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I profeti di sventura avevano ragione

Son trascorsi oltre 50 anni dall’indizione e dalla conclusione del “Latrocinium Vaticanum II”, durante i quali doveva verificarsi l’attesa “nuova Pentecoste” e un folata di “aria fresca” nella Chiesa e nel mondo; una palingenesi, cioè, delle menti, dei cuori, della politica, della cultura, dell’economìa, a fulgido coronamento delle magnifiche sorti e progressive della società umana.  

Almeno questa era la finalità del Concilio che Giovanni XXIII intravedeva, con un senso antistorico dell’ottimismo talmente astratto, vuoto, candido, tracimante e tanto generoso quanto incauto, da indurlo a polemizzare, con documento ufficiale, con quanti andavano predicendo tempi oscuri, danni, lesioni, devianze dogmatiche e scollamento della comunità cattolica quali nefaste conseguenze del Concilio.

Eh sì, perché, scriveva Papa Roncalli, alla solenne apertura del concilio, che “ci feriscono talora l’orecchio insinuazioni di anime, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita, e come se al tempo dei Concilî Ecumenici precedenti tutto procedesse in pienezza di trionfo dell’idea e della vita cristiana, e della giusta libertà religiosa. Ma a noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura che annunziano eventi sempre infausti, quasi sovrastanti la fine del mondo . . . . Sempre la Chiesa si è opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Al giorno d’oggi, tuttavìa, la Sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto della severità: essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della sua dottrina piuttosto che con la condanna. Non già che manchino dottrine fallaci, opinioni, concetti pericolosi da cui premunirsi e da dissipare; ma essi sono così evidentemente in contrasto con la retta norma dell’onestà, ed hanno dato frutti così esiziali, che ormai gli uomini da se stessi, oggi sembra che sìano propensi a condannarli, ed in specie quei costumi di vita, che disprezzano Dio e la sua legge, l’eccessiva fiducia nei progressi della tecnica, il benessere fondato esclusivamente sui comodi della vita. Sempre più essi si convincono del massimo valore della dignità della persona umana e del suo perfezionamento e dell’impegno che ciò esige. Ciò che più conta, l’esperienza ha loro appreso che la violenza inflitta altrui, la potenza delle armi, il predominio politico non giovano affatto per una felice soluzione dei gravi problemi che li travagliano” (Gaudet Mater Ecclesia - 11 ottobre 1962). 

Questo è il pensiero di Giovanni XXIII, un miscuglio di ottimismo e fiducia che sembra mutuato dal “Contratto sociale” del filosofastro Rousseau, nel qual miscuglio entra, nascosto ingrediente, una abbondante dose di neopelagianesimo che disegna l’umanità “buona” di per sé, capace di indirizzarsi da sola verso le mète solari della pace e dell’etica nella prospettiva di novella età aurea. 
   
Questo era il pensiero, questa era la certezza, questi erano i presupposti su cui Giovanni XXIII, ‘his fretus’, bollando le prudenti voci di dissenso col marchio di profeti di sventura e armeggioni del catastrofismo nostradamico, pensò di indire il pastorale CV2. 
   
Che cosa è avvenuto, allora, in questi  anni di conciliarismo, in questi ultimi anni di storia mondiale? 
L’umanità si è avviata verso i luminosi traguardi che, per automatismo e per atto dovuto, Papa Roncalli affermava prossimi, deridendo chi, invece, tenendo per certo essere l’uomo corrotto dal verme del peccato originale e quindi tendente al male se non soccorso dalla virtù divina, prevedeva un percorso opposto? 
Vediamo. 

La seconda metà del secolo XX e il segmento iniziale del XXI sono caratterizzati da guerre che, datando ad es. dal 1962 – invasione di Cuba da parte degli USA – si son susseguite senza soluzione alcuna di continuità fino ad oggi. 
Chi volesse aver chiaro il corposo catalogo cronologico non ha che da entrare in rete, con la voce “Guerre del 900” , dove leggerebbe di conflitti epocali: Vietnam, Iran, Iraq, Kuwait, Nigeria, Congo, Somalia, Afghanistan, Libano, Falkland, Panama, Balcani, Ucraina, Cecenia, Libia, Egitto, Sudan, e dove, allargando la ricerca, arriverebbe ai massicci odierni flussi invasori, provenienti da nazioni a maggioranza islamica, promossi e gestiti dagli gnomi della finanza NOM, con l’appendice del terrorismo di Al Qaeda (Torri Gemelle) o del suo gene mutante: il “califfato” Isis (Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Ankara, Nizza).

Non ci sembra proprio che gli uomini di questo spazio di tempo abbiano appreso dall’esperienza, e dalla storia, a rifuggire la guerra o il terrore, anzi, ne usano quale esclusivo strumento di ragione. Dal che non sappiamo se sia, la storia, una pessima maestra di vita o, invece sìano pessimi i suoi alunni. 
A noi sembra che, in tal senso – absit iniuria verbis – , non proprio scolaro attento ai suoi insegnamenti sia stato Giovanni XXIII quando formulava queste vaporose certezze.  

Sempre sull’onda del suo ottimismo irenico ed astratto, Roncalli attestava un’era, quella a lui contemporanea e la successiva, in cui gli uomini, forniti di conoscenze luminose, avrebbero da soli – oh, sì – sconfitto e condannato l’errore perché propensi alla verità. Da soli, senza l’aiuto di Dio. 
Pertanto, niente più scomuniche, interdetti, anatemi, censure, richiami, strumenti del rigore, ritenuti dalla nuova visione pastorale solo fondigli di anticaglie di una Chiesa avvolta in sé e di un Magistero più attento alle ‘cose di lassù’ e meno a quelle di quaggiù, di una Chiesa, insomma, troppo dogmatica e niente pastorale, troppo teocentrica e poco antropologica,  troppo pulita e niente puzzo di pecora. 
E, allora, basta fermezza ma solo la panacea della misericordia che tanto “bene” ha prodotto in questi 55 anni. 
E vediamolo, questo bene. 

Stando alle cifre che di volta in volta sono state fornite, dal 1963 ad oggi s’è verificata un’emorragìa di abbandoni vocazionali di portata colossale:  dal 1963 al 2005 oltre 140.000 di soli religiosi che si aggiungono ai 13.000 del quadriennio 2008-2012. 
Non conosciamo ancora i numeri relativi agli ultimi anni ma, stando alle cifre relative ai cosiddetti “sbattezzi” – decine di migliaia in Italia - e alle apostasìe – milioni nel mondo -  la fuga dalla Chiesa s’è fatta esodo biblico inarrestabile, una “fiumana ove ‘l mar non ha vanto” (Inf. II, 108). 
La fonte non sospetta del megafono modernista ‘Vatican Insider’, citato in ‘La Verità’ 22/3/2017, rivela che, negli ultimi due anni, 9 milioni di persone, in Brasile, hanno abbandonato il cattolicesimo intruppandosi nelle sètte pentecostali ed evangeliche.  Fenomeno analogo in Germania dove a, causa del concordato fiscale Stato-Chiesa, migliaia di cattolici hanno deciso di sottrarsi al giogo del balzello, abiurando alla fede. 

Riguardo all’errore, curato con la tisana della misericordia, si può dire che questo, lungi dall’essersi estinto, si è vieppiù fatto robusto e tronfio di baldanza. 
La Chiesa del rigore, quella anteconciliare, al minimo sentore di eresìa o di devianza, amministrava, con tempestività, la giusta repressione attenta a che nell’ovile non penetrasse il lupo travestito da agnello. Seminari, Università, stampa, scuole, oratori e parrocchie erano, al primo allarme, immediatamente bonificati dalla presenza di docenti, redattori e catechisti  “irregolari”. 
Ma, poi, l’avvento della “misericordia” roncalliana, delle riforme di Paolo VI – Messa, dogmatica, liturgia – delle aperture culturali di Ratzinger e del defunto cardinal Martini -  “cattedre dei non credenti” e “il cortile dei gentili” – hanno spalancato le porte all’ingresso di docenti atei, neognostici, neopagani, darwinisti, comunisti, sodomiti che hanno seminato, e seminano, la zizzania del “dubbio”  col risultato di avvelenare gregge e pastori. 
Il relativismo regna sovrano.

E non passiamo sotto silenzio il dilagare della piaga della pedofilìa laica e religiosa, crimine che grida vendetta al cospetto di Dio, la cui diffusione trova la sua origine nella riforma dei seminarî, trasformati in ostelli dove si entra e si esce ad libitum, nell’abbandono della talare che, nel distinguere l’uomo consacrato dalla massa, gli impediva la frequentazione di luoghi mondani (vedi: discoteche, club privati, angiporti).  Sicché non meraviglia, seppur indigna, che sempre più frequentemente preti, o religiosi, annuncino, addirittura dall’altare, relazioni adulterine o sodomitiche con l’epilogo degli applausi beoti dei beoti fedeli e il subdolo, demoniaco sostegno della stampa, laica e cattolica.
   
Il divorzio, istituzione presente in tutte le nazioni è diventato pratica legale anche in Italia. E con il divorzio s’è frantumato il modello della famiglia con la comparsa delle coppie di fatto e coppie omosessuali. 
Sull’onda del movimento femminista mondiale, e col patrocinio delle massonerie e dei partiti radicali, legalizzato anche l’aborto nei confronti del quale, complice è stato l’atteggiamento dell’episcopato se è vero che in Germania, associazioni di volontariato ‘cattoliche’ svolgono opera di assistenza nelle cliniche abortiste, quelle cliniche davanti a cui molti giovani recitano il Santo Rosario ma contro i quali si è scagliato il disprezzo del Segretario CEI, Mons. Nunzio Galantino, che li ha definiti “giovani dal volto inespressivo”.
    
E, come se non bastasse, ecco l’utero in affitto, pratica simoniaca che commercia la sacralità della vita di esseri fatti a immagine e somiglianza di Dio Creatore. 

La droga, che molto tempo fa si spacciava clandestinamente, ora scorre come un fiume in piena, alla luce del giorno, sostenuta da ideologìe e gruppi che ne chiedono la libera circolazione. 
    
L’uomo, quello roncalliano che sa dirigere la storia verso mète luminose, si è ritagliato il faustiano ruolo di giudice unico della vita e della morte arrogandosi il diritto di decidere chi far nascere e chi far morire, sicché, oltre all’infanticidio in grembo sta affermandosi, col sostegno delle solite, criminali associazioni liberiste e libertarie, il diritto alla buona morte, l’eutanasìa, già legale in alcuni stati.
    
Il sistema massmediatico, da parte sua, costruisce e dirige “stati d’animo” e “stati culturali” con che le società, indistintamente, vengono manovrate da una cabina di regìa di marca massonico/finanziaria. 
Lo scopo è quello di far crescere un’umanità slombata e amorfa, stordita dal telefonino ultrafunzionale,  desiderosa di apparire, facile quindi a dominare dall’occhiuto Superiore Incognito. 
Ecco allora l’industria del sesso, del divertimento assordante, dello sballo estenuato, dello sbraco morale, della trasgressione esposta, negli spettacoli televisivi e cinematografici, come stile di vita nel vortice di una musica alienante e di una pubblicità eversiva e lusinghevole. 
E come non indicare il mondo della ‘rete’, nei cui meandri e nei cui labirintici gangli si esercita l’azione satanica delle più aberranti e losche manovre come adescamento, truffe, volgarità, plagio?
   
Insomma, avevano torto quei profeti di sventura che temevano il CV2 il cui abbraccio alla cultura mondana innescava la miccia che avrebbe fatto esplodere la Chiesa degli uomini?   
   
Se è vero che il ’68 ha segnato la rivoluzione della società “incivile”, il CV2 è stato – parola di Ratzinger ! – il 1789 della Chiesa e il documento ‘Gaudium et Spes’ il vero ‘Antisyllabus” (J. Ratzinger: Principles of catholic theology – San Francisco, Ignatius Press 1987, pag. 381/2). 
   
I risultati lo confermano. L’albero conciliare ha dato i suoi frutti tossici e noi li abbiamo conosciuti e denunciati.

 

L.P. (unavox.it)




Nota: curioso a dirsi: ma chi, leggendo Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e tutta la compagine dei profeti, non ha constatato che i loro annunci sono, in ampia maggioranza, forti moniti di sventura? 
E profeti di sventura non sarebbero anche Gesù apparso a Santa Maria Alacoque e a Santa Faustina Kowalska, o la Vergine de La Salette, di Lourdes, di Fatima, de Le Tre Fontane, o San Pio da Pietrelcina il quale, all’annuncio dell’apertura del CV2, pare abbia osservato: “Che lo chiudano sùbito!”? 
Guarda caso, le sventure annunciate dai profeti e dalla Vergine, si son puntualmente abbattute sull’umanità ad onta dell’ottimismo derisorio di Giovanni XXIII che presagiva ed auspicava gioachimite ere dello Spirito Santo, novelle primavere e balsamiche, fresche arie etesie.