Genitori di Maria SS. e suo concepimento
La Santissima Vergine doveva secondo le profezie nascere dalla Tribù di Giuda, e dalla famiglia di Davide; cioè da quella famiglia che per tanti secoli aveva visto alcuni dei suoi discendenti sedere sul trono di Israele e poi di Giuda, alcuni dei quali furono insigni non solo per le loro gloriose imprese e per le segnalate vittorie, che riportarono sui loro nemici, ma ancora per la santità della loro vita.
Ma quando si avvicinò il tempo in cui doveva venire al mondo Colei che sarebbe stata agli occhi di Dio, degli Angeli, dei Santi e di tutti i fedeli, il più bello e il più prezioso ornamento di questa reale famiglia, essa era decaduta da ogni umano splendore, e si confondeva con quelle dei semplici pastori, e artigiani. E che ciò dovesse avvenire, l'aveva abbastanza significato Isaia in quella celebre profezia: “Uscirà una verga dal tronco di Jesse...” perché quella parola “tronco” secondo la forza della parola ebraica, come osserva san Girolamo, significa “un tronco senza ornamento di rami, o di fronde, per denotare - dice il santo Dottore - che Maria Santissima (e da Lei Gesù Cristo) doveva nascere dalla stirpe di David, allorché questa aveva già da molto tempo, dopo la schiavitù di Babilonia, perduto lo splendore, e il decoro del trono, e della corona reale”.
Il che si scorge essere del tutto conforme alla mirabile economia dell’Incarnazione del divin Verbo. Infatti, siccome Gesù Cristo doveva venire al mondo qual medico onnipotente per risanare le mortali piaghe fatte all'uomo per il peccato, fra le quali la più pericolosa, la più profonda e la più difficile a curarsi è quella della superbia, così Egli volle nascere non da parenti ricchi e potenti e ragguardevoli per quelle prerogative che fomentano l'umana superbia, ma nella povertà, nell'oscurità e nell'abiezione.
Maria Santissima era stata ab eterno destinata ad essere la Madre del Redentore, e a rassomigliarsi a Lui più che ogni altra creatura; perciò dovette nascere nel tempo in cui la sua nobilissima famiglia, privata di ogni umano lustro e splendore, giacesse tra il volgo come dimenticata e negletta. E certamente è cosa per noi molto più utile il saper questo, per poi imparare a disprezzare le terrene grandezze e a distaccare il nostro cuore da ciò che il cieco mondo stima così tanto, e cerca così avidamente, cioè le ricchezze e gli onori, piuttosto che investigare curiosamente i nomi, la patria e altre simili circostanze riguardanti la genealogia della Santissima Vergine.
Perché vi sono alcuni, i quali volendo sapere più di quello che è necessario sapere, vanno con eccessiva e vana curiosità ricercando qual fosse il padre e quale la madre di Maria. Ma invano si cerca ciò che l’Evangelista ha giudicato superfluo di narrarci. Se una tale notizia fosse stata a noi necessaria, un così nobile storico non l'avrebbe sicuramente passata sotto silenzio. Questo è il costume dei sacri Scrittori, che siccome essi non dicono mai cosa che ci possa nuocere, così anche tralasciano tutto ciò che non ci è utile di sapere.
Ci basti dunque conoscere che i felicissimi e beatissimi genitori della Santissima Vergine fossero S.Gioacchino e S.Anna, i quali coi loro nomi significano la sorte destinata loro dal Cielo; Gioacchino infatti vuol dire “Preparazione del Signore” e Anna “Grazia del Signore”. Essi erano originari di Betlemme, ma si crede che avessero fissata la loro dimora nella piccola città di Nazareth, nella Galilea, luogo assai conveniente alle esigue loro sostanze, e proporzionato a quell’umiltà che risplendeva in tutte le circostanze della loro vita, quanto disprezzabile agli occhi degli uomini carnali e mondani, ma tanto stimabile secondo le massime infallibili della Fede.
A Nazareth dunque S.Gioacchino e S.Anna furono gli strumenti dei quali si avvalse la divina Onnipotenza per dar l’essere alla Santissima Vergine, sotto il regno della Giudea di Erode, detto il Grande, e sotto il governo del Romano Impero di Cesare Augusto.
Di questo felice concepimento di Maria (il quale da molti si vuole non essere avvenuto senza miracolo, poiché S.Gioacchino e S.Anna avevano per molti anni portato il peso della sterilità) si rallegra la santa Chiesa, che in esso vede la formazione della creatura più santa che sia stata sopra la Terra e una delle più prossime disposizioni all'incarnazione del Verbo, la quale è stata l’oggetto dei devoti sospiri di tutti i Giusti dell’antico Testamento; così è il soggetto delle lodi, dei ringraziamenti e del giubilo di tutti i Cristiani, che hanno formata la Chiesa.
Infatti, la Chiesa già dal dodicesimo secolo cominciò a celebrare una festa particolare in onore della Concezione di Maria Santissima, finché nel quindicesimo secolo fu approvata dalla Chiesa Romana, dell'anno 1477 dal Sommo Pontefice Sisto IX, il quale mettendo in vista le virtù di Maria Santissima, intendendo risvegliare la devozione dei fedeli, disse: “Se noi consideriamo con mente devota i meriti insigni ed eccelsi della gloriosa Vergine Madre di Dio, la quale come Regina dei Cieli è stata esaltata sopra tutti gli angelici cori; e se attentamente riflettiamo essere Ella Madre di grazia e di misericordia, amante del genere umano e consolatrice dei Fedeli per la salute dei quali, quando specialmente si sentono gravati dal peso dei peccati, Ella interpone le sue preghiere e la sua potente intercessione presso il Re sovrano del Cielo che Ella ha generato nel suo purissimo seno: stimiamo esser cosa conveniente, e doverosa, che tutti i Fedeli per la Concezione della stessa Vergine immacolata rendano grazie e lodi a Dio onnipotente, il Quale colla sua Provvidenza ha eletto ab eterno quest'umile Vergine, e coll'abbondanza dei doni dello Spirito Santo l'ha preparata acciocché da Lei prendesse carne mortale il suo unigenito Figliuolo, al fine di redimere il suo popolo e di riconciliare col suo Autore e Creatore la natura umana divenuta rea di morte eterna per il peccato del primo uomo”. E così approvò lo stesso Sommo Pontefice l'Uffizio e la Messa propria di questa Festa, concedendo indulgenza a tutti coloro che v’intervenissero e devotamente la celebrassero. Infine, Clemente XI assegnò a questa Festa il giorno 8 di dicembre e la dichiarò festa di precetto.
Questo culto, che la Chiesa rende alla Santissima Vergine sino dai primi momenti che Ella comparve nelle viscere della sua madre, dà chiaramente a conoscere di quanti celesti doni e di quali speciali grazie la Chiesa La riconosca fin d'allora ripiena. “Di fatto, a chi mai - dice S.Agostino - dobbiamo noi credere che Dio abbia conferito più di grazie, se non a Colei, la quale meritò di concepire e di partorire l'Autore della grazia, il Quale non ebbe, né poté mai avere alcun peccato?”. “E chi deve essere stato - come osserva S.Ambrogio - con più di specialità favorito e privilegiato da Dio, se non la sua santissima Madre?”.
Dal momento in cui Maria ebbe l'essere nell’utero della madre, Ella dovette essere riguardata come un nuovo Cielo, in cui doveva un Dio nascosto sotto il velo dell’umana natura fissare il suo trono; come un paradiso terrestre, dove aveva da esser posto il nuovo Adamo; come un Tempio, che doveva ricevere la Vittima immacolata, la quale sarebbe stata la propiziazione per i peccati dì tutto il Mondo; perciò secondo l’ammirabile e infinita Sapienza e Provvidenza di Dio, il Quale dispone e adatta ogni cosa al fine per cui è fatta, conveniva fin da subito a Maria quella pienezza di grazia proporzionata allo stato in cui allora si trovava, che la disponesse all’incomprensibile dignità di Madre di Dio; dignità per la quale siccome Ella più d’ogni altra creatura s'avvicina all'Autore della grazia e santità, così a Lei competeva una pienezza di grazia superiore a quella d'ogni altro Santo, secondo il ragionamento di S.Tommaso: “A ciascuno si dà la grazia da Dio proporzionata al fine per cui è eletto. Maria Santissima dunque, essendo stata eletta per ricevere dentro di sé Colui che era pieno d'ogni grazia e dalla cui pienezza tutti ricevono quanto hanno di grazia, ne dovette ricevere tanta pienezza, che la rendesse vicinissima allo stesso Autore della grazia”.
Alla vista di questi singolarissimi privilegi della Concezione di Maria sempre Immacolata, sempre Santa, rallegriamoci con Lei e rendiamo vivissime grazie al Datore d'ogni bene, che in Lei ha versati a larga mano i tesori delle sue beneficenze. E nel tempo stesso umiliamoci, gettando uno sguardo sopra quello che eravamo nel nostro concepimento. Ecco, dica pure ognuno a se stesso col santo Davide: “Ecco che io sono stato concepito nelle iniquità, e nei peccati m'ha concepito la mia madre” . Iddio però per la sua infinita misericordia ci trasse fuori da questo miserabile stato, e ci rigenerò per mezzo del santo battesimo alla vita della grazia, e ci santificò. Quale gratitudine pertanto non dobbiamo noi a Dio per un benefizio sì grande, compartito a miserabili, e a indegni, come noi eravamo? Quale sollecitudine non dobbiamo noi avere nel conservare ed accrescere quella grazia che allora ricevemmo, come conservò sempre e accrebbe Maria Santissima la grazia conferitale nel suo concepimento? Sia la Vergine Immacolata la nostra Avvocata, per ottenerci da Dio per i meriti dell'unigenito suo Figliuolo la preservazione da ogni macchia di peccato, il quale ci farebbe perdere la battesimale innocenza.
Che se siamo stati tanto infelici che abbiamo già perso un tesoro così inestimabile, abbiamo pur ricorso alla stessa Santissima Vergine, acciocché ci impetri una vera e sincera penitenza, la quale risarcisca gli immensi danni cagionati all’anima nostra dal peccato.
Padre Carlo Massini