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Galateo eucaristico

Un tempo si chiamava così: galateo eucaristico. Era il modo di comportarsi in chiesa di fronte al Signore. Oggi pare se ne siano perse le tracce. 

Ricordo tempo fa quando nella mia parrocchia una giovane ragazza, durante il rito della Comunione, venne rispedita al suo posto, dal Sacerdote officiante, perché indegna di ricevere il Signore, visto l’abbigliamento trasgressivo con cui si è presentata in Chiesa (scollatura vertiginosa e minigonna non più bassa dell’ombelico). Quel gesto compiuto dal Sacerdote provocò una lunga serie di malumori, chiacchiere, discussioni…C’è persino chi si è distinto nel dare addosso a quel comportamento "integralista ed eccessivamente severo": come può un prete essere così duro? 

Eppure, in quanto a durezza, di cuore e di testa, questi signori ne dovrebbero sapere, eccome... In realtà quel gesto è valso più di mille catechesi piene di parole e parole che il più delle volte paiono entrare ed uscire dalle orecchie di ascoltatori annoiati, assonnati o persino disinteressati… Nella casa del Signore ci si veste con decoro, per il semplice fatto che “un po’” di rispetto, almeno al Padre Eterno, è doveroso nonostante nella nostra società si è perso persino il significato della parola “rispetto”… Come ha giustamente ammonito un sacerdote in una delle sue omelie: "quando si entra in Chiesa si sappia che ci si presenta al cospetto di Dio".

Purtroppo a molti fedeli non passa nemmeno per l’anticamera del cervello questa santa verità; e anche nella mia parrocchia quell’aneddoto pare non avere fatto scuola: infatti, nel periodo estivo, si può facilmente notare il solito gruppetto di spudorati e sfrontati che si presenta alla Santa Messa con pantaloncini corti e infradito (i più audaci persino con indosso magliette senza maniche, praticamnete delle canottiere!) convinti forse (il caldo annebbia la mente) di recarsi in spiaggia a prendere il sole piuttosto che entrare in Chiesa e raccogliersi in preghiera… andrebbero vestiti così se decidessero di recarsi in un ristorante prestigioso? O se dovessero visitare un famoso museo? …

E che dire di quando si entra in Chiesa credendo di estraniarsi dal rumore materiale della vita quotidiana per immergersi in un salutare silenzio e ci si imbatte invece in gruppetti di fedeli che altro non sanno fare che segnalare la loro presenza con un vociare e un chiacchiericcio fastidioso che rendono impossibile qualsiasi tentativo di concentrazione? Eppure la Chiesa non è un bar dove scambiarsi opinioni, ma un luogo santo di preghiera…

Mah, tutto questo lascia perplessi e provoca tristezza: forse è proprio vero che la fede è in ritirata, qualsiasi gesto religioso viene svuotato di significato per lasciare il posto a comportamenti di routine che hanno il solo scopo di essere compiuti senza sapere il perché e il percome. Si è smarrito il senso del Sacro, si è perso il significato profondo e fondamentale della Liturgia.

Quante volte, durante la celebrazione della santa Messa, si assiste sul Presbiterio ad uno spettacolo penoso: lettori (talvolta con la camicia penzolante fuori dai pantaloni) che anche durante la Celebrazione Eucaristica vanno e vengono dalla Sacrestia, chierichetti poco disciplinati ai quali è evidente quanto non sia stato sufficientemente spiegato l’importanza anche del loro compito, organisti che strapazzano l’organo come se suonassero ad una festa folkloristica, e persino preti che, dopo una predica logorroica, ingranano una corsa contro il tempo (un vero e proprio galoppo) per terminare la Celebrazione il prima possibile e precipitarsi, così pare, a prendere il treno (di quella parte di Messa, in fondo, non importa poi niente a nessuno: cosa vuoi che sia mai la Consacrazione? è una ripetizione di formule, sempre la stessa, le solite parole, il solito memoriale…). 

Come non ricordare le parole di Mons. Maggiolini, compianto vescovo di Como – La predica; il dilagare della predica, il corso fluviale della predica. Il fare compiaciuto, capita talvolta, di chi lascia intendere: adesso tocca a me. E lì si trattano dieci temi ritornanti e martellanti di un anno; ci si lascia speso andare a rimbrotti; raramente si insiste sulla seduzione e sulla tenerezza che pure caratterizzano il mistero di Dio. [...]. Poi dovrebbe giungere il testo stabilito della liturgia. Ecco, qui si innesta una marcia in più. Tutto viene farfugliato con una fretta che lascia attoniti. Il rito dovrebbe avere la scansione di un processionale, mentre è percorso con la concitazione della Cavalcata delle Walkirie. Eppure, dietro ogni comportamento sta la fede e la cura educativa della Chiesa. Fortunatamente ci sono anche dei casi lodevoli. Ieri sera ho visitato una Parrocchia. Entro in Chiesa. tutto lindo, luccicante. Pavimento in cui ci si specchia. Luce ad intensità giusta. Tovaglie dell’altare di bucato. Non mi illudo di capire una Comunità nel tragitto fra la porta d’ingresso e il Presbiterio. Però alcune cose si possono intuire. Una cantoria con i fiocchi; osservo i chierichetti: abiti corali abbastanza simili ai camici moderni, su misura, candidi. I ragazzi, grandi e piccoli, portano addirittura i guanti. Si muovono sincronici e composti. Ci si accorge subito che dietro sta un lungo a attento lavoro formativo. Dopo la comunione vedo che la gente si raccoglie e fa il ringraziamento personale. Il Signore viene in ciascuno e ciascuno ha qualcosa da dirgli e da ascoltare. Ne concludo, disarmatamente, che il Parroco crede nella Presenza concreta di cristo nel Sacramento del suo sacrificio e anche dopo. Bella scoperta, mi si dirà. Mica tanto. Il galateo eucaristico esprime assai più che mole dichiarazioni di fede. Ci si comporta come si crede. La fede è come un raffreddore o un innamoramento: non si riesce a nasconderlo a lungo -.

Credo che il problema sia questo: c’è nostalgia di eleganza e di bellezza. Desiderio di effusione del cuore, perché lo si sente gravato dalla sofferenza e dalla solitudine. E ciò che si desidera è un incontro con il Signore Gesù compiuto con calma e con un senso di abbandono. Dove può realmente avvenire tutto cio?

Questo desiderio è finalmente esaudito assistendo alla Messa di sempre, quella comunemente detta "in rito antico". Sì, proprio quella Messa così tanto osteggiata da tanti sacerdoti e vescovi... e ciò ha dello sbalorditivo! (...e non può che indurre a riflettere sul reale stato della Chiesa al giorno d'oggi). Eppure lì la Santa Liturgia compie miracoli: ci si trova incredibilmente ai piedi della Croce, proprio dinanzi a Cristo che, di rimando, ci interpella con il suo sguardo profondo... e nel silenzio dell'adorazione e della preghiera di quella surreale atmosfera fuori dal tempo, ci si accorge di riscoprire la fede, percependo quella Presenza che ci regala conforto e tranquillità.

 

Stefano Arnoldi