Ricordati di santificare la festa
Che ci ordina il terzo Comandamento? Il terzo Comandamento ci ordina di onorare Dio nei giorni di festa con atti di culto esterno, dei quali per i cristiani l'essenziale è la santa Messa.
E' necessario adorare Dio anche con atti di culto esterno, ma l'uomo, assorbito nei suoi doveri e dalle necessità materiali, spesso dimentica questo dovere; per questo motivo, Dio fissò alcuni giorni, nei quali richiama l'uomo a quest'obbligo fondamentale.
Nell'Antico Testamento, il giorno di riposo e di preghiera liturgica era il sabato, in ricordo del settimo giorno in cui Dio aveva riposato dopo la creazione. I primi cristiani inizialmente conservarono il sabato come giorno da santificare, ma poi, per meglio distinguersi dagli ebrei, per meglio ricordare la redenzione – che è la seconda creazione di Dio – per commemorare la risurrezione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo nella prima Pentecoste, avvenute di domenica, sostituirono questo giorno al sabato.
La santa Messa è il centro e l'atto principale di tutto il culto cattolico: è il sacrificio del Nuovo Testamento che rinnova e continua il sacrificio del Calvario. Nella Messa la Chiesa e i cristiani offrono, in unione con Cristo, un culto di adorazione, di propiziazione e d'impetrazione degno di Dio. Perciò per santificare il giorno festivo si richiede prima di tutto l'assistenza alla santa Messa.
RIFLETTO:
Gesù inculcò il culto esterno anche col suo esempio. Nel Vangelo leggiamo che a dodici anni andò con i suoi santi genitori al tempio di Gerusalemme, per compiervi quegli atti di culto che prescriveva la legge di Dio. Ogni anno ritornava nel tempio, nel periodo stabilito dalla Legge. Poi, Egli stesso, durante l'Ultima Cena, istituì il più solenne atto di culto del Nuovo Testamento, la santa Messa, e comandò che fosse rinnovata dagli apostoli e dai loro successori.
Perché dobbiamo fare atti di culto esterno? Non basta adorare Dio, che è Spirito, internamente nel cuore? Non basta adorare Dio internamente nel cuore, ma dobbiamo anche renderGli il culto esterno comandato, perché siamo soggetti e Dio in tutto l'essere, anima e corpo, e dobbiamo dare buon esempio; e anche perché altrimenti si perde lo spirito religioso.
Dio nell'Antico Testamento comandò il culto pubblico esterno, ne determinò il modo e la forma e fissò i giorni prestabiliti per compierlo. Gesù Cristo stesso obbedì alla Legge e partecipò al culto solenne del Tempio, confermando così il comandamento che impone il culto divino; inoltre, Gesù Cristo istituì il sacrificio del Nuovo Testamento ed elesse i suoi apostoli come ministri del culto della Nuova Legge. Perciò, è evidente che non basta adorare Dio con atti di culto interni, ma si devono compiere anche atti esterni, che servano a manifestare l'adorazione, la fede, l'amore, la gratitudine, la riparazione e l'invocazione interiori.
Il Signore ha detto: Risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5, 16). Non siamo nomadi o gruppi isolati chiusi in se stessi, senza relazioni con altri: siamo esseri sociali e ogni nostro atto, buono o cattivo, ha un influsso sulla società in cui viviamo e sopra gli individui con cui siamo in contatto. Abbiamo quindi l'obbligo di dare il buon esempio compiendo opere buone: gli atri non possono vedere gli atti di culto interiori, ma possono vedere gli atti di culto esteriori! Se ci limitassimo agli atti di culto interiori, non daremmo alcun esempio alla società e incorreremmo anche noi nella condanna che meritano coloro che danno scandalo non onorando Dio!
Inoltre, l'atto interno accompagnato da quello esterno diventa più intenso e perfetto. Senza gli atti esterni la fede e l'amore a poco a poco si indeboliscono e si spengono; chi comincia a trascurare la preghiera vocale, l'assistenza alla Messa, la partecipazione alla preghiera pubblica, a poco a poco cade nel peccato e finisce col perdere lo spirito religioso e la fede.
Che ci proibisce il terzo Comandamento? Il terzo Comandamento ci proibisce nei giorni di festa le opere servili.
E' necessario che, per poter santificare la festa con atti di culto esterno e con la preghiera, si sia liberi da ogni lavoro che, per sua natura, sia incompatibile col raccoglimento e la devozione che richiedono il culto divino. Le opere più incompatibili sono i cosiddetti lavori servili.
Quali opere si dicono servili? Si dicono servili i lavori manuali propri degli artigiani e degli operai.
Per opere “servili” si intendono i lavori che un tempo erano riservati ai servi a agli schiavi, ed erano considerate disdicevoli per un uomo libero. I lavori ritenuti confacenti a un uomo libero erano detti lavori liberali. Nei giorni di festa, sono proibiti solo i lavori servili, non quelli liberali.
Le opere servili sono quelle che richiedono fatica fisica, fatti in vista di un guadagno, e sono diretti a soddisfare le necessità materiali della vita, cioè a procurarsi vestiti o alimenti.
Sono opere servili i lavori dei contadini, dei meccanici, dei sarti, dei calzolai, dei fabbri, dei falegnami, dei tipografi...; di coloro che lavorano nelle fabbriche e nelle officine, i lavori manuali (come raccogliere fiori o frutta a scopo di lucro), i lavori commerciali (comprare e vendere per mestiere), quelli forensi (citare in giudizio, discutere le cause, pronunciare le sentenze e sentire testimoni in tribunale). Chi nei giorni di festa impiega più di due ore nei lavori servili senza vera necessità commette peccato grave.
Nei giorni di festa non sono proibite le opere liberali, che sono soprattutto lavoro dell'ingegno, allo scopo di istruirsi e ricrearsi (come lo studio, l'insegnamento, la musica, il canto, la pittura, lo scrivere lettere o libri, ricopiare, fare o sviluppare fotografie...).
Oltre le opere servili e liberali, vi sono quelle cosiddette comuni, che sono proprie sia dei servi che degli uomini liberi (come andare in bicicletta, viaggiare, pescare, fare sport). Queste opere sono proibite solo quando impediscono il compimento dei doveri per la santificazione della festa, come l'assistenza alla santa Messa.
RIFLESSIONE:
Non stanchiamoci mai d'insistere sul dovere del riposo festivo tanto trascurato e dimenticato nella nostra società! Quanti negozi aprono anche di domenica senza vera necessità, col solo scopo di cercare un guadagno maggiore quando la gente è libera dal lavoro! In realtà, il lavoro nei giorni di festa non ha mai portato fortuna e ricchezza.
Sono tutte proibile nei giorni di festa le opere servili? Nei giorni di festa sono proibite tute le opere servili non necessarie alla vita e al servizio di Dio, e non giustificate dalla pietà o da altro grave motivo.
Perché le opere servili siano permesse, è necessario che vi sia uno dei seguenti motivi:
1. Sono permesse le opere servili necessarie alla vita propria o altrui, dell'anima o del corpo. Dunque sono permesse le opere che si fanno ogni giorno (cucinare, spazzare e riordinare la casa...); quelle necessarie al mantenimento proprio o della famiglia e che non si possono fare in altri giorni per mancanza di denaro (rattoppare i vestiti); quelle dei panettieri, fornai, pompieri, medici ecc. quando sono richieste dal bisogno pubblico; quelle che non possono essere interrotte senza gravi danni; quelle necessarie per preparare un viaggio l'indomani, riparare ponti o strade necessari al traffico; quelle necessarie per salvare il raccolto dalla rovina o da gravi danni; quelle necessarie all'utilità pubblica (servizio dei trasporti e comunicazioni...); quelle che sono di una utilità straordinaria, come il preparare per una solennità religiosa, per un avvenimento pubblico.
2. Sono permesse le opere servili necessarie al servizio di Dio. Ad esempio suonare le campane, portare statue in processione, pulire la chiesa e addobbare gli altari.
3. Sono permesse le opere servili giustificate dalla pietà. Ad esempio servire gli infermi e i poveri, seppellire i morti, lavorare per i poveri veramente bisognosi.
4. Sono permesse le opere servili giustificate da altro grave motivo. Ad esempio, il Sommo Pontefice potrebbe dare la dispensa per tutta la Chiesa per poter operare certi lavori, o il vescovo per la sua diocesi o il parroco nella sua parrocchia.
Come conviene occupare i giorni di festa? Conviene occupare i giorni di festa a bene dell'anima, frequentando la predica e il catechismo, e compiendo qualche opera buona; e anche a riposo del corpo, lontano da ogni vizio e dissipazione.
Il riposo festivo è solo la condizione necessaria per poter santificare la festa del Signore, quindi deve essere impiegato nell'onorare Dio con atti di culto e nel procurare il bene all'anima propria.
Il bene dell'anima nostra si ottiene glorificando Dio e arricchendoci di meriti: a questo è destinata la festa. Ciò che ci procura maggior bene all'anima è la santa Messa, perché con essa acquistiamo maggiori meriti e benedizioni dal cielo e procuriamo la maggior gloria a Dio. Oltre alla santa Messa, è bene per la nostra anima purificarla dal peccato accostandoci ai sacramenti, facendo un buon esame di coscienza e buoni propositi.
Il primo bene della nostra anima è la fede, perciò occorre alimentarla e accrescerla tramite l'istruzione religiosa, la spiegazione del Vangelo e del catechismo, sia per i ragazzi che per gli adulti.
Certamente poi, le opere di misericordia corporali e spirituali sono tutte azioni a nostro esclusivo beneficio per l'anima: la pietà, la devozione, la preghiera sono tutti mezzi per unirsi spiritualmente a Dio.
Anche il corpo merita di riposare e riprendere le forze. Tuttavia, bisogna sempre distinguere il riposo dall'ozio e dal vizio! Se si utilizzasse il giorno festivo per assecondare i propri vizi non solo non si santificherebbe la festa, ma la si profanerebbe indegnamente col peccato. La festa perciò non è per il ballo, per le partite spettacolari e dispendiose, per il bar, il gioco o i divertimenti pubblici... insomma, per tutti quei divertimenti che distolgono la mente e il cuore da Dio, disponendoli al peccato.
ESEMPIO:
Cristoforo Colombo, durante l'interminabile viaggio che lo portò alla scoperta dell'America, esigeva che i suoi equipaggi santificassero le feste col riposo, con la preghiera e le opere buone. Anche per questo il Signore benedisse quel viaggio che doveva aprire alla civiltà una nuova epoca.
Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X