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Su alcune tesi della Nouvelle Theologie, possibili vettori di una religiosità alternativa

1 - I provvedimenti canonici e le censure teologiche nella Humani generis

La seconda ondata del modernismo, nonostante fosse salita alla ribalta al coperto di un’istanza condivisibile, quale la riscoperta delle fonti scritturali e patristiche, non riuscì ad evitare le censure della Chiesa Cattolica retta da Pio XII.

Il Sant’Uffizio, con decreto del 4 febbraio 1942, mise all’Indice dei libri proibiti lo scritto di Chenu, Une école de théologie: le Saulchoir del 1937; analoga misura fu riservata all’Essai sur le problème théologique di L. Charlier del 1938.

Chenu e Charlier furono colpiti con la revoca della missio canonica (l'autorizzazione all'insegnamento della teologia cattolica); la stessa sorte toccò a de Lubac dal 1950 (due mesi prima dell’ enciclica Humani Generis, v. oltre) fino al 1959 e a Congar dal 1954 al 1956; a de Lubac e a Congar fu proibito anche di pubblicare. Tutte queste sanzioni furono comminate dai superiori dei due ordini religiosi.

Lapidaria fu la sentenza del domenicano Réginald Garrigou-Lagrange (1877 – 1964). In La nouvelle théologie, où va-t-elle? (1946) così descrive il nucleo della neo-teologia: “la libertà senza la verità, anzi contro di essa, dato che la verità trasmessa è considerata sinonimo di chiusura, mentre l'utopia è accolta come sinonimo di d'apertura”. La reazione del luminare neotomista e le riserve espresse da altri teologi indussero Pio XII a promuovere delle indagini al termine delle quali promulgò l’enciclica Humani generis (1950), ultima grande difesa della Chiesa Cattolica dagli attacchi neoterici.

Vediamo brevemente i contenuti dell’enciclica. Il santo Padre, nel constatare l’affermarsi nel mondo di sistemi del tutto incompatibili con la fede (immanentismo, pragmatismo, materialismo sia storico che dialettico, idealismo storicista) e di altre concezioni che potrebbero condurre alla negazione del soprannaturale (evoluzionismo, esistenzialismo), deplora la subalternità di alcuni teologi a queste filosofie.

Essi, per imprudenza, disprezzano la filosofia tomista come antiquata e razionalistica, specie in quanto ricerca di una metafisica vera in modo assoluto. Di contro “esaltano le altre filosofie, sia antiche che recenti, sia di popoli orientali che di quelli occidentali, in modo che sembrano voler insinuare che tutte le filosofie o opinioni, con l'aggiunta - se necessario - di qualche correzione o di qualche complemento, si possono conciliare con il dogma cattolico”. Quando non vanno oltre, sostenendo che le verità trascendenti “possono venire espresse più convenientemente per mezzo di dottrine disparate che si completano tra loro”, facendosi fautori di un imprudente irenismo che presume di conciliare posizioni opposte nel campo dogmatico(sincretismo). Nella loro ansia diinnovazione essi sembrano “ritenere un ostacolo al ristabilimento dell'unità fraterna, quanto si fonda sulle leggi e sui principî stessi dati da Cristo e sulle istituzioni da Lui fondate, o quanto costituisce la difesa e il sostegno dell'integrità della fede, crollate le quali, tutto viene sì unificato, ma soltanto nella comune rovina”.

Un secondo atteggiamento censurabile è quello degli amanti delle novità, i quali, timorosi di essere ritenuti ignoranti delle scoperte fatte dalla scienza, disprezzano il Magistero, considerandolo un “impedimento al progresso e un ostacolo per la scienza”.

Queste attitudini hanno prodotto i loro velenosi frutti in termini di errori filosofici, quali

- lo scetticismo gnoseologico che sminuisce il valore della ragione umana, negando il suo valore nel campo della metafisica e quindi “mettendo in dubbio che si possa dimostrare con argomenti dedotti dalle cose create l'esistenza di un Dio personale” [1] [2] [3].

 - La sopravvalutazione della volontà, alla quale, per supplire alla sfiducia verso la ragione, i novatori demandano il compito di scegliere fra opposte opinioni, “mescolando malamente così la conoscenza e l'atto della volontà”.

Agli errori filosofici fanno da contrappunto gli errori teologici, quali:

- Lo svilimento delle formulazioni dottrinali a espressioni storicamente datate, influenzate dal sapere dell’epoca, e comunque incapaci di racchiudere in concetti i misteri della fede. Per questo certuni chiedono di liberare il dogma dai concetti filosofici (medievali, tomistici), per ritornare ad esporre la dottrina con le espressioni usate dalla Scrittura e dai Padri, sperando in tal modo di appianare le diversità tra i dogmi cattolici e le opinioni di coloro che sono separati dalla Chiesa. Taluni, più audaci, arrivano a sostenere il relativismo dogmatico, auspicando che le verità di fede vengano riformulate con concetti nuovi, utilizzando categorie conformi ai sistemi filosofici odierni e a quelli che via via si affermeranno nel corso dei tempi.

- L’adozione esclusiva del metodo storico-critico nell’analisi scritturale, restringendo l'inerranza dei testi sacri soltanto a ciò che riguarda Dio, la religione e la morale, mentre tutto il resto (segni, miracoli, parabole, ecc.) viene posto sotto l’indagine della scienza (sono così disattesi in modo plateale i principi di ermeneutica biblica delineati da Leone XIII).

- L’istituzione di un magistero alternativo, basato sullo studio delle fonti scritturali da parte di dottori privati, indipendentemente dagli insegnamenti delle Encicliche. I neo-teologi infatti negano che il Magistero possa pronunciarsi sulle questioni teologiche aperte, arrogando a sé il compito di risolvere le dispute.

Dagli errori il cammino può condurre alla confessione di vere e proprie eresie, quali la negazione della creazione, dell’autosufficienza e della prescienza Dio, la distruzione del concetto di peccato, l’accantonamento della redenzione operata da Cristo, fino al disconoscimento del carattere gratuito dell'ordine sovrannaturale, quasi che la Grazia sia dovuta (segno di una concezione antropocentrica).

Dopo la Humani generis Pio XII, nell’enciclica Sempiternus Rex Christus (1951), scritta per commemorare il Concilio di Calcedonia, condannò la dottrina kenotica, propugnata da esponenti di primo piano del movimento neo-teologico. Ne parleremo più avanti.

L’azione di Pio XII proseguì nel 1954 con un provvedimento di rientro nelle diocesi rivolto ai sacerdoti che lavoravano nelle fabbriche, sciogliendo di fatto il movimento dei preti operai per il quale si erano tanto adoperati sia Chenu che Congar, dopo il loro allontanamento dall’insegnamento e i divieti di pubblicazione.

Le censure teologiche decretate da Pio XII, ultimi argini innalzati contro la seconda ondata del modernismo, riuscirono ad arrestarne l’espansione solo per pochi anni. A differenza dellaPascendi, non furono infatti accompagnate da altre misure e così la Nouvelle Théologie, mentre ufficialmente sembrava entrare “in sonno” in attesa di tempi più propizi, sottotraccia proseguì la sua opera di erosione e demolizione ereticale.


Note

[1] - i teologi dell’agnosticismo kantiano (per il quale il noumeno non è conoscibile) rigettano le prove attraverso cui la ragione può arrivare ad ammettere l’esistenza di Dio, le cinque vie indicate da San Tommaso. Ora, una fede senza le basi della ragione, soggetta ai turbini del sentimento, può sfociare in credulità e in definitiva non è degna dell’uomo. Ma se i misteri della fede non possano essere espressi con concetti adeguatamente veri, ma solo in modo approssimativo ed evolutivo, viene a mancare la possibilità di costruire un sistema teologico, perfettibile, ma permanentemente valido nella sostanza, e viene aperta la via che porta al relativismo. Mons. Gherardini ha scritto che la nuova teologia mette una pietra tombale sulla metafisica “spogliando la ragione umana della sua capacità di pervenire alla verità” (cfr. P. Vassallo, Paolo Pasqualucci,Giovanni XXIII e il Concilio Ecumenico Vaticano II, sito riscossa cristiana)

[2] - un secondo modo di giustificare lo scetticismo gnoseologico deriva da Maurice Blondel (1861-1949). Il filosofo borgognone, punto di snodo tra il modernismo d’inizio secolo e la sua risorgenza nella forma di Nouvelle théologie, pone l'azione al centro della sua speculazione. Secondo Blondel la filosofia non ha la possibilità di raggiungere con le sue sole forze il soprannaturale: la vera totalità (la verità) è da noi raggiunta in una sintesi sempre più approfondita di conoscenza ed azione. Ma se la verità dipende dall’azione, essa “non è più ancorata nell’essere”, ma fluttuante “nel moto perpetuo del divenire” (don C. Nitoglia, Consegne ai militanti, 2012, sitodoncurzionitoglia). Blondel influenzò Pierre Teilhard de Chardin e, tramite il docente gesuita Auguste Valensin (1879 - 1953) suo amico e corrispondente, i di lui discepoli nella scuola di Lione, in primis Daniélou e de Lubac.

[3] - se la conoscenza è soggettiva non sono proponibili concetti di valore non universale quali vorrebbero essere i dogmi.



2 - Gli assiomi ambivalenti della nuova teologia

Sul perché i cambiamenti nella Chiesa giustifichino una rilettura del movimento

Poco tempo dopo la condanna di Pio XII le tesi moderniste sono state riproposte ed imposte fino ad insediarsi nel seno stesso della Chiesa. I credenti contemporanei sono stati loro malgrado testimoni di come sia mutata la figura della Chiesa Cattolica, se non nella sostanza, cosa impossibile, certamente negli accidenti: i papi hanno deposto i segni del pontificato, hanno rinunciato al linguaggio definitorio e hanno capovolto l’atteggiamento verso eretici, ebrei, mussulmani e pagani, profondendosi in atti di pentimento per i supposti peccati dei loro predecessori; gli alti presuli sembrano soggiogati dal timore nei confronti del potere di questo mondo, tra loro c’è chi ha posto sulle cattedre esponenti non credenti, atei o gnostici; molti sacerdoti tacciono alcune verità di fede (ad esempio la necessità della Grazia soprannaturale e dei sacramenti), anteponendo l’attivismo al culto divino (in ossequio al teorema marxista che assegna il primato alla prassi). Nella sacra liturgia si è verificato un sommovimento epocale; le scale di valori riguardanti le virtù e i peccati sono cambiate, appiattendosi sui dettami della pseudo-religione civile.

Il mutamento avvenuto in questi decenni, come dimostrato da più parti, scaturisce in gran parte dall’interpretazione ed applicazione di un Concilio di cui i neo-teologi sono stati gli indiscussi protagonisti. Con questa prospettiva, forti di ciò che abbiamo visto e toccato con mano, è utile aggiungere alle parole di censura del Santo Padre Pio XII alcune considerazioni dettate dal nostro appartenere ad un periodo storico che ha visto dispiegarsi gli effetti delle novazioni.

Partiamo da una constatazione: mentre nell’enciclica correttamente si parla di “certuni” o di “alcuni teologi”, senza indicare un soggetto unitario, oggi si può dire con certezza che gli specifici apporti delle eminenti personalità si sono amalgamati favorendo il sorgere di un état d’esprit fatto di contestazione del passato e di pressante richiesta di innovazione. Si è andato formando un magma rivoluzionario che si manifesta in modi congruenti al livello clericale e curiale, in una gamma cha va dall’estremismo straccione di pretini che profanano la liturgia al sospiro dei presuli paludati in attesa di nuove e più radicali riforme, da sancire con un Vaticano III.

Una teologia dilaniata

Passiamo ora in esame le tesi specifiche, cominciando dal fulcro, l’accusa alla Chiesa.

Il punto di partenza soggiacente alle posizioni dei novatori è la loro proclamazione di un presunto distacco tra Chiesa e vita e lo svelamento di ipotetiche esigenze dell'uomo moderno che non trovano risposta nell’apparato ecclesial-burocratico. Questo indimostrato presupposto giustifica ai loro occhi sia il ritorno alle fonti che l’apertura alle filosofie mondane, condannandoli ad escogitare una teologia contraddittoria, dilaniata tra l’arcaismo della riscoperta dei Padri e la rincorsa affannosa alle filosofie profane che man mano occupano la scena culturale. I due elementi contenutistici si compongono e si rapportano con peso diverso nelle teorie dei vari esponenti NT (a differenza del modernismo in cui la preoccupazione per l’adeguamento alla cultura profana era prevalente).

Questa distonica doppia fuga all’indietro e in avanti è emblematica di un atteggiamento fondamentalmente ostile alla Chiesa reale.

Dietro il ressourcement: la doppia esegesi, il rigetto e il rivolgimento

Con la NT l’esegesi, rifiutata la via stretta, si sdoppia in due opposti metodi.

C’è chi invoca il razionalismo, escluso in campo teologico, per dissezionare con operazioni chirurgiche il corpo della Bibbia (metodo storico-critico dell’esegesi positiva). In parallelo c’è chi interpreta i testi sacri alla maniera di Daniélou e de Lubac, attuando un’analisi simbolica e spirituale, disancorata dal senso storico-letterale (esegesi pneumatica).

Entrambi i metodi sono funzionali a far emergere dalla Scrittura e dagli scritti dei Padri dei significati disomogenei con la fede cattolica, favorendo mutazioni etero genetiche. Per questo motivo sono stati condannati dal Magistero.

In questo modo il ressourcement invocato dalla NT, mentre poteva essere positivamente valutato se perseguito nel rispetto della Tradizione, come un segno di venerazione per la Chiesa delle origini diventa un fattore negativo, brandito per demolire quanto elaborato nella Chiesa e dalla Chiesa nel corso della sua storia, quale il recupero della ragione greca e del diritto romano, la costruzione teologica di San Tommaso e la riforma della liturgia di San Pio V.

Al di là delle loro proclamate buone intenzioni, si registra infatti il disgustato rigetto dei neo-teologi nei confronti della forma assunta nella storia dalla Santa Sposa di Cristo: Roma non è attaccata direttamente come ai tempi di Lutero, ma con le qualificazioni di Chiesa tridentina e costantiniana si osa screditare l’ipostasi storica della Chiesa fondata da Gesù Cristo, Verbo di Dio, che sempre è stata assistita dallo Spirito Santo, anche in quei segmenti secolari (Chiesa tridentina) o millenari (Chiesa costantinaniana) che i neoteologi vorrebbero cancellare e che hanno visto operare “i più grandi pontefici, teologi, santi, fondatori e mistici di tutti i tempi” [4].Dopo il Vaticano II si è poi incredibilmente giunti a mettere sotto accusa l’intera entità ecclesiale post-apostolica, bollata come Chiesa pre-conciliare.

Nella sua apparente innocenza, il ritorno alle origini è stato periodicamente utilizzato da illuminati e settari, come elemento non eludibile della prassi rivoluzionaria, il solo atto a giustificare il rivolgimento distruttivo dell’esistente.

Una Chiesa privata della forma, che è frutto anche dei suoi due millenni di storia, sarebbe costretta a cercare il suo centro nella sola scriptura dei Padri, col rischio che un interessato archeologismo faccia passare le parole della modernità immanentista come enunciati contenuti nelle origini.

Già nel 1840 dom Prosper Guéranger (1805 – 1875), il benemerito abate che riportò l'ordine benedettino in Francia dopo la soppressione da parte dei giacobini, indicò il ritorno alle fonti come “una delle tattiche usate da tutti i settari per distruggere la vera tradizione liturgica ed introdurre così le loro nuove forme di culto” [5]. Si tratta ad esempio di un tema caro al grande cripto-eretico Erasmo (“torniamo alle fonti”).

In effetti, nel disprezzare la Tradizione cattolica, i novatori dimostrano di essere in linea con Lutero, mentre nel credere alla leggenda nera dei secoli bui fanno propria la calunnia massonica che in ogni generazione trova i suoi adepti.

Dietro la mescolanza tra la Rivelazione divina e le filosofie atee: l’abbaglio storico

In campo filosofico, i neoteologi, rigettata la filosofia di San Tommaso, aperta al reale e al trascendente, hanno finito per farsi ammaliare da tutte le correnti di pensiero della modernità, convinti com’erano che la Chiesa potesse sopravvivere nell’epoca attuale solo facendo proprie le teorie degli eretici rinascimentali, così come erano state codificate nelle scuole di pensiero e nelle università franco-tedesche.

Bramosi di riguadagnare il terreno perduto dalla vecchia teologia, non c’è stata scuola profana, anche condannata dal Magistero a cui i neo-teologi non abbiano guardato. Con un sincretismo relativista hanno operato mescolanze tra i principi delle filosofie atee e quelli della teologia cattolica, nell’illusione di poter mettere insieme i contrari, sicché si può dire con mons. B. Gherardini che la NT è tanto nouvelle, in quanto essa è subordinata alle filosofie dell’ateismo militante.

Don Ennio Innocenti e don Curzio Nitoglia [6] hanno evidenziato i legami del movimento con specifiche scuole teoretiche.

Del sensismo lockiano, che riduce il reale a ciò che è sperimentabile, i neo-teologi condividono il ripudio per la ricerca di Dio con gli strumenti della ragione. In tal modo rimane aperta solo la via personalistica al divino (ne parleremo più avanti), ad un passo dall’immanentismo (Deus sive natura spinoziano), dal relativismo e dall’interpretazione perennialista del fenomeno religioso (una unica e onnicomprensiva Verità è presente nell’unica Tradizione primordiale che, al di là dei veli delle differenti confessioni, agisce conferendo validità alle differenti rivelazioni e credi), una tesi del nume di molte logge anche italiane, René Guénon (1886 – 1951)

Dal criticismo illuminista kantiano che espunge la Rivelazione dal discorso teologico, imbrigliando la religione nei limiti della sola ragione, deriva una morale dettata ed imposta dalla sola coscienza, accolta con benevolenza da alcuni neo-teologi. Dal medesimo criticismo kantiano e dalpositivismo sono stati indotti ad abbracciare il metodo storico-critico del luterano Rudolf Bultmann (1884 – 1976) con. Scopo della teologia positivabultmanniana è quello di decontaminare la Scrittura da quelle che considera incrostazioni: eventi mitici (l’uomo dotto non crede ai miracoli), filosofemi non ebraici (la filosofia greca non è considerata kasher da un suo discepolo, il cardinale addetto alla cultura), interpolazioni apologetiche (il dotto ritiene che le prime comunità fossero una fabbrica di campagne pubblicitarie propaganda fide). Solo i testi, ripuliti dalle contaminazioni e resi degni di entrare a Tubinga, sarebbero in grado di svelare al lettore colto il kerigma autentico (il nucleo vero dell'annuncio cristiano); dalla Scrittura purificata inoltre si deve ripartire per ricavare dottrine e liturgie più cristiane [7].

Uno dei padri riconosciuti [8] della Nouvelle Théologie, il gesuita Pierre Teilhard de Chardin, (1881 – 1955), galvanizzato dall’evoluzionismo, elaborò una sua personalissima concezione religiosa, secondo cui asse del mondo (l’Anima mundi degli gnostici) è il Cristo cosmico, la cui funzione è analoga a quella che il panteismo attribuisce al Dio immanente. L’ordine naturale godrebbe così di una stabilità divina, di una divinizzazione filogenetica: per effetto della sua sola natura il mondo è in definitiva soprannaturalizzato in tutto ciò che è dato che ha il suo appoggio, il suo senso e la sua solidità nel Cristo.

È evidente l’incapacità di Teilhard a riconoscere la distinzione tra i due ordini, naturale e soprannaturale, tra il livello della creazione e quello della redenzione, e la sua caduta in un monismo, ora naturalistico ora soprannaturalistico. Egli vedeva non due Città ma una sola, in marcia progressiva verso la propria divinizzazione (riproposizione pseudo-cristiana dellostoricismo idealista). Per Teilhard la storia è una vicenda evolutiva che, partita della sfera inanimata (cosmo genesi), è passata alla vita e da questa alla sfera del pensiero formata dalla “coscienza collettiva” degli esseri umani (noosgenesi), per arrivare al Cristo Omega, in cui tutti saranno Dio, in una pancristificazione definitiva. Questo neo-Umanesimo teilhardiano è una cosmovisione completamente acattolica derivata dall’idealismo tedesco, giustapponendo la parola Cristo ai concetti di quella scuola. L’Universo divinizzato non ha infatti bisogno della redenzione: Teilhard pone il suo pancristismo, che dissolve la figura del Gesù storico[9] come “una nuova religione (chiamiamola una cristianità sviluppata) il cui Dio personale non sarebbe più il neolitico grande proprietario di terre dei tempi sorpassati, ma l'anima del mondo” [10]. Perfino i neo modernisti della Nouvelle Théologie, con cuiera in buoni rapporti personali, si avvidero dellognosticismo soggiacente il suo pensiero e ne presero le distanze. Dal suo punto di vista il gesuita si batteva per una riforma, la più grande dal II secolo. Di questo gli diede atto volentieri il Gran Maestro del Grand-Orient, Jacques Mitterand, dichiarando: “Teilhard de Chardin ha commesso... il delitto di Lucifero che è stato tanto rimproverato da Roma ai massoni: nella noosfera di Teilhard, massa di coscienze che avvolgono il globo, è l’uomo che sta al primo piano. Quando la coscienza raggiunge il suo apogeo, il punto Omega, l’uomo è quale lo desideriamo, libero nella carne e nello spirito. Così Teilhard ha innalzato l’uomo sull’altare e, adorandolo, non ha potuto adorare Dio” [11]. Non può destare alcuna sorpresa il fatto che nella lista dei prelati affiliati alle logge compaia il nome dell’illustre gesuita.

Ammaliati dalle sirene storiciste sono anche gli epigoni della Teologia della liberazione (Tdl), sorta in America Latina negli anni ’60, le cui tesi sono del tutto congrue con l’ideologia marxista. In comune con l’analisi marxista è centrale il concetto "oppressione" (c’è sempre un cahier de doléance o un grido di dolore che chiama i rivoluzionari a decapitare il regime in essere) e l’appiattimento della salvezza eterna che solo Dio può offrire con la liberazione terrena, opera dell’uomo grazie alla Rivoluzione. La Tdl è anche andata oltre il marxismoe perfino oltre l’idea di una "rivoluzione permanente" propria di Lev Trotsky (1879 –1940), proclamando la lotta per una "liberazione integrale", volta ad eliminare oppressioni non solo economiche, a cominciare da quelle razziali, culturali (la civiltà cristiana sarebbe colpevole di aver imbrigliato gli istinti ponendoli sotto il dominio dell’intelligenza e della volontà) e morali [12] fino a giungere alla neopagana liberazione di stampo ecologista [13]: per Leonardo Boff "al grido dei poveri dobbiamo sostituire il grido della Terra" (l’uomo come essere pericoloso per la sopravvivenza della dea Madre).

Tornando al main-stream della NT, molti sono i concetti mutuati dal pantesimo hegeliano. I segni dei tempi, scrutati per trarne indicazioni profetiche e per restare ben posizionati nel solco della storia, rivelano l’adesione alla concezione dello Spirito immanente che si invera evolvendosi nel mondo. Inoltre molte questioni vengono da taluni indagate non alla luce del Verbo divino, ma in funzione del loro collocamento nella forbice apertura-chiusura; la promozione umana scaccia nel solaio delle cose disusate la salvezza e la Grazia divina.

Derivata dall’esistenzialismo è la rappresentazione di un conflitto inesistente tra l’analisi teoretica degli aspetti divini e i segni interiori che ci richiamano alla conversione ad Deum.

L’abbaglio davanti alle luci illuminatiste che sta alle fondamenta della NT è innanzitutto fuori della storia profana e religiosa. dopo che la Massoneria aveva ristretto il regno del papa a Città del Vaticano e lo status della Religione Cattolica a quello delle altre confessioni, mentre il comunismo opprimeva ed uccideva cristiani a milioni, dopo che Lourdes e Fatima avevano ribadito la fede di sempre, la NT chiedeva non di convertire il mondo ma di lasciarsi convertire dal mondo!

A loro parziale discolpa si riconosce che il neo modernismo nasce mentre in Spagna la repubblica del Fronte Popolare, con la scusa della guerra civile, sta dispiegando in modo belluino la sua violenza anticristiana: in quel clima arroventato era più rassicurante mostrare, attraverso la ribellione al magistero, una consonanza con il pensiero progressista, ispiratore delle potenze anticattoliche (da quelle liberal-massoniche di Francia e Messico fino ai regimi comunisti polacco e sovietico) giunte in soccorso del Fronte Popolare. Il pensiero progressista appariva infatti incontrastato dominatore della cultura per gli anni a venire.

Siccome la via verso la perdizione è spaziosa e ben lastricata, i maestri della NT rigettarono non solo San Tommaso [14] ma anche il principio di non contraddizione.

La NT si poneva così in sintonia con tutte le gnosi del passato e con l’allora nascente Scuola di Francoforte: H. Marcuse (1898 –1979) lo definì un principio fascista. Per la mai smentita legge che esiste sempre un rivoluzionario più conseguente di te, il teologo della liberazione Leonardo Boff ha sancito la fine dell’egemonia del Logos, mentre il comunardo bosiano Goffredo Boselli si è limitato a mettere in guardia i cristiani dal pericolo della logocrazia (mi astengo dal commentare).


Note

[4] - Massimo Viglione, La crisi della Chiesa oggi. L’indebolimento della verità porta in mezzo agli uomini la scomparsa della santità, sito riscossa cristiana

[5] - dom Prosper Guéranger, Institutions liturgiques, Parigi 1840.

[6] - cfr.don C. Nitoglia, Pericoli per la vita sacerdotale nel nostro tempo, 22 aprile 2012 p. Julio Meinvielle, De la Càbala al progresismo, Salta 1970, ed. it. a cura di Ennio Innocenti: Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Roma 1988

[7] - Il comunardo bosiano Goffredo Boselli, nel corso del suo intervento alla settimana liturgica, ha definito il Novus Ordo una messa più cristiana, che ancora abbisogna di perfezione

[8] - de Lubac nel corso del Concilio Vaticano II definì Teilhard vero “discepolo di S. Paolo” (e l’arcivescovo di Recife Hélder Câmara (1909 –1999), gran patrocinatore della teologia della liberazione, in un gioco di specchi, esultò dicendo: “vedere de Lubac è come vedere Teilhard redivivo)

[9] - Massimo Borghesi, L’incontro tra due doni distinti, 30Giorni, novembre 2001

[10] - M. Blondel, Lettera a Leontine Zante, 1936 in Padre G.H. Duggan, S. M., The Collapse of the Church in the West; sito Monfort

[11] - René Valnève, Teilhard l’apostata, Roma 1971

[12] - ne è logica conseguenza l’appoggio della Tdl ai movimenti omosessualisti)

[13] - Gustavo Gutiérrez, Teologia della liberazione, Brescia, 2012

[14] - in Francia l’antitomismo vanta una lunga tradizione, vedasi Nicolas Malebranche (1638 – 1715) che contrapponeva Mosè ad Aristotele e Agostino “à quelque miserable commentateur d'un philosophe payen” p. N. Malebranche, De la recherche de la vérité, 1674”



3 – Gli elementi eversivi della nuova teologia

Il rifiuto luciferino della via razionale a Dio, con la conseguente adesione a filosofie mondane che distorcono la ragione, l’avventurismo esegetico che permette di estrarre dai testi scritturali arditi agganci alla cultura moderna, non poteva che produrre una teologia dalle fondamenta vacillanti.

Esaminiamo ora alcune idee-vettore di questa teologia, le quali, nella loro apparente eterogeneità, concorrono nel condurre l’adepto verso una religiosità alternativa.

1 - Rivelazione aperta

Secondo questa prima idea-vettore la realtà è un flusso dinamico in movimento, un processo dialettico generante un progresso senza fine, in cui Dio-Spirito si realizza senza mai attuarsi in pieno (viene negato l'essere per il divenire e la metafisica viene sostituita dalla Storia)[15]. Applicata alla fede, la teoria implica una concezione evoluzionistica della Rivelazione. Con due conseguenze: 

Dio, i dogmi, l’etica la Chiesa, sono tutte entità in fase di perfezionamento da reinterpretare con le categorie della cultura dominante (con le categorie del mondo).

-la Rivelazione non si è chiusa con la morte degli Apostoli, ma è tuttora in atto, si sviluppa e cresce nella storia ed è “riconoscibile nei movimenti del subcosciente e nell’evolversi della cultura, alla luce della quale il modernista interpreta ed accomoda le verità del Credo” [16].

Coerentemente i neo-teologi ritengono il Credo una cosa inutile, erronea ed ingannatrice. E questo vale per tutte le religioni. In ogni caso, per restare nel solco della storia è indispensabile aggiornare continuamente le formule di fede [17].

2 - Rivelazione personalistico-esperienziale

Secondo questa seconda idea-vettore la via per attingere alle profondità del Mistero divino non può essere intellettiva (sbarrata dal sensismo antimetafisico), ma percettiva. Non è l’analisi astratta ed oggettiva degli aspetti divini che ci porta a Dio, bensì un’appercezione sentimentale del divino, un’attenzione ai segni interiori, l’accadere di un evento. Verità vera non è dunque una conoscenza astratta, ma l’ingresso amoroso nell’abisso ineffabile del divino.

È la via personalistica, consistente in; una concezione soggettivistica della fede, che era un tenetdegli alumbrados [18] fatto proprio dai modernisti e che la NT, nonostante la condanna di Pio X, ha riproposto intatto (è infatti il vero nucleo eversivo della loro dottrina).

Con la via personalistica la fede viene ridotta all’incontro intersoggettivo atematico e dinamico di un io (il singolo fedele) con un Tu (la divinità), in assonanza con la teologia ebraico-hassidica del cabalista Martin Buber (1878 –1965). La fede cristiana, secondo cui a Dio è dovuto un rationabile obsequium[19], è svilita a sentimentalismo.

Presupposto di questa concezione è che nell’uomo vi sia una grazia innata che lo rende capace di giungere al divino con le sue sole forze. È anche la religione del divino che è nell’uomo, in quanto l’appercezione personale dello Spirito che incessantemente si evolve e si invera nel reale è possibile solo in quanto l’uomo è della Sua stessa sostanza. È la via antica ed iniziatica della gnosi e della Cabala, alcune tracce della quale si intravedono nel soggettivismo protestante: dalla dottrina del libero esame luterano discende infatti che l’anima è in contatto immediato con il divino e che quindi la coscienza è voce certa di Dio [20]. Di lì deriva anche il concetto di Deus absconditus, non conoscibile. È una spiritualità atematica e alogica, che in tema di fede comporta la scelta tra ilrelativismo agnostico e il trascendentalismo perennialista che ha l’ambizione di raccogliere in una superiore unione i differenti credi essoterici, pur permettendo la disparità nei riti.

Se lo spirito umano è il centro di tutto, svanisce ogni fondamento di un’etica oggettiva cha abbia valore universale, il principio morale delle azioni dipendendo esclusivamente dalla libera coscienza individuale, guidata dal sentimento religioso e dai calcoli della ragion pratica. È ladissoluzione non solo dell’etica cristiana ma di ogni etica. Scomparsi o messi in secondo piano il peccato originale, i Novissimi e il senso stesso del peccato, ogni atto diventa potenzialmente giustificabile. Per questo la NT in generale si disinteressa dell’etica, salvo in taluni manifestare l'avversione antilegalistica alle normative o proclamare il relativismo morale.

Un tale spiritualismo disincarnato, rischia di far scivolare gli adepti della NT non solo al di fuori della Chiesa Romana, ma anche al di fuori del cristianesimo storico, simili nelle idee agli antitrinitari (anabattisti, quaccheri, amish,ecc.) e non lontani dal panteismo delle religioni orientali e dall’esoterismo delle organizzazioni occidentali dedite alla loro importazione, come la teosofia. Se infatti la salvezza è compiuta autonomamente dalla divinità che si rivela all’uomo naturale, non sono più indispensabili il Redentore e la sua Chiesa.

In campo politico-sociale, lo spiritualismo individualista fa della religione un fatto eminentemente privato e quindi facilmente preda degli artigli del potere di questo mondo.

In campo religioso le teorie NT non possono non sfociare prima nel relativismo e in seguito nell’indifferentismo religioso. Se infatti la coscienza è istituita ad autorità suprema e se la rivelazione viene comunicata interiormente a tutti gli uomini, significa che Dio ha rivelato se stesso a tutte le religioni, ognuna delle quali possederebbe semi di verità e porterebbe autonomi mezzi di salvezza. Dunque s'inferisce che tutte le religioni esistenti vanno poste sullo stesso piano: in ogni credo esiste un pezzo di verità e, quindi, anche attraverso gli altri culti è possibile trovare la salvezza. Nessuna religione può presentarsi come padrona della verità integrale e assoluta (nulla di più lontano dall’assioma cattolico Extra Ecclesiam nulla salus).

L’ecumenismo relativista è il nocciolo della neo-fede, la luce che rischiara il cammino verso un totale rinnovamento (biblico, liturgico, pastorale) della religione preceduto dal pentimento farisaicamente autoaccusatorio e sostanzialmente apostata riguardo agli atti della Chiesa che fu. Tale neo-fede ha inizio con la riscrittura orwelliana dei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo e con il trascinare di nuovo Gesù Cristo davanti al sinedrio.

L’ecumenismo si ferma ad un passo dalperennialismo guénoniano, dalla teosofia spiritista e sincretista della garibaldina Elena Blavatsky (cui si ispirò Fogazzaro) e dall’universalismo religioso dei frequentatori del monastero laico Monte Verità (i rivoluzionari Bakunin, Marx, Lenin, Trotsky, il modernista Buonaiuti, il cabalista Buber, gli psicanalisti Jung e Fromm, le pitonesse esoteriche Besant e Bailey, l’antroposofo Rudolf Steiner) [21]. Tutte e tre le teorie riflettono l’ambizione gnostica di ricomporre in un principio unico tutte le verità e religioni, anche quelle che ad uno sguardo profano appaiono contrastanti (sta qui il motivo della lotta senza quartiere degli esoterici contro i sostenitori del principio di non contraddizione), ripristinando la conoscenza perduta della Tradizione primordiale, unica e onnicomprensiva Verità i cui frammenti sono dispersi nelle differenti rivelazioni e credi. Tutta l’umanità dovrebbe riunirsi (è riunita a sua insaputa) in una comunità trascendente pur conservando la diversità dei culti.

Ma come sempre, abbandonata la via stretta, le strade si biforcano. All’opposto dell’esoterismo gnostico si colloca il disinteresse verso il fenomenoreligioso Essendo le religioni legate ad emozioni, è errato ritenere eterni i loro insegnamenti; le dottrine tradizionali, al contrario, vanno contestualizzate relativamente al tempo storico ed alla società in cui sono stati formulate. Molte persone, influenzate da questa perdita di status della religione, hanno scelto di ignorarne del tutto le problematiche, trasbordando all’indifferentismo agnostico.

Metodi e tesi eretiche

Grazie al loro approccio sincretistico e relativista, i neo-teologi hanno tratto dalle altre fedi alcunetesi eterodosse spacciandole come pregi del cattolicesimo avanzato. Una di queste è ilmodalismo antitrinitario di Rahner, secondo cui le persone divine non sono persone, ma relazioni.

Dalle altre confessioni hanno imitato la spiritualità. In particolare il pentecostalismo, con la sua trasformazione della fede trinitaria in religiosità carismatica centrata sulloSpirito Santo, si presentava in linea con la riscoperta, da parte di de Lubac, della teologia storicista di Gioacchino da Fiore (1145 - 1202), ispiratrice di vari pensatori acattolici tra cui Hegel [22].

Alcuni epigoni della NT hanno strumentalizzato in modo ignobile la Terza Persona della Trinità, giustificando i loro abbacinamenti per le sette protestanti, le mistiche gnostiche ed ebraiche, le cosmovisioni e le sapienze asiatiche con il motto “lo Spirito Santo soffia dove vuole”. Non mancano quanti vedono in ogni novazione l’opera di un’inesistente nuova Pentecoste, di fatto facendosi apostoli di un Magistero parallelo guidato dallo Spirito che muove la Chiesa nella storia e a cui quindi si deve cieca obbedienza. Invece di portare argomentazioni razionali li vediamo blindare sotto la bandiera del profetismo le erratiche concezioni di qualsivoglia esponente della loro occulta congrega, anche quando le teorie proposte sono tra loro in antitesi (“gli uomini sono tutti cristiani, anche se non lo sanno”, “oggi nessuno è vero cristiano)”

Volendo trovare una verità, per quanto pallida (i "semi del Verbo"), in tutte le eresie, hanno ignorato gli errori ivi contenuti, non rendendosi conto che un inganno è tanto più nocivo quanto più sembra vero.

3 - dottrina kenotica

Terza idea-vettore è la dottrina kenotica. Largamente diffusa negli ambienti colti del protestantesimo ed elemento base della teologia evolutiva di Hegel, è entrata dapprima nel modernismo per poi essere riproposta da alcuni esponenti della NT, in particolare da Hans Urs von Balthasar (1905 – 1988) e da Karl Rahner (1904 – 1984). Tale teoria, dà un’interpretazione esoterica di Filippesi II, 7 (Cristo “spogliò se stesso”, ekenosen heauton), ponendola come la chiave di lettura di una nuova concezione teologica:

-Dio, per mezzo di un processo di auto-svuotamento sostanziale ed ontologico (analogo allo tzim-tzum della Cabala), avrebbe creato il mondo

- In modo analogo il Verbo nell'incarnarsi in Cristo si sarebbe spogliato per autolimitazione di alcuni attributi, allo scopo di riversarli su di noi- la Chiesa dovrebbe seguire questo supremo esempio, annichilendosi per dar vita alle altre religioni ed al mondo. Nella sua morte, abbandonata da Dio come Cristo in Croce, la Chiesa troverebbe la sua vera vita e la risurrezione.

Nella sua lotta per una "liberazione integrale", la Teologia della liberazione nella sua fase terminale si è fatta corifea di una rivoluzione culturale nella quale l’oppresso "estragga" (getti fuori da sé) la cultura dominante, dando luogo alla nascita di un uomo nuovo, internamente libero da qualsiasi condizionamento.

Pio XII nell’enciclica Sempiternus Rex Christus del 1951 condannò la dottrina kenotica come invenzione nefanda che, “riprovevole come l'opposto errore del docetismo, riduce a nome vano ed inconsistente tutto il mistero dell'Incarnazione e Redenzione” [23].

La dottrina kenotica sopravvive in una forma attenuata in coloro che fondano la scoperta del divino nell’uscire sciamanicamente da sé per andare verso il prossimo e farsi altro.


Note

[15] - M. Busi, R. De Mattei, A. Lanza, F. Peloso, Don Orione negli anni del modernismo, Milano 2002

[16] - Mons. Brunero Gherardini, La novella dello stento, ovvero la disputa sull’interpretazione del Vaticano II, sito riscossa cristiana

[17] - Obiettivo del Concilio Vaticano II, secondo le parole di Giovanni XXIII

[18] - movimento di origine giudaica che contiene tutti gli elementi principali del modernismo e della NT. Suo maggior esponente fu Juan de Valdés(1490 – 1541), secondo il quale i grandisimos secretos de Dios si possono conoscere solo in modo individuale attraverso una illuminazione che coinvolge il soggetto fino a farlo partecipare alla vita intima di Dio: il cristianesimo deve essere vissuto come “esperienza vitale”. Conseguenza necessaria è che non ha alcun senso vincolarsi ad una ortodossia, né obbedire ad un’autorità che pretenda di giudicare e governare le coscienze dei singoli credenti o di dare una sua univoca interpretazione alle Scritture. È eliminata quindi ogni mediazione tra l’uomo e Dio, non solo Chiesa e sacramenti ma anche lo stesso Cristo. I veri credenti, anche se nutrono opinioni e fedi diverse, fanno già parte di un medesimo regno. Al culmine del pensiero di Valdés sta la concezione di una "rigenerazione cristiana" "tutta spirituale e interiore", basata sul ritorno alla purezza evangelica. Il movimento fu condannato nel 1525 dall'Inquisizione spagnola.

[19] - logikē latreia (Rm 12,1)

[20] - Paolo Mariani, L'idea del mondo nuovo negli scrittori del novecento, Roma 2013

[21] - ad Ascona, in Canton Ticino

[22] - Dio si manifesta nella realtà storica tramite la rivelazione delle persone della Trinità, ognuna delle quali caratterizza un'era: dopo le età del Padre e del Figlio viviamo nell’attesa dell'età dello Spirito Santo.

[23] - anche Pavel Florenskij (1882 – 1937) e Michail Bulgakov (1891 – 1940) si riconobbero in questa dottrina di chiara derivazione buddhista)



4 - Prassi

Cosa chiedono in concreto alla Katholica i neo-teologi di ultima generazione, nelle loro due anime, storiciste e carismatiche?

Le innovazioni richieste dall’ala progressista oscillano tra l’astrazione iperuranica e velleitaria (ricentramento della religione in Cristo, abbandono delle pratiche devozioniste dal sapore pagano e di quelle liturgiche retaggio di una concezione magico-sacrale) e la discesa nel querulo (matrimonio dei preti, ordinazione delle donne, democrazia, collegialità, ecc.), non dimenticando la devoluzione ai poveri della residua ricchezza ecclesiale.

L’ala di derivazione pentecostalista anela a superare una concezione a dir loro naturalistica della Chiesa, intesa come mero apparato giuridico-organizzativo, a favore di un’immagine di comunità profetica in cui l'umano trasfigura nel divino per la presenza di Cristo e l’azione dello Spirito. La Chiesa deve essere attenta a non soffocare, ma anzi valorizzare ciò che lo Spirito suggerisce attraverso vie che potrebbero sembrare eretiche.

Per entrambe le scuole, la Chiesa deve rinascere assumendo forme diverse nei diversi luoghi del mondo, rispettandone i patrimoni ancestrali.

Ovviamente quel che resta dell’apparato non dovrebbe sprecare energie per sorvegliare l’ortodossia, bensì abbandonare l’esclusivismo (è un altro tema caro alla Massoneria) ed aprirsi ad un dialogo pan-ecumenico.

In questo quadro non trovano posto, come accennato né le formule dottrinarie, né le precettistiche morali.

Inoltre, come sosteneva il precursore Erasmo nel millecinquecento, il proselitismo, l’indottrinamento catechetico e l'apologetica sono arnesi inutili. Anziché portare la fede con lemissioni, sarebbe più cristiano avviare studi teologici sulla percezione del sacro nei singoli individui e nelle diverse civiltà.

Tattiche

Gli esponenti della NT, hanno perseguito una strategia di infiltrazione del tutto analoga a quella dei loro predecessori modernisti. Teilhard pensava che il periodo di gestazione necessario per creare la religione di domani non poteva trovare un posto migliore del tronco bimillenario della Chiesa di Roma. Per questo ad un religioso dominicano, che aveva lasciato la Chiesa ribadì che lui, al contrario, sarebbe rimasto per continuare la lotta dal di dentro.

Uguale ai modernisti, come detto più sopra, è la compattezza settaria: se qualcuno viene attaccato, anche nel caso non condividano le posizioni, non pensano mai di prendere le distanze, preferendo ergersi come un sol uomo a sua difesa.

Attitudini psicologiche e morali

Il neo-teologo dipinge la propria teologia come ripiena di spirito e vita, mentre marchia quella di sempre come vuota speculazione. Analogamente si vanta della sua spiritualità, ben distinta dal “devozionismo” del volgo e dal concettualismo e dogmatismo inculcato dalla Chiesa gerarchica.

Alcuni discendenti diretti della NT, i cattolici adulti, si profondono nel recitare in umiltà e mitezzale litanie del nuovo rosario (dialogo, incontro) unendole a parole cristiane (pace, misericordia)avulse dalla loro radice, a sostegno di tesi incongruenti con la fede o di comportamenti un tempo ritenuti peccaminosi.

Conclusione

NT e modernismo

La Nuova Teologia rispetto al modernismo si presenta esteriormente come una semi-eresia [24].

Mentre il primo movimento, con una certa dose di ingenuità, si presentava in modo aggressivo e battagliero, la NT ne ha attenuato alcuni elementi:

- il modo con cui i loro leader hanno avanzato le loro proposte di riforma è meno perentorio e più rispettoso dell’autorità. Più che come rivendicazioni, sono presentate come opzioni ragionevoli offerte per il bene della Chiesa.

- al posto del disprezzo globale verso la filosofia e la teologia Scolastica nel suo insieme, i neo teologi hanno preso di mira in modo più specifico la Seconda Scolastica (giudicata decadente anche dai più eminenti tomisti).

- rispetto al modernismo è rovesciato il giudizio sui Padri della Chiesa, non più ignoranti a causa dei tempi in cui sono vissuti, bensì fonti di dottrina Cristiana incontaminata da riscoprire (ilressourcement).

Fatte salve le diversità di orientamento segnalate, è del tutto ovvio che le tesi principali dellaNT, anche se presentate in modo più sottile e camuffato, restano pur sempre idee moderniste, sia pure quelle proprie della parte moderata del movimento.

La breccia aperta per la demolizione e sostituzione della vecchia religione

L’idea grimaldello che ha aperto il varco agli enunciati eterodossi, mai esplicitata, è la negazione della Tradizione come elemento di salvezza paritetico con Scrittura e Magistero.

Se è vera l’affermazione della NT che il cristianesimo non è solo una dottrina, è altrettanto vero che la Chiesa ha ricevuto da Gesù Cristo una dottrina [25] e che, per fronteggiare gli attacchi degli eresiarchi, ha dovuto definirla in modo sempre più preciso, quello espresso nelle formule dogmatiche.

Ora, il rifiuto dei dogmi e di ogni autorità spirituale (il dogma imporrebbe ceppi e catene, l'obbedienza ai suoi contenuti limiterebbe la libertà), è uno dei Landmark della Massoneria.

Accantonata la Tradizione e rifiutati i dogmi (cosa poteva chiedere di più l’antico Avversario?) e perfino i principi della logica, il campo è libero per lusingare i fedeli presentando le idee spurie come mezzi atti a migliorare la Chiesa.

Accanto a questi attacchi portati contro singoli punti delle mura petrine [26], vi è chi opera per sostituire in blocco la vecchia religione con una spiritualità alternativa che del cristianesimo salva le parole, ma svuotandole di significato, fino a stravolgerne il senso.

Ciò che preoccupa è che questo état d’esprit permea l’insegnamento nei seminari, l’attività delle parrocchie e le omissioni e apostasie dell’alto clero.

Preghiamo la Vincitrice di tutte le eresie, affinché cessi la tempesta che si è abbattuta sulla barca di Pietro e siano così accorciati i giorni della tribolazione.


Note

[24] - forma moderata di una dottrina eterodossa, in cui quello che c'era di vero nell’eresia vera e propria viene portato in primo piano, mentre l’errore originario viene presentato in forma attenuata o velata

[25] - a chi osa spregiare l’insegnamento dogmatico ricordiamo le parole di Gesù Cristo: “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato” (Gv. 7, 16).

[26] - la monaca agostiniana tedesca Anna Caterina Emmerich (1774 – 1824), beatificata da Giovanni Paolo II nel 2004, un giorno vide una grande basilica circondata da persone in grembiule che ne rimuovevano le pietre. Ognuna, con i suoi attrezzi era intenta a distruggere uno e un solo mattone dell’edificio.


(18/09/13 Fine quarta parte - Continua)

Oreste Sartore