La guerra occulta

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Viviamo oggi (Siria, Palestina e Russia) l’ultima fase dell’assalto della Sovversione all’Ordine naturale e cristiano.

Se vogliamo reagire contro questa aggressione satanica dobbiamo prima conoscerla. Infatti “nulla è voluto se prima non è conosciuto”. Ora una lunga cospirazione ed una guerra occulta hanno preparato, a partire dall’Umanesimo cabalistico e neopagano, tale assalto finale, che non è unicamente bellico, ma è soprattutto culturale, ossia filosofico e teologico.

Il dominio della cultura filosofica e teologica, da parte della Sovversione o della Restaurazione dell’Ordine naturale e soprannaturale, è l’arma vincente anche se meno appariscente della guerra occulta tra “la Città di Dio e la Città di satana” (S. Agostino d’Ippona).

Gramsci lo aveva ben capito: prima di conquistare il potere occorre ottenere l’egemonia culturale, che scalzi la vecchia cultura tradizionale e la sostituisca con la nuova ideologia comunista.

Se ci si è impadroniti solo delle forze materiali e delle strutture politico/governative, ma non si è cambiata la mentalità dei popoli che si vuol governare, questo potere governativo non avrà vita lunga poiché sarà a capo solo dei corpi, ma non delle menti degli uomini.
Purtroppo i movimenti che s’ispirano alla Restaurazione dell’Ordine non tengono conto dell’importanza della lotta culturale e si concentrano esclusivamente su quella partitica, elettorale o bellica. Invece le forze oscure della Sovversione (Giudaismo talmudico e Massoneria) sanno benissimo che prima di conquistare le strutture governative ed i corpi occorre penetrare nelle menti e nella cultura delle Nazioni.

Quindi le cause prime della Sovversione vanno individuate proprio nella rivolta culturale. Le idee e non le masse hanno cambiato il corso della storia nel bene e nel male, che non sono assoluti su questa terra, ma sempre misti a qualcosa del loro contrario.
Per esempio, il Cristianesimo ha cambiato il mondo pagano antico e lo ha perfezionato come la “grazia che non distrugge la natura, ma la presuppone e la perfeziona” (S. Tommaso d’Aquino). Dall’altra parte il Nominalismo, l’Umanesimo, il Rinascimento, il Luteranesimo, l’Illuminismo, il Liberalismo e il Comunismo hanno depravato l’Ordine del mondo classico perfezionato dalla Rivelazione divina e cristiana.

Le Rivoluzioni politiche sono sempre precedute e originate da errori filosofico/teologici. Infatti “si agisce conseguentemente a come si vive e a come si è”; perciò, se una civiltà abbandona i princìpi saldi e veri da cui è nata e si abbevera alle fonti avvelenate dell’errore teoretico e quindi si imbratta nella degenerazione morale, è destinata alla malattia e poi alla morte per essere rimpiazzata da un cadavere putrefatto che si chiama Sovversione.
Ad esempio, il pensiero nichilistico di Nietzsche e l’allucinazione dissociatoria psicanalitica di Freud hanno influenzato il neo-comunismo della Scuola di Francoforte e dello Strutturalismo francese, che con il 1968 hanno portato i princìpi del bolscevismo del 1917 sin dentro la mente e l’animo dell’uomo odierno, rendendolo un “animale selvaggio” mediante il sensismo empirista (Claude Lévi-Strauss) o una bestia istintiva e passionalmente degenerata mediante il pansessualismo (Sigmund Freud).

Per combattere un male così abissale come le imperscrutabili profondità dell’animo umano e così universale, che non ha risparmiato neppure l’ambiente ecclesiale e il singolo uomo, non basta fermarsi agli aspetti esteriori della Sovversione, ma occorre andare alle radici della deformazione mentale, che è iniziata con il soggettivismo e il relativismo filosofico ed è giunta alla distruzione nichilistica di ogni valore metafisico, morale e logico, ossia alla dissociazione mentale eretta a filosofia.

In Italia la DC è stata l’emblema di tale miopia, che ha cercato solo il potere politico e economico, lasciando al Comunismo il potere culturale tramite il quale si è giunti alla legalizzazione del divorzio, dell’aborto, delle droghe, o all’accettazione pratica (per lo meno sino ad ora) delle unioni omosessuali, dell’eutanasia e al trionfo del pensiero selvaggio strutturalista e della perversione pansessualista freudiana. Dopo tanto sfacelo cosa resta di un Popolo, di una Civiltà e di una Religiosità? Solo le macerie!

L’ultimo bastione della resistenza alla Sovversione spirituale, che è il vertice del disordine come la grazia è la perfezione della natura e dell’Ordine, è la sana dottrina filosofica teologica e spirituale. Di fronte alla Sovversione a-teologica del postmodernismo entrato nell’ambiente ecclesiale bisogna reagire con la pura ed integra verità e non con le mezze verità, che oggi soprattutto sarebbero più nocive dell’errore aperto. Infatti non basta un compromesso pratico per salvare la situazione, ma bisogna ritornare alle nostre fonti zampillanti, limpide e piene alle quali si è abbeverata la nostra civiltà greco/romana e cristiana. La via delle concessioni e dei compromessi è pericolosa, poiché la Sovversione modernista è un nemico insaziabile, è “l’eresia essenziale” e non si accontenta di qualcosa, ma vuol ammodernare o rivoluzionare tutta la religione mediante la lente deformante del soggettivismo.

Il modernismo è “l’eresia essenziale, il collettore di tutte le eresie” (S. Pio X), perciò se lo si vuol combattere occorre farne tabula rasa, contrastarlo totalmente e diametralmente non solo a metà, parzialmente e moderatamente. Bisogna andare a colpire la sua essenza, che è “l’agnosticismo, il soggettivismo e il culto dell’uomo” (S. Pio X) e non fermarsi ai suoi sintomi superficiali, che possono essere le innovazioni sgradevoli della vita ecclesiale. Infatti non si cura un avvelenato somministrandogli un po’ meno di veleno o del veleno diluito in acqua zuccherata, occorre dargli l’antidoto. Non si estirpa un cancro con l’aspirina, ci vuole il bisturi.

Il vero antimodernista sa cogliere l’essenziale, ossia ciò che si cela sotto le apparenze o i fenomeni sensibili. Egli non confonde l’accessorio, l’occasionale, l’accidentale con la sostanza, la natura e l’essenza delle cose.

S. Pio X vide benissimo la vera natura del modernismo, ossia il soggettivismo, che dal di dentro corrode e trasforma la sostanza del cristianesimo lasciando intatte le parole, i nomi e le apparenze. Egli vide veramente, con lo sguardo dell’aquila, “i segni dei tempi” e dei tempi reali e tristissimi. Invece i falsi “profeti dell’ottimismo” vogliono illudersi di stravedere o di immaginare la primavera della Chiesa quando il neomodernismo ha ripreso, in maniera radicale e parossistica, la lotta contro la religione ancora più ferocemente che sotto S. Pio X.

Papa Sarto scorse l’antagonismo e la lotta mortale tra due religioni opposte: quella del Dio trascendente, che si è incarnato e quella dell’uomo, che si vuol far Dio “immanente al mondo”. Ne scorse anche l’inconciliabilità e non cercò di conciliar l’inconciliabile, ossia il teocentrismo con l’antropocentrismo. Capì che oramai si trattava della lotta finale di due epoche e di due idee irreconciliabilmente contrapposte e non usò mezze misure né mezzi termini, ma combatté con tutta la forza il modernismo e i modernisti, sperando con tutta la carità soprannaturale nella conversione dei modernisti.

Pio X sapeva perfettamente che il modernismo militava sotto lo “Stendardo di Lucifero” (S. Ignazio da Loyola), con il “Partito del Serpente infernale” (S. Luigi de Montfort), con la “Città di satana” (S. Agostino d’Ippona) e quindi voleva la morte della Sposa di Cristo, la Chiesa romana. L’unica tattica era, perciò, quella di schiacciare il suo capo come la Beata Vergine Maria schiaccia quello del serpente dell’Eden. S. Pio X non cercò di dialogare con lui come fece Eva, né cercò alcun compromesso, ma ingaggiò una lotta all’ultimo sangue, lotta che continua in maniera più grave tuttora.

Purtroppo umanamente oggi non si vede nulla di simile all’agire di papa Sarto. Allora non resta che l’intervento divino con la sua Misericordia e poi con la sua Giustizia, la quale ultima è l’unica cosa che possa toccare le menti degli uomini contemporanei oramai abbrutite dalla rivoluzione studentesca e neomodernista, come fu ai tempi di Noè e di Sodoma.

Quindi per ben vivere oggi occorre ben pensare e conoscere le cause remote dell’attuale pervertimento delle menti e dello spirito, della filosofia e della teologia, degli uomini di Stato e di Chiesa. Questa revisione storica, filosofica e teologica è indispensabile per non morire di peste. Se ci ostiniamo come il don Ferrante dei Promessi sposi a negare la realtà della peste, che ha invaso il mondo, faremo la sua stessa fine. Come insegna il Vangelo non si può mettere un rattoppo buono (dottrina tradizionale) su un vestito lacero (modernismo), altrimenti il vestito si strappa totalmente e il rattoppo va perduto.
La lotta o meglio il conflitto attuale è innanzitutto metafisico, teologico e poi sociale, economico e bellico. Ci troviamo nel bel mezzo di una guerra religiosa e nella sua fase finale e decisiva. Non si tratta solo del conflitto che in Siria, in Palestina e in Ucraina vede contrapposte Usa, Israele e Russia e quindi potrebbe diventare mondiale e atomico; non si tratta neppure della invasione da parte di milioni di musulmani qaedisti dell’Europa, invitati e riforniti dal Supergoverno mondiale ed europeo, che potrebbe diventare un massacro interno alla Vecchia Europa oramai incapace di difendersi poiché corrotta da mezzo secolo di freudismo e strutturalismo. Si tratta soprattutto della lotta tra la Chiesa di Cristo e la contro-chiesa di satana, che mediante il neomodernismo ha infiltrato la prima e ne ha occupato i posti di comando mediante uomini di Chiesa imbevuti di idee modernistiche e sovversive.

L’infedele è penetrato dentro il Santuario, ne ha occupato le leve di comando e forma un campo omogeneo con le forze che sino a ieri combattevano Cristo e la sua Chiesa: il Giudaismo talmudico, la Massoneria, il Socialismo, il Liberalismo. Di fronte a questo esercito compatto quanto all’intento anche se disomogeneo quanto ai mezzi da usare non vi è più a partire dal 1945 in Europa un altro fronte compatto deciso a combattere la Sovversione demo/pluto/giudaico/massonica. Tuttavia un tale fronte resta nel Vicino e Medio Oriente e in Russia e la battaglia bellica finale si sta giocando proprio lì in questi mesi. Si rivive la situazione dei due blocchi contrapposti durante il 1914-1918 e poi il 1939-1945, situazione dalla quale uno dei due uscirà annientato poiché questa è, come le prime due guerre mondiali, una guerra religiosa, metafisica, filosofico/teologica e in tale guerra non si fanno prigionieri, ma si annienta il nemico, che viene visto come il “male assoluto” mentre il vincitore si presenta come il “bene assoluto”.

Certamente la vittoria non verrà dalla Vecchia Europa, che è già stata debellata dall’occidentalismo atlantico supercapitalista e dall’oriente bolscevico e collettivista. Ora la battaglia finale si combatte in Siria e Russia, ma siccome gli uomini sono stati talmente abbrutiti da non poter più leggere negli avvenimenti umani e nemmeno nelle guerre la mano divina che castiga la perversione di questo mondo, penso sia indispensabile anche un intervento direttamente e chiaramente divino (come ai tempi di Noè) per far aprire gli occhi all’umanità, che sta scivolando verso il baratro senza rendersene conto.
La lotta di oggi ci viene presentata come la “crociata della democrazia” contro l’oscurantismo medievale arabo/russo, proprio come nel 1914 ci veniva presentata contro la barbarie medievale della monarchia asburgica e nel 1939 contro il Patriottismo sociale e antiliberale. Ma la guerra della democrazia moderna è la rivolta del Basso contro l’Alto, degli Inferi contro il Cielo, del Disordine contro l’Ordine, della Quantità contro la Qualità, della Materia contro lo Spirito.

Quindi vi sono due concezioni filosofico/politiche diametralmente opposte: la prima vede in chi comanda colui che sta in alto poiché riceve l’Autorità da Dio, l’Altissimo: “non est potestas nisi a Deo” (S. Paolo), mentre la seconda vede tutto all’incontrario: chi comanda sta in basso poiché riceve l’autorità dal basso e dal popolo: “non est potestas nisi ab homine et ab inferis”. In breve fa coincidere chi deve obbedire con chi deve comandare e produce solo anarchia e caos. Il sì è il no e il no è il sì. Invece Gesù ci ha insegnato: “il vostro parlare sia sì sì no no”.

Tale rivolta degli inferi contro l’Alto giunse quasi al suo vertice in Russia nel 1917 e sparse i suoi errori, grazie all’aiuto atlantico, dopo il 1945 in mezzo mondo. Tuttavia doveva ancora toccare l’apice o lo zero. Il Comunismo classico aveva distrutto la famiglia, la proprietà e opprimeva la religione. Invece il neocomunismo strutturalista e pansessualista sessantottino ha distrutto l’uomo in ciò che lo rende tale: la ragione e la libera volontà, avendolo reso un animale selvaggio e passionale. La parabola di Nietzsche secondo cui l’uomo moderno avrebbe ucciso Dio si è rovesciata nell’uccisione dell’uomo reso una “bestia parlante” come insegna il Talmud.

La democrazia moderna è il mezzo di cui si è servita la contro-chiesa per togliere all’Autorità il potere venuto dall’Alto sul popolo e per asservire il popolo a se stessa e sostituirsi all’Autorità legittima che viene da Dio. «I veri amici del popolo sono i “tradizionalisti” e non i rivoluzionari», diceva san Pio X. Infatti per la Rivoluzione il popolo è l’oggetto della sua guerra occulta per ottenere il dominio mondiale e non il soggetto del potere.

Attenzione! il ritorno ai princìpi della filosofia perenne sui quali si è formata la Cristianità non equivale al ritorno cronologico al passato, al calesse, al cavallo, alle candele, ma significa rifarsi alla dottrina immutabile, che conforma l’intelletto alla realtà e non presume di creare la realtà col pensiero, come ha presunto di fare la modernità filosofica dalla quale è nata la modernità religiosa (Luteranesimo), nella quale è il pensiero dell’individuo a farsi una propria religione, e la modernità politica (Rousseau), nella quale è l’ideologia del singolo individuo a formare lo Stato e non la natura dell’uomo socievole per la sua stessa essenza. In breve bisogna ritornare allo spirito che ha saputo edificare, conoscere il vero e fare il bene per combattere ciò che la Sovversione opera e studia per il male. Platone nella Repubblica asseriva che la contemplazione (conoscere razionalmente con amore) ha una dimensione politica o sociale, poiché la conoscenza della Verità somma e del Bene supremo salva non solo l’individuo, ma la famiglia e l’insieme delle famiglie che formano la polis o città (= viver assieme in una società perfetta di ordine temporale).

La democrazia moderna è una contraddizione nei termini, una illogicità lampante. Infatti ciò che sta in basso non coincide con ciò che sta in alto, chi obbedisce non equivale a chi comanda. Se si prende la volontà del popolo per fonte di Autorità, verità e bontà, la strada per il bolscevismo è aperta, anzi spalancata. Si vede così che il Comunismo è la conclusione logica del democraticismo moderno.

La democrazia moderna proclama l’eguaglianza assoluta degli uomini e l’inesistenza delle classi. Invece il comunismo meno utopisticamente e meno ipocritamente ha respinto tutte queste utopie ed ha proclamato che l’ineguaglianza delle classi è la strada regia per giungere alla rivoluzione bolscevica e alla dittatura del proletariato o meglio del Partito sul proletariato conseguentemente il capitalismo del Partito o dello Stato proletario.
Inoltre il comunismo ha concentrato in un blocco monolitico tutti i frustrati e gli scontenti per sfondare il fronte nemico diviso orizzontalmente tramite i nazionalismi esagerati e verticalmente tramite la democrazia moderna. L’Europa, perciò, si è divisa e si è scontrata orizzontalmente tra nazionalismi sciocchi; le classi delle medesime Nazioni si sono odiate verticalmente e il comunismo ne ha goduto. Poi il comunismo si è servito del problema africano per lanciare la razza nera contro quella bianca ed oggi il Giudaismo, padre del bolscevismo, si serve dell’islamismo wahabita per far scannare tra loro gli Arabi e per mettere a ferro e a fuoco quel che ancora resta della Vecchia Europa invasa da milioni di musulmani radicali. Individui della stessa Nazione in guerra interna tra di loro, Nazioni dello stesso Continente, l’una contro l’altra e Continenti contro altri Continenti. Questa è la tattica del Giudaismo, che si cela dietro il comunismo bolscevico e il neocomunismo sessantottino libertario ed anarcoide.

Il motore del comunismo è l’odio che rivela quale sia l’origine di esso. “Dio è amore” (S. Giovanni) e il diavolo è “omicida sin dall’inizio”, omicida perché colmo di odio, come ha detto Gesù ai suppositi principali di satana: “mi hanno odiato gratuitamente, senza ragione o senza un motivo reale”, ossia per puro odio ispirato dall’invidia e dalla gelosia. “Voi avete per padre il diavolo” si può, quindi, dire dei comunisti come dei farisei.
Infatti per odiare la fede cristiana non basta non averla: uno zero non può produrre nulla, nemmeno l’odio. Occorre avere una fede contraria, una per-fidia. In un’epoca di tolleranza totale come spiegare l’odio contro Cristo? Solo l’influsso del diavolo e del suo accolito principale, il Giudaismo talmudico, possono spiegare l’odio comunista. L’economia materialistica non è la natura del comunismo; no, esso è una contro-religione fondata sull’odio diabolico contro Dio e i suoi rappresentanti. Il comunismo non si spiega col materialismo, ma con lo spirito e con lo spirito maligno, anche se si serve del materialismo come mezzo per scatenare l’odio di classe.

L’esistenza del comunismo mutatosi nell’anarchismo libertario sessantottino è l’argomento di convenienza dell’esistenza del diavolo e della contro-chiesa. Vi è nella storia umana una corrente parallela e avversa a quella di Dio e di Cristo, che agisce per odio metafisico e spirituale come Dio agisce per amore disinteressato. È questa la “Guerra occulta” che si cela dietro quella visibile agli occhi umani e che può essere conosciuta per convenienza solo con la ragione illuminata dalla certezza della fede.

Se il corpo ci accomuna alle bestie l’anima ci fa simili agli angeli. Se l’anima è buona è simile all’angelo buono, se invece è cattiva è simile al diavolo, che è un angelo decaduto. Così l’umanità a partire da Adamo ed Eva si è divisa in due parti: i figli di Abele e i figli di Caino; la lotta tra di essi non è lotta di classe, ma capitanata dagli angeli buoni o cattivi, che durerà sino alla fine del mondo.

Schierarci con la parte buona dipende dalla nostra buona volontà aiutata dalla grazia divina, che non è negata a nessuno.

San Tommaso insegna: «Mediante la volontà ci gioviamo di tutto ciò che si trova in noi. Per cui è chiamata buona non la persona intelligente, ma quella che ha la buona volontà» (S. Th., I, q. 5, a. 4, ad 3). Infatti la nostra anima mantiene la grazia infusa da Dio in forza della buona volontà (S. Th., I, q. 83, a. 2, sed contra).

La libertà vera consiste nella scelta libera di voler amare Dio e «più amiamo Dio, più siamo liberi» (In III Sent., dist. 29, a. 8, quaestiunc. 3, n. 106, sed contra). Per cui «la vera libertà è libertà dal peccato; mentre la vera schiavitù è la schiavitù del peccato» (S. Th., II-II, q. 183, a. 4). Se l’intelligenza rende l’uomo dotto, la volontà lo fa virtuoso. Il peccato, perciò, è l’obitorio della vera libertà. Come d’altra parte insegna anche il Vangelo: è “la Verità che vi farà liberi”, poiché chi cade nell’errore è schiavo di esso.

L’Imitazione di Cristo ci insegna che il giorno del Giudizio non ci verrà chiesto ciò che abbiamo letto, detto o scritto, ma ciò che abbiamo voluto e fatto. L’ideale è la retta scienza accompagnata dalla buona volontà (“doctus cum pietate, pius cum doctrina”), conoscere per amare e voler conoscere per poter amare sempre meglio. Senza dimenticare che abbiamo un corpo con i suoi sensi e le passioni, che vanno educate e innalzate dalla conoscenza amorosa del Fine ultimo e non represse, altrimenti scoppiano e si rivoltano. “Chi vuol far l’angelo, finisce per diventare una bestia”.

L’uomo è un’unità sostanziale di anima e corpo, sensibilità, intelletto/volontà e tutto deve essere utilizzato in armonia e gerarchia allo scopo finale. L’uomo completo dovrebbe tendere, pian piano e soprattutto con l’aiuto di Dio, ad acquisire una intelligenza profonda, chiara, riflessiva, penetrante, agile, viva e rapida, non superficiale, non fredda, arida o egoista, ma accompagnata da un caldo e intenso amore di Dio e del prossimo, ed una volontà forte, ferma, costante, attiva e tenace, non timida, ma impavida e accompagnata dalla bontà di cuore, evitando la pignoleria e la meticolosità ristrette, la durezza, l’ostinazione, l’insensibilità. Infine la sensibilità, controllata da intelletto e volontà, dovrebbe arricchire l’appetito irascibile con la benignità, la serenità, la compassione, l’affabilità e l’espansività, senza durezza di cuore e l’appetito concupiscibile con la padronanza di sé e la flemma, la costanza, la metodicità, la perseveranza e la prudenza, schivando l’angelismo come pure la schiavitù o la dipendenza dalle passioni o dagli istinti disordinati. Per cui intelletto, volontà e sensibilità debbono concorrere al perfezionamento dell’uomo assieme e subordinatamente per fare il bene, evitare il male e reagire alla guerra occulta contro Dio, la sua Chiesa e la Civiltà cristiana.

Don Curzio Nitoglia

 

(Fonte: DONCURZIONITOGLIA.net)  


Documento stampato il 29/03/2024