I santi voti
Ogni persona è chiamata a salvarsi tramite l’osservanza dei comandamenti e la pratica delle virtù ordinarie, raggiungendo la cosiddetta perfezione essenziale. Oltre a questa, vi è però anche la perfezione integrale, raggiungibile tramite l’osservanza di virtù non comandate, solo consigliate come via migliore e più perfetta per raggiungere la santità.
L’ordine di Gesù è: “Siate perfetti come il Padre vostro celeste” (Mt.5,48). I consigli evangelici sono i mezzi indicati da Gesù con l’esempio e con la parola (per esempio nell’episodio del giovane ricco) per tendere a questa perfezione, tramite l’osservanza più profonda del quarto, sesto e settimo comandamento. I principali consigli evangelici infatti sono: l’obbedienza perfetta, la castità perpetua e la povertà volontaria.
I consigli evangelici, chiamati anche voti religiosi, costituiscono il fondamento e il centro della vita religiosa. Si chiamano infatti “religiosi” coloro che hanno emesso i voti pubblici (ovvero accettati dalla Chiesa) in un Istituto o Ordine religioso.
Chiunque vive questi voti, vive lo stato di perfezione, perché essi contrastano e sradicano le tre concupiscenze della carne (1Gv. 2,16), origine e causa di ogni peccato: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita.
Con il voto di povertà il religioso rinuncia al diritto di proprietà o al suo uso, combattendo così la concupiscenza degli occhi, da cui proviene il desiderio immoderato di possedere e la brama di beni sensibili. E sulla povertà S. Alfonso scrive: “Il religioso dona a Dio tutti i suoi beni della terra, e si contenta di vivere povero, senza possedere alcuna cosa. Il religioso rinuncia all’affetto dei parenti, degli amici e della patria, per unirsi di più a Dio. (…) Gesù in questa terra volle vivere povero, da semplice garzone di un artigiano in una povera casa, con povere vesti, con poveri cibi: “Essendo ricco si fece povero per voi, affinché per la sua povertà voi diventaste ricchi”. (II Cor. VIII, 9)"
Con il voto di castità il religioso rinuncia, oltre ovviamente ad ogni peccato contro la castità, anche a ciò che è lecito nel matrimonio, combattendo la concupiscenza della carne, ovvero la lussuria e la brama di piaceri. Papa Pio XII nell'Enciclica Sacra Virginitas scrive della castità: “L'apostolo delle genti, ispirato dallo Spirito Santo, ammonisce: «Chi non è sposato, è sollecito delle cose di Dio, del modo di piacere a Lui... E la donna non sposata e vergine pensa alle cose di Dio per essere santa di corpo e di spirito» (1 Cor 7, 32.34). Ecco lo scopo principale, la prima ragione della verginità cristiana: aspirare unicamente alle cose divine e dirigervi la mente e lo spirito; voler piacere a Dio in tutto; pensare a Lui intensamente, e consacrargli totalmente corpo e spirito.”
Infine, la superbia, ovvero la ricerca di se stessi e degli onori, è contrastata dal voto di obbedienza, tramite l’umiliazione di se stessi e del proprio volere, sottostando ai superiori ed obbedendo in tutto con gioia, senza lamento né rimorso. S. Alfonso Maria de Liguori scrive riguardo l'obbedienza: “Il religioso dona a Dio tutto se stesso, donando a Dio la propria volontà con il voto di obbedienza. Questa è la cosa a noi più cara, la propria volontà: e questa è quella che Dio più d’ogni altra cosa da noi richiede, il cuore, cioè la volontà. “Dammi, o figlio, il tuo cuore” (Prov. XXII 6, 21). Chi serve Dio nel secolo, gli donerà le cose sue, ma non se stesso; gli donerà parte, ma non tutto, perché gli donerà le robe con le elemosine, i cibi con i digiuni… Ma si riserverà sempre la propria volontà, digiunando quando vuole, pregando quando vuole ecc. Ma il religioso, donando a Dio la propria volontà, gli dona se stesso, e gli dona tutto, donandogli non solo i frutti della pianta, ma la pianta stessa. Onde dopo ciò può dirgli con verità: “Signore, avendovi data la mia volontà, non ho più che darvi”.
Per poter entrare nella vita religiosa, in cui si praticano pubblicamente i consigli evangelici, è necessaria la chiamata di Dio, che dà le disposizioni necessarie per seguire fedelmente i consigli. Alla chiamata di Dio segue la chiamata della Chiesa, accettando i voti del religioso, il quale da quel momento è obbligato a seguire la via scelta per i voti emessi. Chi è chiamato e segue fedelmente la vocazione, raggiungerà una grande perfezione sulla terra e avrà una gloria speciale in cielo.
Elisa Carminati