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Onora il padre e la madre

Che ci ordina il quarto Comandamento? Il quarto Comandamento ci ordina di amare, rispettare e ubbidire i genitori e chiunque ha potestà sopra di noi, cioè i nostri superiori in autorità.

I primi tre Comandamenti impongono l'amore verso Dio; i seguenti invece impongono l'amore verso il prossimo, a cominciare da quelli che ci sono più prossimi, ovvero i genitori e i superiori.

Dopo Dio, i genitori sono i nostri primi benefattori. Siamo il frutto del loro amore e sacrificio. Dobbiamo quindi amarli con un amore interno, fatto di stima, di affetto, di desiderio del loro bene, di preghiera; e con un amore esterno, che comporta aiuto nei loro bisogni materiali e spirituali, confortandoli, compatendoli, assistendoli nelle malattie come nella vecchiaia e nella morte, e suffragandoli dopo la loro morte.

Il Vangelo di San Luca riassume tutta la vita che il Salvatore trascorse con i suoi santi genitori con queste poche e sublimi parole: stava ad essi soggetto. L'amore comporta il rispetto; il rispetto esige obbedienza. I genitori hanno ricevuto da Dio autorità sui figli, e sono i suoi rappresentanti. I figli devono obbedire in tutto ai genitori, eccetto quando i loro ordini sono cattivi o quando volgono ad impedire ai figli di compiere il progetto che Dio ha riserbato su di loro.

L'onore che è riservato ai genitori deve pure comprendere i superiori ecclesiastici e civili, per l'autorità che hanno da Dio.

Il quarto Comandamento non riguarda solo i figli: prescrive ai genitori i loro doveri verso la loro prole, perché diano loro un'educazione religiosa e civile conveniente; ordina ai superiori civili di guidare la società di cui sono a capo nel fare il bene.

RIFLETTO:

Gesù è il modello perfetto dell'obbedienza dei figli verso i genitori. Egli che è Dio, infinitamente più sapiente e potente di ogni creatura volle essere soggetto in tutto a Maria santissima e a san Giuseppe. Per insegnarci però che anche i figli sono tenuti ad obbedire innanzitutto al volere di Dio, all'età di dodici anni Gesù si fermò a Gerusalemme, e quando i suoi genitori gli chiesero spiegazioni, rispose che prima di tutto doveva occuparsi di ciò che riguarda l'onore e la gloria di Dio.

Che ci proibisce il quarto Comandamento? Il quarto Comandamento ci proibisce di offendere i genitori e i superiori in autorità e di disobbedirli.

L'offesa è la negazione dell'onore e la disobbedienza è la negazione dell'amore e dell'obbedienza: perciò, il quarto Comandamento proibisce implicitamente di offendere e disobbedire ai nostri genitori e superiori.

Perché dobbiamo obbedire ai superiori in autorità? Dobbiamo obbedire ai superiori in autorità perché “non c'è potestà se non da Dio; pertanto chi resiste alla potestà resiste all'ordinamento di Dio” (Rom 13,1-2).

Il motivo che deve indurci ad onorare ed obbedire i genitori è l'origine divina della loro autorità.

Dio ha creato l'uomo come membro di una società. Innanzitutto, l'uomo è bisognoso di una società famigliare, che però non è sufficiente a soddisfare tutte le necessità dell'individuo. La famiglia trova il suo complemento naturale nella società civile e quello soprannaturale nella Chiesa. Senza la società civile e politica non è possibile raggiungere il fine del benessere comune; senza la società religiosa della Chiesa non è possibile conseguire il fine naturale della salvezza eterna.

Perciò tanto l'autorità civile quanto quella religiosa sono volute da Dio, e si deve loro onore, rispetto, obbedienza, anche se chi è rivestito di autorità non ne è degno. L'obbedienza è sempre dovuta eccetto quando l'autorità comanda cose ingiuste, o quando non sia legittima nel momento in cui usurpa il potere.

L'amore è l'obbligo fondamentale che i genitori hanno verso i figli; da esso sorgono tutti gli altri doveri (come la cura della vita, della salute, dello sviluppo dei figli e l'educazione).

L'autorità civile ha l'obbligo, in primo luogo, di provvedere al bene comune: essa deve pertanto, con tutti i mezzi, tener lontani tutti i mali dalla società, promuovere il bene, proteggere la religione e la moralità, avere cura di distribuire equamente diritti e doveri, eseguire le leggi senza riguardi personali, conferire le pubbliche cariche soltanto a persone idonee allontanando le inette.

ESEMPIO:

Nel 1640 un parroco della diocesi di Bisanzio avvertì caritatevolmente i genitori di due giovani dissoluti, perché richiamassero i loro figli sulla via dell'onestà. I genitori non fecero alcun conto delle sue parole, anzi la madre rispose arrogantemente al parroco di badare ai fatti suoi. La domenica in chiesa il buon sacerdote tenne una predica sugli obblighi dei genitori verso i figli; la donna dei due giovani dissoluti si inviperì maggiormente e disse ogni male contro il sacerdote. Il castigo di Dio non si fece attendere e fu terribile: i due giovani morirono fulminati insieme con la madre durante un temporale.


Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X