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Intervista ai coniugi R., famiglia legata alla Tradizione

Intervista a cura di Elisa Carminati e di Elisabetta Tribbia

 

Come definireste la “famiglia”?

Ringraziando per averci interpellato premettiamo che la nostra famiglia è nata con due sposini che erano e sono più pratici che teorici e quindi le nostre risposte potrebbero contenere imperfezioni ed essere poco dotte e più sintetiche di quanto vi aspettavate nel formulare le domande . Iniziamo rispondendo con un quadretto che c’è vicino alla porta d’ingresso della nostra casa nel quale sta scritto: "Famiglia, dove la vita comincia e l'amore non finisce mai".  

... e qui ci si può dilungare con un po' di discorsi sul primo punto: sull’apertura alla vita, sulla necessità di collaborare con Dio alla creazione, sulla promessa matrimoniale di “accogliere tutti i figli che il Signore vi vorrà concedere, sulla necessità della famiglia tradizionale composta da un uomo e da una donna che si scambiano il loro reciproco aiuto con un progetto di vita comune. Sul secondo punto: sullo spirito di abnegazione dell’amore materno, sul fatto che senza l’Amore con la A maiuscola il nostro piccolo amore non è in grado di esprimersi, sull’eternità dell’amore che si è in grado di donare e che non avrà fine moltiplicandosi all’esterno della famiglia stessa, nonché sul fatto che se non si inizia ad imparare il vero significato di amare = sacrificio gratuito, non leggendolo sui libri, ma vivendolo sin da piccoli nelle relazioni all’interno della propria famiglia, sarà più difficile poterlo esprimere durante la vita adulta. Però crediamo che l’essenziale sia in quelle poche parole dalle quali ognuno può trarre qualche risposta vera.

La società di oggi non pensa più che i figli sono una benedizione di Dio, come insegna la Chiesa; anzi, molto spesso ci si preoccupa solo del peso economico o dei sacrifici che può procurare la nascita di un bambino. Sappiamo però che Dio assiste con la sua grazia e con la sua divina Provvidenza le famiglie, specialmente le più numerose. Avete visto realizzarsi questa verità? 

Non possiamo negare che qualche volta ci siamo chiesti come mai la Provvidenza sia stata con noi così generosa nel consegnarci anime da custodire e da aiutare a crescere! In realtà è in questo compito che la divina Provvidenza più ci assiste... Parlando invece dei beni materiali, riteniamo che non si debba vedere la Provvidenza solo tramite gli interventi straordinari ma soprattutto in quelli ordinari: le nostre famiglie di origine sono benestanti, hanno permesso ad entrambe di studiare e conseguire una laurea, ci hanno aiutato sia con i figli che nell’acquisto delle case via via più grandi mano a mano che la famiglia è cresciuta. Il lavoro non ci è mai mancato e poi gli aiuti da parte di molti amici e parenti: chi provvede a portarci i vestiti in ottime condizioni, il fruttivendolo vicino a casa che a fine settimana ci vende a cassetta con prezzi di favore, le famiglie dei compagni di scuola che ci aiutano con la logistica per gli sport pomeridiani, la zia della mamma che ci porta per Natale una busta inaspettata con qualche migliaio di Euro proprio in un momento critico con qualche rata in più da saldare. Non possiamo negarlo: all’abbondanza dei figli nel nostro caso ha corrisposto sino ad oggi l’abbondanza di aiuti.

(Al marito) Dio ha voluto che il marito fosse il capo della famiglia, e che anche la moglie fosse sottomessa alla sua autorità: “Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa.” (Efesini 5:22). Questo ruolo di guida ovviamente non è sinonimo di tirannia, come viene oggi veicolato dai nemici di Cristo, per attaccare la famiglia cristiana: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei”(Ef 5:25). Come si traduce in termini pratici l'autorità del “pater familias” cristiano? 

In realtà penso che il problema dell’autorità abbia la sua radice più profonda nella comprensione che ciascuno deve avere dei propri doveri nei confronti dell’autorità che gli sta sopra. In sintesi, in ogni azione ed in ogni disposizione che è fatta e disposta in ordine a ciò che Dio si aspetta da me come padre, gli altri membri della famiglia percepiranno l’autorevolezza: dove invece viene anteposto il mio ego non vi è un corretto uso dell’autorità. Il marchio di garanzia della figura paterna come capo della famiglia è il sacrificio ed il maggior sacrificio per un uomo è nel fare bene il proprio lavoro. Oggi come in passato la fedeltà al lavoro quotidiano ben fatto fuori casa, o i piccoli lavoretti fatti in casa con l’aiuto dei figli (penso ad esempio ad un piccolo orto, alle riparazioni/manutenzioni della casa) credo che siano il miglior tramite per trasmettere questo ordine. Oggi si tende a finire un lavoro per iniziarne un altro... conta la redditività e non il fare bene. Io penso che sia più importante il fare bene... anche se non sempre ci si riesce.

(Alla moglie) Specie le femministe, sostengono che le donne che si dedicano alla famiglia e all'educazione dei figli, anche rinunciando alla carriera, sono vittime di un retaggio bigotto del passato. Lei cosa risponde? Quale è la sua esperienza? Si sente “privata” della sua libertà? 

Ho rinunciato a tutto per fare semplicemente la mamma e la moglie: sono felice e non ho nessun rimpianto, l’ho fatto liberamente. Sono però altrettanto felice di essermi laureata in Medicina e Chirurgia; questo mi ha permesso di curare al meglio i miei figli, scegliendo personalmente quando intervenire con i farmaci o aspettare il normale decorso di guarigione dalle malattie... grande libertà e tanti pensieri in meno. Essere madre è sicuramente il dono più bello, una vera palestra dove non si finisce mai di imparare. La madre a casa è una figura fondamentale ed essenziale per un buon equilibrio familiare: vegliare sui propri figli, poterli ascoltare ed osservare, per poi meglio guidarli. E’ una vera benedizione la donna che riesce a vivere bene e serenamente in casa: porta pace e trasforma la casa in un luogo sicuro e protetto. La donna deve essere docile, dolce, paziente, umile e premurosa con il marito: tutte virtù da coltivare continuamente . Quando in casa c’è qualcosa che non va è spesso colpa della donna, e lo dico per esperienza, perché il suo stato d’animo solo quando è quieto crea armonia pace e serenità e questo immediatamente si propaga: ma non è cosa facile. La madre deve piano piano, giorno dopo giorno rinunciare sempre di più a se stessa per darsi/donarsi totalmente. Personalmente sono ancora molto lontana da questo abbandono ma sono certa che il Signore si serve della famiglia numerosa per guidarmi: sono proprio le mille rinunce , i sacrifici nascosti e le privazioni del sonno che tracciano la via di santificazione della donna e non il pensare alla propria carriera: quest’ultima normalmente fa crescere il proprio orgoglio e non aiuta ad acquisire l’umiltà. Ritengo che il ruolo della donna sia nelle retrovie e che sia il marito a dover guidare la famiglia... Ma il lavoro nelle retrovie non è meno importante, è semplicemente complementare, un qualcosa che dà forza a tutta la famiglia.

Come coltivare e preservare nella famiglia la fede e i valori cristiani in una società in cui la famiglia è così attaccata? Avete degli esempi a riguardo? 

Non vi è dubbio che la frequenza della Santa Messa domenicale e la recita del Santo Rosario quotidiano (al quale non sempre siamo fedeli) siano i mezzi privilegiati per ogni battaglia in questo senso, come non vi è dubbio che questa battaglia sia più di tipo spirituale che materiale. Però non sempre crescendo i figli rimangono fedeli a questi due binari... comunque è lì che cerchiamo di insistere e perseverare...

Soprattutto, come preservare l'integrità morale cattolica nei figli pur non isolandoli dal mondo? Ad esempio, per quanto riguarda la scuola? E come affrontare il problema di TV, internet e cellulari in famiglia? 

Il problema TV è il più semplice: si può buttare via e vivere ugualmente sereni e felici. Lo abbiamo fatto da anni e non ci manca! Internet oggi è più difficile da estromettere perché è ormai indispensabile anche per lavorare e per la gestione della famiglia, ma bisogna ridurlo al minimo. Per il cellulare l’esempio: io e mia moglie non abbiamo uno smartphone ma un vecchio cellulare a tasti senza social... preferiamo le relazioni reali (anche se oggi sono sotto attacco!!) far incontrare i figli con i loro amici, invitarli a casa, a fare una passeggiata fuori casa... vita vera e non vita virtuale, un po' il contrario della proposta dominante. Per la scuola sino ad ora siamo stati piuttosto fortunati, con scuole di paese piuttosto piccole, buone maestre, quasi sempre buoni professori. Però abbiamo constatato un rapido declino non solo con gli insegnanti più giovani ma anche nelle relazioni con le famiglie più giovani di noi, spesso peraltro famiglie ormai con un solo figlio e con genitori separati. Da quest’anno per i piccoli abbiamo optato, non senza sacrifici e dubbi, per la scuola parentale. 

Come far regnare concretamente nella vita quotidiana Gesù Cristo nella famiglia? Avete degli esempi di santi, dei modelli, dei libri che vi aiutano a mantenere “sano e salvo” il focolare domestico? 

Premesso che non consideriamo “sano e salvo” il nostro focolare ma sempre sotto attacco e con qualcuno in infermeria! Per la preghiera e meditazioni personale i più quotati sono “Imitazione di Cristo” e “Intimità Divina” (anche se quest’ultimo che ha come autore Padre Gabriele di S.M.Maddalena o.c.d. non è facilmente reperibile nella edizione “buona” del 1967 ed è stato poi completamente stravolto nelle edizioni recenti con testi moderni). Per i ragazzi i romanzi di Louis de Wohl uniscono la storicità della vita dei Santi con un po' di “azione” che per i giovani non guasta. 

La famiglia voluta da Dio si fonda sul matrimonio: perché è così importante che questa unione sia sacramentale e benedetta dalla Chiesa? Cosa ne pensate delle “nuove famiglie” di oggi (convivenze, famiglie allargate, divorzi...)?Il futuro sta nelle famiglie tradizionali? 

Non abbiamo dei dubbi che le il futuro stia nelle famiglie tradizionali, purchè restino legate alla Tradzione e aperte alla vita. Per il resto non è una questione di giudizio, semplicemente è inappropriato il termine famiglia. 

Cosa direste e che consigli dareste a dei giovani che vorrebbero servire Dio nella vita famigliare? 

Innanzi tutto chiedetevi se volete servire Dio nella vita familiare o se Dio vuole che lo serviate nella vita familiare. La vocazione, qualunque sia, comporterà innumerevoli sacrifici: è bene partire con la convinzione di rispondere alla chiamata “del principale” piuttosto che alla propria volontà, perché le nostre debolezze ci renderanno più o meno infedeli. Nelle difficoltà noi spesso chiediamo al Signore: ”ma ce li hai mandati Tu tutti questi figli... beh dacci una mano”... “ma ci hai chiamato Tu al matrimonio... beh non lasciarci soli”. Il vero problema però è un altro e non riguarda questa o quella vocazione: noi vorremmo seguire Gesù senza la croce, cercando in ogni cosa la via larga della consolazione. In realtà il problema è che “in paradiso non si va in carrozza” e siccome le croci ci saranno, è bene scegliere un buon compagno di viaggio che non ne abbia paura e che risponda alla chiamata e non alle propria volontà. Ultimo consiglio più concreto? Trovare un compagno di viaggio ben equilibrato e forte sia fisicamente che psicologicamente poichè oggi la famiglia è sotto attacco generalizzato, e quindi la gestione materiale e morale, umanamente parlando, non è impossibile ma molto difficile.