Per combattere gli innumerevoli errori del modernismo, il sommo pontefice Leone XIII tentò di difendere con parole e fatti specialmente il campo biblico, ma ciò non bastò: i modernisti, fingendo massimo rispetto e grande umiltà, stravolsero le parole del Papa a loro favore e fecero credere che gli atti di Leone XIII fossero indirizzati ad altri.
Per questo motivo, il Santo Padre Pio X prese ulteriori rimedi, ancora più efficaci, facendo appello alla vigilanza, diligenza e perseveranza dei Vescovi, dei pastori di anime, degli educatori e dei superiori maggiori di Istituti religiosi.
Vediamo dunque quali soluzioni S. Pio X decise di attuare.
Innanzitutto, riguardo lo studio della filosofia e della teologia nei seminari, il Santo Padre ordinò che fosse posta la filosofia scolastica come fondamento degli studi sacri, con una sola eccezione (come disse anche Leone XIII): se vi fosse stata qualche cosa insegnata dagli scolastici con eccessiva superficialità o che non concordasse con gli insegnamenti certi della Chiesa, in tal caso la filosofia scolastica non deve essere applicata.
Pio X mise come punto di riferimento per lo studio della filosofia scolastica quella pervenuta direttamente da S. Tommaso d'Aquino: tutto ciò che venne stabilito da questo Santo Predecessore deve rimanere in vigore integralmente, deve essere strettamente osservato da tutti. Il comando che la filosofia di S. Tommaso fosse studiata e applicata, S. Pio X lo estese e lo affidò come dovere ai Vescovi affinché vigilassero sui Seminari e anche a tutti i Superiori degli Ordini Religiosi.
Pio X mise in guardia la Chiesa: l'allontanamento dall'Aquinate, specialmente in materia metafisica, avrebbe recato un danno gravissimo. Per questo motivo, si adoperò affinché tutti i seminaristi divenissero sacerdoti amanti della Teologia tomistica.
Leone XIII scrisse: “Nella grande e molteplice quantità di materie che vengono offerte alla mente bramosa di verità, tutti sanno che la sacra Teologia giustamente rivendica il primo posto, così che, come recita un detto antico dei sapienti, le altre scienze e arti hanno il compito di favorirla e di servirla come ancella”.
Tuttavia, il Santo Padre Pio X non vietò di insegnare la teologia positiva, purché si rispettasse la condizione di illustrarla sapientemente secondo criteri e norme cattoliche, che non contrastassero il rispetto alla Tradizione, ai Padri e al magistero ecclesiastico; inoltre, la teologia positiva non deve essere studiata in modo che la scolastica ne sia deteriorata o addirittura disprezzata.
Per quanto riguarda lo studio nei seminari delle scienze naturali, il Santo Padre approvò che fossero studiate con interesse, ma a condizione che questo interesse non divenisse un ostacolo allo studio fondamentale della teologia, o che, peggio, insinuasse errori e teorie contrarie all'insegnamento cattolico. Tali furono infatti le parole del Santo Padre: “Dedicatevi attivamente allo studio delle scienze naturali: genere nel quale le ingegnose invenzioni e i loro audaci impieghi dei nostri tempi sono giustamente ammirati dai contemporanei, così che i posteri avranno per essi perpetua lode ed encomio. (…) Nei nostri tempi, quanto più fervono gli studi delle scienze naturali, tanto più perdono interesse le discipline più severe e più alte: alcune infatti sono poste in dimenticanza, altre sono trattate con poca cura e leggerezza e, ciò che è indegno, perduto lo splendore della primitiva dignità, sono deturpate da prave teorie e da enormi errori”.
A queste precise direttive, devono corrispondere fedeli Superiori e insegnanti delle università cattoliche. E' fondamentale, disse S. Pio X, che tali persone siano scelte con massima attenzione. Chiunque sia affascinato dalle teorie del modernismo deve essere, senza riguardi, allontanato sia dalla direzione che dall'insegnamento; se già avesse avuto tali incarichi, deve essere immediatamente rimosso. Allo stesso modo bisogna agire con tutti coloro che in segreto o apertamente favoriscono il modernismo: o lodando i modernisti e scusandone le colpe, o criticando la Scolastica e i Padri e il magistero ecclesiastico, o rifiutando l'obbedienza all'autorità ecclesiastica; lo stesso vale anche per chi cerca novità nel campo storico, archeologico o biblico, o anche per chi trascura le scienze sacre o preferisce le scienze profane.
Anche per quanto riguarda i candidati al sacerdozio, S. Pio X pose delle precise regole con le quali esaminarli attentamente: assolutamente da evitare chiunque ami le novità, per non cadere in superbia. La laurea in teologia deve essere data a chi avrà compiuto il corso di filosofia scolastica, altrimenti tale laurea è nulla. Gli studi devono essere eseguiti esclusivamente nelle Università cattoliche, non in quelle civili. Tali regole devono essere osservate dai Vescovi preposti alla direzione di tali Università.
Il Santo Padre si espresse anche riguardo alla condanna dei libri pericolosi. E' dovere dei Vescovi impedire che i libri intrisi di modernismo vengano letti o vengano pubblicati se ancora inediti. Così come qualsiasi libro, giornale, periodico di tal genere deve essere proibito sia nei seminari sia nelle Università, poiché sono estremamente nocivi alle radici stesse della cristianità.
Da evitare anche i libri scritti da autori che, nonostante la loro buona fama e la loro buona fede, sono ignoranti di teologia e imbevuti di filosofia moderna: tali libri sono ancora più pericolosi, perché trascinano senza accorgersi al modernismo. Ogni Vescovo ha dunque il dovere di fare la sua parte e spendere le sue energie nella condanna delle letture nefaste, così come già prescriveva Leone XIII: “Gli Ordinari, anche in qualità di delegati della Sede Apostolica, si adoperino a proibire e condannare i libri e altri scritti nocivi pubblicati o diffusi nella loro diocesi, e a toglierli dalle mani dei fedeli”.
Non basta dunque impedirne la lettura, ma persino la stampa. Poiché il Vescovo, data la mole delle pubblicazioni, non può da solo conoscere tutto preventivamente, in tutte le diocesi devono essere nominati del Censori d'ufficio per l'esame degli scritti. Ad essi sarà affidato l'incarico di esaminare, secondo gli articoli XLI e XLII della Costituzione Officiorum, ciò che ha bisogno di licenza per essere pubblicato. Una volta che il Censore avrà dato per iscritto la sua sentenza favorevole, il Vescovo procederà con l'Imprimatur preceduto dalla formula Nihil obstat e dal nome del Censore. Per la scelta dei Censori, devono essere il Superiore provinciale o, se si tratta di Roma, il Superiore generale a testimoniare secondo coscienza dei costumi, della scienza e dell'integrità della dottrina dell'eligendo.
I membri del clero regolare possono dirigere riviste o giornali con la preventiva autorizzazione dell'Ordinario, ma i Vescovi devono assicurarsi che le pubblicazioni siano prive di qualunque ombra di modernismo; se vi fosse qualcosa di infetto, i Vescovi ammoniscano i sacerdoti e proibiscano loro di scrivere. Anche in questo caso, se non è il Vescovo è bene che vi sia un Censore che faccia attenzione a tutto ciò che viene scritto.
Per quanto riguarda i congressi sacerdotali, S. Pio X stabilì che i Vescovi ne avrebbero vietato la partecipazione ai sacerdoti se non in casi gravissimi, a condizione che l'argomento trattato non fosse di pertinenza dei Vescovi o della Sede Apostolica. A tali congressi e pubblici convegni è vietato avanzare proposte o richieste che implichino l'usurpazione della sacra potestà; è vietato menzionare qualsiasi cosa sia inerente al modernismo, presbiterianesimo o laicismo. A tali convegni possono partecipare esclusivamente i sacerdoti autorizzati dai Vescovi, e devono partecipare tenendo a mente le parole di Leone XIII: “I sacerdoti abbiano come cosa sacra l'autorità dei loro Pastori”.
Per accertarsi che tutti i suoi comandi venissero osservati da ogni Vescovo, il Santo Padre ordinò che – come i Vescovi dell'Umbria stabilirono nel 1849 – fossero stabiliti dei Consigli di Vigilanza che curassero ogni singola diocesi. I membri del Consiglio sarebbero stati scelti secondo le regole già prescritte per la scelta dei Censori dei libri; inoltre, avranno l'obbligo di riunirsi ogni due mesi, alla presenza del Vescovo, con l'obbligo del segreto. I Consiglieri dovranno esaminare sia i libri sia gli insegnamenti per evitare qualunque traccia di modernismo; dovranno inoltre, con prudenza, prontezza ed efficacia, prescrivere tutto ciò che ritengono necessario per l'incolumità del clero e della gioventù. La loro guida siano ancora le parole di papa Leone XIII: “Non si può approvare nelle pubblicazioni cattoliche un linguaggio che, ispiratosi a malsane novità, sembri deridere le pietà dei fedeli e parli di nuovi orientamenti della vita cristiana, di nuove direttive della Chiesa, di nuove aspirazioni dell'anima moderna, di nuova vocazione sociale del clero, di un nuovo umanesimo cristiano e di altre novità del genere”.
Tali novità non devono riguardare né libri, né le cattedre, ma neppure periodici, quotidiani o libri nei quali si tratta delle pie tradizioni dei luoghi o delle Sacre Reliquie, per evitare che tali argomenti siano affrontati con disprezzo o ironicamente, basandosi su opinioni pregiudicate. Specie nei riguardi delle Sacre Reliquie, se il Vescovo viene a conoscenza di Reliquie false o ritenute autentiche ma senza le sicure argomentazioni, si tenga conto del decreto del 1896 emanato dalla Congregazione delle Indulgenze e Sacre Reliquie: “Le Reliquie antiche sono da conservarsi nella venerazione che ebbero finora, fuorché nei casi particolari in cui si abbiano argomenti certi che sono false o supposte”. Per ciò che riguarda le pie tradizioni, è necessario che non sia permesso raccontarle nei libri se non con la dovuta cautela, e premettendo la dichiarazione prescritta di papa Urbano VIII; e anche dopo questo, pur non ammettendo la verità del fatto, non si impedisce di credervi, perché tale fede gode di una tradizione confermata da attendibili testimoni e documenti. Infatti, il culto di qualsiasi Apparizione, per quanto riguarda il fatto stesso, lo si chiama relativo, perché ha implicita la condizione che il fatto sia vero; quando invece è dichiarato assoluto si fonda sempre sulla verità perché è diretto dai Santi che sono onorati.
Infine, il Sommo Pontefice prescrisse a tutti i Vescovi e a tutti i Superiori di Ordini Religiosi di riferire alla Sede Apostolica, con diligente e giurata esposizione, su quanto si prescrive in essa, e sulle dottrine che circolano in mezzo al clero, specialmente nei Seminari e negli Istituti cattolici, compresi quelli esenti dall'autorità dell'ordinario.
Venerabili Fratelli,
abbiamo ritenuto che queste cose dovessero essere scritte per la salvezza di ogni credente. Gli avversari della Chiesa certamente ne abuseranno per rinnovare la vecchia calunnia in forza della quale dobbiamo passare come nemici del sapere e del progresso dell'umanità. Per contrastare tali accuse, che la storia della religione cristiana può respingere con perpetui argomenti, e per opporre qualcosa di nuovo, è nostra intenzione far sì che sorga uno speciale Istituto, nel quale, con l'aiuto dei cattolici più insigni per fama di sapienti, sia promossa la ricerca su ogni fatto di scienza e ogni genere di erudizione, sotto la guida e il magistero della verità cattolica. Dio faccia sì che possiamo dare compimento felicemente a questo disegno, assecondati dall'aiuto di tutti coloro che amano di sincero amore la Chiesa di Cristo. […]
Frattanto per Voi, Venerabili Fratelli, sull'opera e sullo zelo dei quali grandemente confidiamo, Noi imploriamo con tutto il cuore la pienezza della luce celeste affinché, in tanto pericolo per le anime a causa degli errori che si diffondono ovunque, vediate quel che si deve e si può fare, e con ogni ardore e forza vi impegniate. Vi assista con la sua virtù Gesù Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede; vi assista con la sua preghiera e il suo aiuto la Vergine Immacolata, che stronca tutte le eresie. […]
Pio PP. X
Veronica Tribbia - dal Catechismo sul modernismo secondo l’enciclica “Pascendi” di papa S. Pio X - Editrice Ichthys