La vocazione
Dio ha creato tutte le cose per il bene; tutte le cose per il sommo bene; ogni cosa per il proprio bene. Quel che è il bene di una persona, non lo è di un’altra; quello che rende felice un uomo renderebbe infelice un altro. Dio ha stabilito, a meno che non intralci i suoi piani, che io raggiunga ciò che sarà la mia somma felicità. Mi guarda individualmente, mi chiama per nome, sa quello che posso fare, quello in cui riesco meglio, conosce che cosa forma la mia felicità più grande ed intende darmela.
Dio sa quale è la mia felicità più grande, mentre io non la conosco. Non esiste una regola su quello che dà felicità e bene, perché ciò che va bene per uno non va bene per un altro. Le strade per cui si giunge alla perfezione variano moltissimo; le medicine necessarie alle nostre anime sono molto differenti una dall’altra. Ecco perché Dio ci guida per strade diverse; sappiamo che Egli vuole la nostra felicità, ma non sappiamo quale sia e non ne conosciamo la strada. Siamo ciechi; lasciati in balìa di noi stessi prenderemmo la strada sbagliata; dobbiamo lasciar fare a Lui.
Mettiamoci nelle sue mani e non ci spaventiamo se ci conduce per una strada sconosciuta, una mirabilis via, come dice la Chiesa. Siamo certi che ci guiderà bene e ci porterà non a quel che noi crediamo sia meglio, né a quel che è migliore per un altro, ma a quel che è migliore per noi.
[…] Dio era in Se stesso completezza e beatitudine; ma fu sua volontà creare un mondo per la sua gloria. Egli è onnipotente e avrebbe potuto fare tutte le cose da sé; invece è stato suo volere far sì che i suoi progetti fossero realizzati dagli esseri da Lui creati. Noi siamo stati tutti creati per la sua gloria, siamo stati creati per fare il suo volere. Io sono stato creato per fare qualche cosa o per essere qualcosa per la quale non è stato creato nessun altro; occupo un posto nei fini di Dio, nel mondo di Dio, un posto che non occupa nessun altro; sia io ricco oppure povero, disprezzato oppure stimato dall’uomo, Dio mi conosce e mi chiama per nome.
Dio mi ha creato perché Gli rendessi un particolare servizio; mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad altri. Ho la mia missione, che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell’altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo; se, però, vengo meno, Egli ne può far nascere un altro, così come può cambiare le pietre in figli di Abramo. Ciononostante ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame di parentela tra le persone. Non mi ha creato per nulla. Io farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità stando al mio posto, senza averne l’intenzione, se soltanto ne osservo i comandamenti e Lo servo nella mia vocazione.
Avrò perciò fiducia in Lui. Qualsiasi cosa e dovunque io sia, non posso mai essere buttato via. Se sono ammalato, la mia malattia può servire a Lui; se mi trovo in perplessità, la mia perplessità può servire a Lui; se sono nel dolore, il mio dolore può servire a Lui. La mia malattia, o perplessità, o dolore possono essere cause necessarie di qualche grande disegno il quale è completamente al di sopra di noi. Egli non fa nulla inutilmente; può prolungare la mia vita, può abbreviarla; sa quello che fa. Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro, e tuttavia Egli sa quello che fa.
O Adonai, o Governatore di Israele, Tu che guidasti Giuseppe come si guida un gregge, o Emanuele, o Sapienza, io do me stesso a Te; confido interamente in Te. Tu sei più saggio di me, più affezionato a me di quello che non sia io a me stesso. Degnati di attuare in me i tuoi alti progetti, qualunque essi siano; lavora in me e attraverso me. Io sono nato per servire Te, per essere tuo, per essere un tuo strumento. Fammi essere il tuo strumento cieco. Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere, ti chiedo semplicemente di essere messo all’opera.
Dal libro "Meditazioni e preghiere", Jaca Book
