Di questo mondo nel quale ora viviamo Il Dio buono non è in alcun modo responsabile, né in maniera attiva né in maniera passiva.
Il Dio santo e giusto creò dal nulla solamente il mondo spirituale, il regno del Bene e della Luce.
Di esso fan parte le Anime, Angeli immateriali circondati da un altro cielo, altre stelle e un altro sole, tutti di natura spirituale.

Del Dio del Bene nulla si può dire. È un Dio del tutto inconoscibile (teologia apofatica), cui nessun appellativo umano è attribuibile.

Salvezza

In seguito alla Caduta degli Angeli, l’Anima imprigionata nel corposoffre ed anela a tornare a Dio, per riunirsi con l’altra sua metà, lo Spirito.
Scopo di Satana è impedire l’appagamento di questo desiderio.

Per potersi riunire di nuovo con Dio esistono solo due possibilità: il rito del Consolament (v. oltre) oppure continuare ad espiare la propria colpa reincarnandosi, fino a nove volte, nel corpo di un altro essere (metasomatosi, dottrina di origine buddista).

Cristologia

Gli Albigesi negavano la fede trinitaria, anche se ne (ab)usavano la terminologia. Il Dio del Bene cataro era infatti al di sopra delle altre due entità.
Il Cristo cataro è solo il più perfetto tra gli Angeli emanati dal Dio della Luce, la sua natura è spirituale ma non divina (eresia docetista).

La sua missione, quando scese sulla terra in sembianze umane, non è stata quella di redimere da un qualche peccato, bensì quella di liberare gli spiriti imprigionati rivelando all’uomo la sua parte celeste e mostrandogli la via per recuperare la sua origine perduta.
Gesù in sostanza non è il Redentore; è solo un messaggero inviato dal Dio del Bene a portare il messaggio salvifico, fatto di amore, pace e conoscenza, sul quale il demonio, quando riuscì a farlo condannare alla morte in Croce, ebbe il sopravvento.

Struttura e composizione

I Catari si diedero una organizzazione su base territoriale, ponendo dei vescovi a capo di diocesi in cui operavano i presbiteri. In pratica crearono una istituzione parallela che sfidava direttamente la Chiesa di Roma.

Il capo della chiesa locale assumeva il titolo di vescovo(episcopos,supervisore), mentre i due Perfetti, destinati a succedergli in sequenza, erano denominati "Figlio Maggiore" e "Figlio Minore".
I vescovi delle quattro [26] province francesi (Agen e Tolosa protette da Raimondo V, e Albi e Carcassonne, anch’esse in territorio "amico", sotto il controllo del visconte Raimond-Roger Trencavel, nipote di Raimondo VI) e delle sei italiane (Concorezzo, Bagnolo, Vicenza, Firenze, Spoleto-Orvieto, Desenzano)[27] erano a oro volta assistiti da diaconi, cui spettava il compito di gestire l’Aparelhament (v. oltre).

Nelle comunità le persone erano nettamente distinte in tre categorieUditori, Credenti e Perfetti.

Gli Uditori si limitavano ad assistere ai sermoni ed a praticare il Melhorament [28].

I Credenti erano coloro che facevano parte attiva della Chiesa Albigese: partecipavano a varie cerimonie religiose e al pasto comunitario, preceduto dalla frazione e dalla benedizione rituale del pane, in ricordo dell'ultima Cena. Niente comunque a che vedere con l’Eucaristia cattolica.

Essi erano tenuti ad applicare solo una parte delle restrizioni imposte ai Perfetti, ma avevano l’obbligo di servirli e mantenerli.

A loro veniva data una prima parziale iniziazione “consegnando l’orazione”, tramite la Tradition de l'Oraison dominicale, ovvero la trasmissione rituale del Pater Noster nella forma catara in cui gli Eletti rivelavano il senso esoterico della preghiera.
La Tradition iniziava con l'Aparelhament, l'atto di contrizione, seguito dalla richiesta di perdono per i peccati commessi.
Seguiva il Melhorament, il saluto formale descritto precedentemente.
Poi l'ancien, il Cataro più anziano, ricorda al futuro Bonhomme che Dio impietosito del suo popolo sedotto dal Maligno, diede agli uomini il Pater, ovvero la salvezza.
Solo dopo che la preghiera gli è stata trasmessa, il Credente ha il diritto di recitare la preghiera e di chiamare Dio come "Padre", diventando membro vero e proprio della Chiesa Albigese.

Dovevano anche eseguire il patto della Convenenza, parola occitana che significa «accordo».
La Convenenza era un patto con cui il candidato si impegnava a rispettare le regole dell’associazione e ad onorare i superiori.
In cambio l’Eletto si impegnava ad amministrare al fedele anche la seconda parte del sacramento dei moribondi (il Consolament in occitano, in latino: Consolamentum), anche nel caso egli non fosse in grado di parlare perché ferito o gravemente malato.
La Convenenza comprendeva tutte quelle parti del rito completo di iniziazione che richiedevano risposte ed azioni dal postulante, in modo che il resto del sacramento potesse essere somministrato senza la sua partecipazione attiva.

I Credenti, prima dell'iniziazione, potevano comportarsi come i profani. Potevano contrarre matrimonio, anche se questo era un patto privo di valore sacramentale, facilmente scioglibile col solo mutuo consenso.
Il concubinato era comunque preferito al matrimonio, dato che escludeva la formazione d'una famiglia. Dovevano astenersi da attività sessuali aperte alla procreazione, mentre le pratiche contraccettive erano lecite.

Venivano accusati di praticare l'amore "libero" e di unirsi alle donne che avevano abbandonato la famiglia: la fornicazione al di fuori del matrimonio non era considerata peccato, dato che "non desiderare la donna d'altri" era un comando del dio delle Tenebre.
Venivano altresì accusati di rifiutare ogni norma morale e sociale e di violare volontariamente e sistematicamente ogni prescrizione, praticando sodomia, aborto e atti di libidine con animali.
La libertà di costumi era in effetti senza confini, giacché l'unico vero peccato, la Caduta degli Angeli, era già avvenuto e tutto il resto non erano che inevitabili conseguenze commessi da esseri non liberi.

Il cerchio esterno degli adepti era tenuto all'oscuro su molti punti della dottrina, soprattutto quelli più radicali, incompatibili col cristianesimo.

Ai Credenti era permesso praticare una forma di marranesimo: per salvare le apparenze potevano frequentare la comunità cattolica locale e in caso di repressione potevano anche rinnegare la propria fede.

Tutti invece, Perfetti e Credenti, erano tenuti a praticare la carità, l’umiltà, il perdono delle offese ed a rispettare le seguenti interdizioni [29]:

  • Non commettere mai omicidio

  • Non esercitare violenza: questo comando includeva il divieto di ricorrere ai tribunali e la proibizione dell'uso delle armi (con conseguente rifiuto del servizio militare [30]). Chiunque, giudice o soldato, avesse fatto uso della forza era considerato un assassino.

  • Non commettere adulterio o furto né in pubblico, né in privato

  • Non mentire

  • Non giudicare

  • Non prestare giuramento

Riti comunitari e testi

Una volta al mese si teneva un raduno pubblico l’Aparelhament(messa in regola) altrimenti detto Servissi (Service in francese) [31].
Durante il rito tutti gli Eletti recitavano insieme l'atto di sottomissione penitenziale a Dio, con la confessione pubblica dei propri peccati e la richiesta di perdono, ricevendo una sorta di solenne e generale assoluzione collettiva (è una pratica che i Modernisti vorrebbero trapiantare nel Cattolicesimo).

Settimanalmente convenivano insieme per partecipare all'Oraisondominicale, che consisteva nel recitare il Pater Noster cataro, nel confessare pubblicamente e collettivamente i peccati, nell’ascoltare le omelie e nell’apprendere le regole morali da seguire.

Il Catarismo dava grande importanza alla preghiera quotidiana e alla meditazione.
Tranne alcune invocazioni minori, il Padre Nostro era, in pratica, l’unica preghiera accettata dal Catari, come già era per i Messaliani.
Le correzioni al testo cristiano avevano l’intento di renderlo più spirituale e meno materialistico ed erano fondamentalmente due: al posto del "pane quotidiano" si faceva riferimento al "pane soprasostanziale", inteso non come cibo materiale ma come insegnamenti di Cristo; in fondo alla preghiera veniva aggiunta la postilla "perché Tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen" (una formula fatta propria dai Valdesi ed inserita poi nella Messa cattolica Novus Ordo).
I Perfetti avevano l'obbligo di recitare il Padre Nostro più volte al giorno, solitamente in serie da sei (sezena), da otto (sembla) o da sedici (dobla).

Il testo base dei Catari è quello stesso dei Bogomili, l'“Interrogatio Iohannis”, portato dalla Bulgaria nel 1190 da Nazario.
Un altro testo consultato era il Liber de duobus principiis di Giovanni de Lugio, vescovo di Desenzano.

Quanto alle Sacre Scritture, gli Albigesi si distinguevano dai Manichei perché, come visto sopra, a differenza loro, essi accettavano il Nuovo Testamento.

Cerimonia di iniziazione

Il Consolament era l’unico sacramento dei Catari. Con esso pretendevano di realizzare il Battesimo in Spirito Santo e fuoco citato nel Vangelo (Mt 3:1 e Lc 3:16). Il sacramento, che riuniva in sé il valore di Confessione, Comunione, Cresima, Ordine e, quando amministrato ai morenti, anche dell’Estrema Unzione, liberava l’anima dalla materia e conferiva all’iniziando la dignità di Perfetto (“Consolato” in termini neocatari).

Il nome in occitano significa “conforto”, il riferimento è allo Spirito Santo Paraclito (dal greco Παρακλητος, Consolatore).

La maggior parte dei credenti non era pronta alle dure prescrizioni che vincolavano i Perfetti, per cui normalmente il Consolament veniva differito fino a che il fedele non si trovasse in punto di morte. Si chiamava allora "la buona morte" (in greco εὐθανασία, eutanasia).

A chi (uomo o donna) invece intendeva diventare ministro di culto veniva officiato su richiesta. Il candidato doveva passare attraverso un periodo di prova che poteva durare da uno a diversi anni. Si trattava di un percorso spirituale, fatto di preghiere e di meditazione, durante il quale, sotto la sorveglianza di un Perfetto, il postulante era tenuto ad osservare le severe regole della conventicola (rispettare i divieti sul cibo, digiunare frequentemente, istruirsi, ecc.).
Al termine del noviziato l’Eletto decideva se il candidato era pronto o meno a ricevere il sacramento.

Se il morente che aveva ricevuto il sacramento recuperava la salute, ci si attendeva da lui che conducesse una condotta di vita conforme al suo nuovo stato, austera ed esemplare. Nel caso non fosse in grado di ottemperare i suoi obblighi, gli veniva suggerito di por fine ai suoi giorni con il suicidio rituale, chiamato "Endura” (che in lingua occitana significa “digiuno”).

In ogni caso il rito cancellava i peccati personali pregressi e riuniva l'Anima con lo Spirito, ripristinando l’immortalità perduta. Infatti il dio maligno perdeva il suo potere sull’iniziato e al momento della morte corporale l'anima, esentata da ulteriori reincarnazioni, era libera di tornare alla patria celeste,.

Solo i membri dell’élite ascetica potevano officiare il sacramento evocando lo Spirito Santo sul Credente.
I Perfetti sostenevano di essere gli ultimi anelli di una catena che risaliva agli Apostoli e a Gesù. Fu Cristo stesso, a loro dire, ad aver istituito il rito, tramandato poi di generazione in generazione dai Boni Homines.

Il Consolament era costituito di due fasi, la Tradition vista sopra ed il Battesimo spirituale.

IlBattesimo spirituale iniziava con il Melhorament, cui seguiva l’esposizione della dottrina e la spiegazione di ciascun enunciato del Pater Noster. Seguiva la Rinuncia con cui il postulante solennemente rinunciava alla chiesa dei persecutori, alla loro replica della Croce ed ai loro falsi battesimi e riti. A questo puntoi Bonshommes presenti gli ricordano le regole di vita e gli posano la mano destra sul capo (atto di consolamento).

Dopo che il Credente aveva confermato la sua volontà di ricevere lo Spirito Santo, seguiva l’Aparelhament, la richiesta di perdono dei peccati. Solo a questo punto i Boni Homines procedevano all’effusione dello Spirito Santo. Il rito terminava con lo scambio del segno della pace (Caretas), che consisteva nel baciare prima il Vangelo e poi il Perfetto due volte e sulla bocca.

Nel nuovo stato immacolato acquisito con il Consolament, ogni caduta sarebbe irreparabile: significava infatti che il rito dell'iniziazione era rimasto inefficace perché o l'anima dell'iniziatore o quella dell'iniziato non era di natura angelica (ricordiamo che credevano nel predestinazionismo assoluto). Poiché l’unico rimedio, difficile da attuare, sarebbe stato officiare una nuova cerimonia di Consolament, preceduta dalla ripetizione di tutta la preparazione, si preferiva che il Credente, una volta ricevuto il Consolament, si desse un’eutanasia volontaria, effettuata personalmente o per mano dei familiari, col rito dell’Endura [32]. Le forme erano svariate: avvenivano per lo più lasciandosi morire di stenti con un digiuno caratterizzato dall'astinenza totale dal cibo e dall'acqua sino al sopraggiungere della morte, ma anche con altri mezzi (dissanguamento), anche violenti (strangolamento). Ai vecchi e ai bambini che avevano ricevuto il Consolament, l’Endura veniva imposta (in questi casi il suicidio diventava omicidio) [33].
Il rito era considerato un vertice mistico, purché effettuato non per debolezza, ma come forma estrema di negazione di sé e segno di perfetto distacco dal mondo materiale.
L’Endura era messa in atto anche nel corso di una malattia terminale, in previsione di un imminente carcerazione oppure prima di una battaglia mortale.

Perfetti

L’élite dei Perfetti, forte delle persone (alcune migliaia) passate attraverso la cerimonia del Consolament, rappresentava la parte militantedel clero cataro.

Il loro rango all'interno della congrega era incomparabilmente più elevato rispetto alla posizione di un prete nella Chiesa Cattolica.
Essi erano gli unici che potevano rivolgersi a Dio con la preghiera e gli unici conoscitori della "Dottrina Completa" esposta nel trattato "La cena segreta".
Dato che nel loro corpo fisico dei Perfetti inabitava una parte dello Spirito Santo, questi Santi, figli adottivi di Dio, venivano adorati dai semplici Credenti.

Non erano dei sacerdoti, in quanto non compivano alcun atto sacrificale (parola ripugnante per i Catari [34]), ma degli asceti-predicatori.

Come ascetimolte erano le prescrizioni e le dureregole che erano tenuti ad osservare.
Digiunavano a pane e acqua per tre giorni nella settimana e in tre periodi di 40 giorni nel corso dell’anno. Sovente spingevano il loro rigore fino all’Endura.
Rinunciavano ad ogni proprietà individuale e non potevano possedere bene alcuno, disprezzavano la potenza mondana, le ricchezze, i gioielli e le monete.
Per loro la proibizione diuccidere valeva per tutti gli esseri senzienti, quindi anche nei confronti di queglianimali in cui avrebbe potuto essere prigioniera un’Anima reincarnata. Non potevano in alcun caso abiurare la loro dottrina e in caso di persecuzioni dovevano affrontare il martirio.

Come predicatori era loro proibito avere fissa dimora.
Vestiti sempre di abiti scuri, pallidi e smagriti, vivevano solo di elemosina.

Il negativismo di stampo manicheo li portava a ritirarsi dalla partecipazione a molti aspetti della vita sociale, ad esempio non potevano sedere nei tribunali.
L’inerzia politica derivava anche dal principio secondo cui le buone azioni, stante il loro stretto predestinazionismo, non servono a guadagnare la salvezza ed in più sono pericolose come potenziali fonti di vano orgoglio.
Alle autorità terrene, come creature del dio malvagio, era proibito sottomettersi.

Lo stesso atteggiamento negativo verso la vita li portava al dispregio della corporalità e di tutte le attività ad essa relative, come cibarsi di animali (oltre che impuri, potevano tenere prigioniera un’anima umana), procreare e sposarsi.
Erano vegetariani integrali: non potevano toccare alcun alimento originato da un atto sessuale, come latte, formaggi e uova [35].
La procreazioneveniva considerata opera satanica. Non stupisce quindi sapere che ritenevano la donna incinta ed ogni neonato sotto l'influenza del demonio. L’astenersi dal procreare era un consiglio per i Credenti ed un precetto per il clero.
La stessa convinzione che tutto il mondo materiale fosse opera del male esitava, inevitabilmente, nel rifiuto del suggello dell'unione carnale, il matrimonio.
I ministri di culto, se coniugati, dovevano sciogliere il vincolo, se celibi astenersene in quanto peccaminoso ed assolutamente illecito. Non potevano neppure avere legami carnali, dovevano anzi condurre una vita completamente casta, dato che il sesso era considerato una pratica che abbrutiva (era proibito perfino toccare esponenti del sesso opposto).

In definitiva, se l’Enduraè una forma di suicidio diretto ed individuale, il ripudio della procreazionee del matrimonioraccomandato da questi fautori dell'estinzione della specie umana non può che esitare nella soppressione della vita sociale.

Ma il rigorismo assoluto, almeno in alcuni, poteva mutarsi in una sessualità sfrenata, purché senza conseguenze procreative: il libertinaggio era visto come un’opera della carne, che non poteva contaminare lo spirito, vista la separatezza tra spirito e materia. Agli spiriti eletti, in quanto al di là del bene e del male, tutto, anche il peccato diventa un mezzo di santificazione (nichilismo etico). In ottemperanza all’antinomismo soggiacente il credo dualista, il libertinismo poteva essere attuato come atto di antitesi e di negazione dell’unione matrimoniale.

Ramificazioni secondarie – i Predicatori itineranti

Alcuni gruppuscoli di derivazione albigese, ma indipendenti dalla Chiesa Catara, come i Catarelli, i Rotari e i Ruitari, predicavano l'espropriazione dei beni ecclesiastici, ed essi stessi si davano sistematicamente al saccheggio delle chiese.

Erano in genere guidati da predicatori vaganti da una città all’altra.

Tanchelmo di Brabante, figlio di un notabile della corte di Fiandra, predicando il rifiuto dei sacramenti, soprattutto se dispensati da un prete corrotto, e incoraggiando la popolazione fiamminga a non pagare le decime, riuscì a radunare tremila proseliti.
Demagogo, si presentava con la corona sul capo, proclamandosi figlio di Dio e sposo di Maria Vergine. I suoi fanatici seguaci devastavano chiese e massacravano gli oppositori.
Catturato dai soldati dell'arcivescovo di Colonia, perché accusato di essere un Manicheo, riuscì a fuggire. Fu ucciso da un ecclesiastico nel 1124.

Pierre de Bruys, nato a Rosans (nelle Alpi, sud est della Francia),dopo essere stato ordinato prete, all’inizio del XII secolo cominciò a predicare al modo itinerante nel sud della Francia, dal Delfinato alla Guascogna.
Egli si faceva portavoce di una religiosità senza intermediazioni, proclamando che chiunque ha il diritto e può entrare in contatto diretto con la divinità, ovunque si trovi, senza bisogno di chiese, di culto pubblico, di riti o di sacerdoti.
de Bruys si scagliava con irruenza contro la Chiesa Cattolica, negando la necessità della Messa (avendo Cristo compiuto il sacrificio una volta per tutte) nonché l’efficacia delle messe per i defunti: egli, infatti, credeva nella predestinazione, per cui i morti erano immediatamente salvati o dannati, indipendentemente dai suffragi.
Come ripeterà Lutero quattro secoli dopo, anche per de Bruys la salvezza si ottiene per sola fede personale del credente senza necessità di sacramenti, a cui egli attribuiva un valore puramente simbolico. Sostenendo che il peccato originale fosse una colpa solo dei progenitori non trasmissibile a tutta l'umanità, pur ammettendo il battesimo agli adulti, ne rifiutava l’efficacia, mentre riteneva invalido quello somministrato ai bambini (per questo de Bruys sottoponeva ad un nuovo rito coloro che avevano ricevuto il battesimo nell’infanzia, una forma di anabattismo ante litteram.).
All'Eucaristia egli non dava alcun valore.
L’idea che emanciparsi dalla legge divina e dalla Chiesa comporti la felicità in Terra trova sempre un terreno quanto mai fertile dovunque ci sia malcontento. Non desta perciò meraviglia che l’ex-prete sia riuscito a radunare abbastanza adepti da fondare il suo raggruppamento religioso.
I testi sacri su cui si basavano erano solo i Vangeli, mentre ritenevano inaffidabili gli altri scritti del Nuovo Testamento e rigettavano del tutto l'Antico Testamento e la tradizione patristica.

I Petrobrusiani erano una masnada di violenti esaltati, autori di violenze e di provocazioni blasfeme.
Al pari dei Pauliciani fomentavano il disprezzo delle immagini e simboli sacri, in particolare della Croce che, in quanto strumento della passione di Cristo, non doveva essere oggetto di venerazione ma di vituperio. Lo facevano con le parole e con l’esempio: intrapresero la sistematica distruzione delle Croci su cui si imbattevano, spezzandole e gettandole nel fuoco. Le loro empietà cessarono quando trovarono, vicino a Nîmes, una popolazione capace di reagire: a furor di popolo il de Bruys fu arrestato e mandato al rogo nel 1131.

Dopo la morte di Pierre de Bruys, le sue tesi furono riprese dai seguaci di Enrico di Losanna un diacono dell'ordine di Cluny, che all’inizio del XII secolo lasciò il proprio convento, iniziando, con l’autorizzazione del vescovo, a predicare contro la corruzione del clero.
Le sue denunce veementi fomentarono un tale movimento di popolo, da obbligare il vescovo a cacciarlo dalla città.
Mentre agiva predicatore errante per tutta la Francia, s'imbatté in Pierre de Bruys, condividendone il pensiero tanto da continuarne l’opera, dopo la sua morte.
Come Pierre de Bruys rifiutava il peccato originale, considerato una colpa dei progenitori non trasmissibile ai discendenti. Era quindi critico verso il battesimo e rifiutava del tutto quello dei bambini.
Sempre, come il suo maestro, l’ex cluniacense contestò anche gli altri sacramenti, i riti liturgici, come la Messa, e il ruolo dei preti e del clero.
Dal de Bruys si differenziava per il suo predestinazionismo estremo: secondo lui i defunti erano immediatamente salvati o dannati, indipendentemente non solo dalle preghiere e messe di suffragio, ma anche dai meriti acquisiti in vita.
Comunque né lui né i suoi seguaci si abbandonarono alle violenze ed empietà dei Petrobrusiani e neppure rifiutò parti del Vecchio o del Nuovo Testamento.
Arrestato dall’Arcivescovo di Arles e condotto davanti al Sinodo di Pisa (che però si rifiutò di condannarlo), ritrattò le proprie teorie accettando di rientrare in monastero. In realtà si guardò bene dal farlo e riprese le sue predicazioni eterodosse, fino a quando fu definitivamente incarcerato nel 1145.

Gli Enriciani, che posero la loro sede a Colonia, sono considerati i precursori dei Valdesi.
Pietro il Venerabile, abate di Cluny, riteneva che tramite loro l’empia setta manichea, fino ad allora nascosta in conventicole segrete, venisse per la prima volta allo scoperto in Occidente.

Petrobrusiani ed Enriciani funsero da anello di collegamento tra Bogomili e Catari (con i quali condividevano molti temi, ma non la cosmogonia dualista) da una parte e i Valdesi, di cui sono considerati i predecessori, dall’altra.
Il ripudio della tradizione, la negazionedella transustanziazione, l’iconoclastia, il rifiuto della Messa, l’ammettere comeunica autorità la sola scriptura, sono tutte istanze ripetute poi dalla Riforma.

Un quarto predicatore itinerante fu il nobile bretone Eudes de l'Ètoile.
Egli asseriva che uno spirito era a lui apparso gli aveva imposto un nuovo nome, Eon, conferendogli il titolo di "Giudice del Mondo". Si proclamò allora profeta, figlio di Dio, signore di tutto il creato ed incarnazione dello Spirito Santo.
Nella sua predicazione rimproverava alla Chiesa di Roma il sempre maggiore allontanamento dai bisogni dei più deboli.
Il periodo di carestia che flagellava l’Ovest della Francia contribuì rendere ancor più incandescenti le sue prediche, tanto che tra il 1143 e il 1148 i diseredati al suo seguito si misero ad assaltare i granai del clero e a saccheggiare chiese (per loro niente più che mucchi di pietre) e monasteri.
I suoi adepti rifiutavano Croci e immagini sacre e ritenevano la liturgia un rito pagano.
L'arcivescovo di Rouen lo fece arrestare, demandando il giudizio finale al concilio di Reims allora in corso (1148). I padri conciliari lo condannarono alla prigione a vita.

Filiazioni dirette

Tra il XII e XIII secolo i Catari furono una temibile alternativa religiosa alla Chiesa Cattolica.
Ma gli Albigesi erano anche una minaccia per la società civile: i loro precetti tendevano, più che a mortificare la carne, a distruggere la famiglia per poi portare il mondo all’estinzione.
Per intanto la loro secessione dal mondo scardinava le basi del consorzio sociale.

Sconfitti in battaglia, seppero perpetuarsi mutando forme e nomi.
Una prima filiazione è costituita dall’area attorno ai Fratelli del Libero Spirito, tra cui il movimento dolciniano.
Un veicolo di alcune loro istanze furono i Valdesi.
Reviviscenze violente vi furono in Lombardia: nel 1225 a Brescia i Catari incendiarono una chiesa cattolica; nel 1235 uccisero il vescovo di Mantova.

Alcuni temi catari passarono attraverso la corte di Federico II e raggiunsero gli Stilnovisti.
In Toscana erano sospettati di Catarismo Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti, mentre il figlio Guido eradetto Patarino (ossia Cataro).
Guido era il leader dei Fedeli d’amore, una società segreta cui appartenevano anche gli stilnovistiGuido Guinizzelli, Cino da Pistoia e Dante stesso. Questa milizia cantava il Santo Amore (un’espressione catara per amore libero) e la Donna Angelo, entità non meglio identificata che può essere interpretata come la Shekhinahdella Cabala, la Pistis Sophia degli gnostici, la donnacortese dei trovatori. Goethe nel Faust la immortalò come l’Eterno femminino.

Legami storici

Da quanto esposto emerge chiaramente il legame genetico ininterrotto che unisce i movimenti medievali Cataro-Bogomili ai loro ascendenti, le eresie di tipo manicheo dei primi secoli. Il manicheismo, mutando nome al mutar lieve di forme e credenze, riuscì a sopravvivere alle repressioni, fino ad impiantarsinel corso del XII secolo in una vasta zona dell’Europa sud-occidentale.
La viaè ben individuabile: vi sono elementi comuni nel Marcionismo e nel Manicheismo, che, attraverso una catena di eventi, passano da queste Chiese ai Messaliani e ai Pauliciani, per poi giungere al dualismo balcanico dei Bogomili ed infine attraverso i missionari Patarini di Bosnia fomentare l’eresia catara nell’area lombardo-provenzale.

Tutti questi movimenti, pur non potendosi più definire manichei, hanno contenuti derivati dal Manicheismo e dunque nella loro sostanza non sono affatto cristiani se non nell’apparenza. La loro eterogeneità marginale dipende dalle particolari circostanze ed ambienti in cui si è dipanato il contatto tra il nucleo originario manicheo (tenuto segreto) e la fede cristiana del luogo.
Su queste religioni ha pesato la vicinanza o presenza di musulmani con al seguito influenti dignitari ebrei, cultori delle dottrine esoteriche giudaiche.
La religione degli Albigesi è infatti sorta nelle zone della Francia pirenaica in precedenza occupate dai musulmani del Califfato Almoravide, mentre la regione dei Bogomili confinava con l'Impero Selgiuchide. Catari e Bogomili, dalle due estremità, stringevano a tenaglia l'Europa cristiana, lambendo da entrambi i lati l'Italia settentrionale, la cui capitale cataro-bogomila fu Concorezzo.

I più interessati a portare alla luce questa catena di manifestazioni eretiche furono gli storici protestanti. Nel tentativo di dare una legittimità anche apostolica alla loro confessione, cercarono per intanto dei precursori vicini nel tempo, e li individuarono nei Catari [36], oggetto anch’essi della reazione cattolica. Immediato seguì poi l’interesse per l’eresia bulgara, interpretata come una premessa della religione albigese [37].

È istruttivo dare un’occhiata, oltre che alle origini, anche ai discendenti del credo neo-manicheo. Si evince infatti come alcuni temi siano entrati nella modernità.

L’antisemitismo dei nazisti deriva indubitabilmente dall’antimosaismo marcionita.

Sorprendentemente vi è anche un antimosaismo ebraico, i cui capifila, Sigmund Freud e Jacob Taubes, usarono la rivolta contro l'Antica Legge come leva per una rivoluzione antiteista di stampo anarchico-trotzkista. Con Taubes e Freud si situano in questa posizione suicidaria anche altri ebrei, tra cui i due artefici del sessantottismo, Herbert Marcuse e Theodor Adorno, gli aedi dell’ebbrezza immoralista e del nichilismo fine a se stesso.

Lo spregio angelista per la parte materiale della creazione si è propagato col Protestantesimo e con la filosofia moderna. Lutero chiamava la materia “contraria species”, mentre Cartesio ipotizzò un dualismo insanabile tra res extensa e res cogitans.

L’odio verso le rappresentazioni tangibili della fede dall’iconoclastia bizantina si è riversato nella Riforma.
Calvino incoraggiò la distruzione delle immagini religiose e così fecero anche i suoi seguaci: i Presbiteriani in Scozia e gli Ugonotti in Francia, i Puritani in Gran Bretagna. In Italia Claudio I, vescovo di Torino dall'818 all'827 di Torino, fu iconoclasta severissimo, oppositore del culto dei santi, della Madonna, delle reliquie e della Croce. I Valdesi ne hanno fatto un bonhomme, intitolando a lui la loro casa editrice.

Del resto agli Albigesi si richiamano anche molti altri esponenti della modernità.

Le fratellanze medievali, la Riforma di frangia, gli Alumbrados e gli Illuminati di Baviera sono i veicoli che hanno prolungato il cammino di alcuni specifici temi fin dentro l’età moderna.

I gerarchi nazisti, tra cui il maggiore delle SS Otto Rahn, videro nei Catari i loro predecessori, ritenendoli cultori di una sapienza sacrale pre-cristiana, cosa rivelatasi priva di fondamento.

Per essere stati sconfitti dai Cattolici, gli Albigesi sono stati innalzati dai massoni a martiri della libertà.
La cupa teologia che invita a vivere nell’inferno terreno aspirando alla morte liberatrice rivela la sua origine non appena si ponga mente alla radicale inversione della Rivelazione, il cui nocciolo è la nozione, di derivazione cabalistica, che il peccato non è colpa dell’uomo ma è insito nella duplice persona di Dio, ad un tempo Bene e Male.
Al dio responsabile del mondo in cui viviamo è lecito porre piamente le blasfeme domande con cui gli si chiede pensosamente conto di ogni disgrazia e soprattutto di quelle che il pensiero corrente reputa le più infami.

Si noti anche che, con un ribaltamento completo, sono gli angeli fedeli al dio Creatore che sono considerati caduti e ribelli dai dualisti. E chi mai sarà il dio buono, solo spirituale, che non ha niente a che vedere con la contraria species e con l’Incarnazione del Verbo?
Il racconto cosmogonico dei dualisti porta una firma inequivocabile, quella di Lucifero.

Il problema è che le concezioni anticreazioniste sono riuscite a sopravvivere fino a sovvertire temporaneamente le sorti della battaglia. Una volta preso il potere i discendenti dei Catari hanno iniziato un’opera di soffocamento prima politica, poi sociale, del Cattolicesimo estromettendolo gradualmente dalla vita pubblica.
Dalle logge proviene un’ostilità contro la vita che ricorda quella dei Manichei [38].

La lotta alla vita è il centro dell’attività delle potenze apparenti (ONU, UE, Stati residuali) suscitando solo sparute ed inadeguate reazioni.

In parallelo l’idea di tornare alla purezza delle origini, eliminando dogmi, sacramenti, culto e sacerdozio, a favore di un rapporto immediato con Dio, un tempo pretesa di sette eretiche, è diventata un’istanza interna alla Chiesa, il cui accoglimento implica la riduzione dell’Ecclesia ad agenzia umanitaria al servizio dell’usurocrazia dominante.

Oreste Sartore

 

 

 ⇒Alle origini del modernismo - 1

⇒Ascendenze filosofiche del modernismo - 2

⇒Ascendenze filosofiche del modernismo - 3

⇒Eresie primeve e medievali - riproposizioni moderniste di tesi antiche - 4

⇒La Riforma protestante  e il suo influsso sulle forme moderniste - 5

⇒Gli Adelphi-fratellanze di eletti: preludio del protestantesimo, prime prove di rivoluzione, modelli di laicismo (e di modernismo) - 6

⇒Influssi gnostici - 7

 


 

NOTE

[1] è il rovesciamento del comando biblico che invita alla perpetuazione della specie: “Siate fecondi e moltiplicatevi”,Gen., 1, 28

[2] il concetto di Deus absconditus risale all’Umanesimo si trova nelle tesi del domenicano Meister Eckhart (1260 - 1328) e della Beghina Marguerite La Porète, condannata al rogo nel 1310, che lo influenzò. I Fratelli del Libero Spirito e Lutero poi portarono la dottrina alle sue conseguenze (se Dio non è conoscibile, ne segue l’autonomia anche morale del singolo ed il relativismo dogmatico in materia di fede)

[3] il Cristo disincarnato della fede separato dal Gesù della storia (una scissione della persona teandrica di Gesù Cristo), compare in vari movimenti ereticali, fino ad essere al centro della teologia protestante di Bultmann (1884 – 1976). Il Modernismo, la Nouvelle théologie e Rahner si sono limitati a riproporre sine glossa questa empietà condannata da San Pio X nella Pascendi.

[4] la storia pullula di queste fughe codarde davanti all’eversione: il ‘900 è il secolo in cui il comunismo, nelle sue varie forme, ha costretto alla sottomissione coloro che temono di non essere sufficientemente antifascisti

[5] è la via esperienziale al divino che sarà riproposta secoli dopo dagli Alumbrados e ripresa nel ‘900 dai Modernisti. È una via necessariamente sovra religiosa e adogmatica, dacché ogni percezioni individuale della deitas ha diritto di vita. Di conseguenza il Dio trovato dagli illuminati non è descrivibile in modo univoco ed è giocoforza polimorfico. Con la New Age questo modo di rapportarsi a Dio è diventato un’attitudine di massa.

[6] ciò che il vangelo proclama una cosa sola (“Io e il Padre siamo una cosa sola”, Gv. 10,30) Marcione separa in due entità in conflitto. Per queste idee il vescovo suo padre lo scomunicò

[7] la filologia ideologizzata che porta ad un’esegesi invasiva e manipolatoria, dopo essere rimasta in sonno per un periodo di quasi due millenni, si è ripresentata nel biblicismo protestante dell’ottocento, riproposto senza pudore nel novecento dai Modernisti. Naturalmente Protestanti e Modernisti miravano a purificare i testi biblici, ma in senso opposto a Marcione. L’attenzione di questi cristiani giudaizzanti era rivolta ad espungere gli elementi greci (considerati pagani), in modo da far riaffiorare il nucleo ebraico del cristianesimo.
Sottotraccia si voleva dimostrare la riducibilità del Cristianesimo a setta dell’ebraismo apocalittico, in linea con la tendenza a considerare i fratelli maggiori ancora in possesso della vera fede e addirittura di una loro speciale via di salvezza autonoma.

[8] Tertulliano, Adversus Marcionem

[9] il polimorfismo divino è ineludibile in queste concezioni (se ogni esperienza del divino è valida è necessario giustificare a priori le differenti e multiformi percezioni)

[10] i temi del sacerdozio dei fedeli e dell’ordinazione delle donne sono divenuti di attualità col Protestantesimo ed in seguito nel Cattolicesimo del post-concilio

[11] è un’idea anche questa rilanciata dai Protestanti e ripresa dai Modernisti

[12] pretesa accampata anche dagli esponenti delle varie sette protestanti e dai Modernisti

[13] un sospetto rilanciato dai Protestanti e ripreso dai Modernisti, in seguito al quale si diede il via alla Messa Novus Ordo

[14] l’insinuante pretesto addotto da tutti i riformatori ribelli alla Chiesa Cattolica

[15] solo in Bosnia dove si arrivò alla creazione di una vera e propria gerarchia questa posizione verrà abbandonata e si diede corso alla costruzione di edifici di culto

[16] un anticipo del delirio eco-animalista e vegan-vegetariano

[17] è la stessa esiziale tattica che ha consentito al movimento modernista di diventare egemone

[18] è un mantra che accompagna tutti i conati ereticali del Medioevo e che troverà compimento con la rivolta di Martin Lutero e di altri pseudo-riformatori, ma che è anche all’origine degli Ordini mendicanti. È anche un tema del primo e del secondo Modernismo e del movimento neocatecumenale, il cui tacito presupposto è che lo Spirito Santo si sia eclissato per secoli. Materia incandescente, in cui è difficile distinguere il santo zelo di chi richiama ai propri doveri la gerarchia dalla superba protervia di chi come soluzione propone di buttare tutto per aria. Infine la Chiesa si allineerà per volere o per forza all’angelismo auspicato dagli eretici: la spoliazione territoriale del papato, perpetrata con la breccia di Porta Pia, e quella simbolica, consumata con la deposizione del Triregno da parte di Paolo VI segnano un adeguamento del cattolicesimo, volontario o meno, alle istanze pauperistiche.

[19] sono gli stessi consensi ed appoggi (del popolo e della nobiltà locale) che, tre secoli dopo, favorirono l’azione di Lutero e di Enrico VIII

[20] mentre la Provenza apparteneva al Sacro Romano Impero Germanico, le regioni di lingua occitana erano un'insieme eterogeneo di feudi ad Occidente del Rodano che per alcuni decenni furono uniti al regno di Aragona

[21] probabilmente desiderosi di potersi appropriare dei ricchi territori di Tolosa

[22] tale adeguamento ed allineamento dei Comuni a norme e politiche sovracomunali è diretta conseguenza al tramonto della loro (relativa) indipendenza

[23] accanto ai dualisti assoluti, per i quali i due dei sono da sempre esistiti ed avevano creato i loro due mondi, vi era il filone dei dualisti moderati (dei Catari monarchiani), per i quali Satanaele (o Lucifero)non era un dio, ma il figlio primogenito dell’unico Dio buono, creatore dell'universo spirituale. Decaduto a causa della sua ribellione, rimaneva comunque, anche per i monarchiani, il creatore del mondo materiale.

[24] l'Antico Testamento veniva di conseguenza attribuito a Satana e le figure positive della Bibbia, come Abramo, rigettate come diaboliche (esegesi ribaltata)

[25] i Catari seguivano il predestinazionismo assoluto, secondo il quale le creature di Dio si salvano in ogni caso, mentre quelle del Maligno sono dannate per natura

[26] una quinta, quella del Razès fu istituita in piena crociata, nel 1226

[27] di queste Desenzano era l'unica a seguire il diteismo, mentre le altre cinque praticavano un dualismo di tipo moderato, di origine bulgara (Concorezzo) o bosniaca

[28] era questo un rito noto agli Inquisitori col nome di Adoratio.
Al passaggio di un Perfetto, il fedele doveva genuflettersi per tre volte, riconoscendo in lui l’inabitazione dello Spirito Santo. Al contempo richiedeva all’Eletto la benedizione e l’assoluzione, implorando “Benedicimi, Signore, prega per me” e “guidami al giusto fine”. Il Perfetto rispondeva: “Dio ti benedica.. preghiamo Dio che faccia di te un buon cristiano e che ti guidi al giusto fine” (vale a dire “possa tu morire dopo avere ricevuto il Consolament”). Il responsorio, dal tenore alquanto obituario era probabilmente di derivazione manichea.

[29] istruttivo è il confronto con il Decalogo. Manca, tra l’altro, il IV comandamento

[30] pratica tornata in auge per qualche tempo con l’istituto dell’obiezione di coscienza

[31] l’Aparelhamentera anche uno dei momenti di ciascuna delle due fasi del Consolament

[32] in alcuni casi l’Enduraera la conditio sine qua non per impartire il Consolament

[33] curioso che la pratica sia tornata di attualità, ora che governano gli illuminati

[34] una primizia dell’orrore manifestato da protestanti e modernisti per ogni rimando ad espiazione e sacrificio

[35] tutto questo in palese contrasto con Mt 15,11 (“Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!”)

[36] per il principio che i nemici dei miei nemici sono miei amici, negli ultimi massonici secoli contro il Cattolicesimo sono stati arruolate le più varie religioni ed etnie

[37] ricordiamo che anche Catari e Bogomili rivendicavano la continuità apostolica, in termini non successione episcopale ma di continuità dottrinale: la vera fede sarebbe stata trasmessa nei secoli dalla variegata galassia ereticale

[38] Julian Huxley, primo Direttore dell'UNESCO e membro fondatore del WWF, affermava nel 1924: “A lungo andare, il problema demografico è più importante della guerra e della pace... perché l’uomo comincia a diffondersi su tutto il pianeta come un carcinoma”. Filippo d'Edimburgo l’8 agosto 1988 ribadiva: “Nel caso in cui mi reincarnassi mi piacerebbe essere un virus letale per contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione”.