L'ignoranza colpevole, prigione di vetro

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Ci riteniamo cattolici per il solo fatto di vivere in una famiglia che dice di essere cattolica; i nostri genitori si professano cattolici perché i nostri nonni erano cattolici. Siamo quello che siamo per eredità e tanto basta. Andiamo in Chiesa, la domenica alla Santa Messa, dal momento che ciò è prassi del cattolico cosiddetto praticante (curioso notare che c’è chi si definisce anche cattolico osservante: che cosa osservi, non è ancora dato sapere…). Perché si va a Messa? Che cos’è la Messa?  E a quale Messa, dal momento che esiste un rito antico, nel senso di tradizionalecioè di sempre, e uno riformato (verrebbe da dire moderno…o modernista?). Dinanzi a questi interrogativi si passa spesso da un imbarazzato silenzio ad una serie di castronerie spesso al limite dell’eresia.

Potremmo continuare con una lunga serie di altri esempi ma non vorrei che la nausea prendesse il sopravvento dal momento che rendersi conto di attuare comportamenti senza saperne il significato, è alquanto deleterio, per non dire ridicolo. Sì, perché comprendiamo tutti benissimo che non è poi così bello sentirsi dei poveri pagliacci che vivono per imitazione, per emulazione, per omologazione…dei pagliacci che non fanno neanche ridere, per di più…

E allora, facendo ricorso ad un timido quanto infantile orgoglio, si tenta di elevarsi dalla mediocrità vissuta  blaterando di credere in Dio (sarebbe però opportuno specificare quale, perché anche qui pare esserci un bel po’ di confusione) e in una vita all’insegna della Caritas diocesana con pennellate di sentimentalismo che tanto ci fa sentire bravi e buoni… Tutto qui? Un po’ pochino, non vi pare? Anche perché non ci si è ancora spostati di un centimetro dalla condizione iniziale: le domande sul perché e sul valore insito in ciò che facciamo attendono ancora risposte.

E allora, che si fa?

I più "intelligenti" decidono di vivere facendo finta di nulla: in fondo non è poi così importante sapere perché si è al mondo, quindi la logica di vita conseguente: vivere per mangiare, piuttosto che mangiare per vivere. In altre parole, ciò significa abbracciare la filosofia del fare ciò che si vuole…Libertà? No! libertarismo, perché bisogna dare ampio sfogo agli istinti e alle proprie voglie (ma non si dica che siamo degli animali, perché a differenza di essi, siamo dotati di ragione…quella, per intenderci,  che siamo soliti non usare …).

C’è però un piccolo particolare non proprio trascurabile e che cioè alla fine del tempo, volenti o nolenti, c’è il rischio (non osiamo dire certezza perché è termine che più di tutti crea repulsione a questi tali) che si debba rendere conto dinanzi a Dio, che si chiama Cristo, del proprio vissuto… e Cristo è sì misericordioso, buono e tanto altro ancora ma…è anche GIUDICE, nostro giudice e come tale ci giudicherà. Non credo che basti una scrollata di spalle per risolvere la questione…

Lo scenario suindicato basta e avanza a quanti altri scelgono di dare alla propria vita una parvenza di cattolicità ma, di fatto, ecco il ritorno alle nostre domande iniziali e alla necessità di trovare un perché delle cose e di ciò che siamo e facciamo. Se infatti non sapessimo trovare risposte convincenti, risposte vere, a quei perché, cadremmo pur sempre in un dramma grottesco: accontentarsi di vivere in superficie, limitandosi forse anche a percepire l’esistenza di una verità che ci sovrasta e che ci renderebbe davvero un cuore libero e gioioso, ma senza comprendere alcunché di ciò che facciamo e diciamo: che tristezza! Non sapere nemmeno spiegare il senso di ciò che si compie significa vivere in una prigione di vetro…nelle giornate di sole potremo anche scorgere il bello che sta fuori ma saremo costretti, forse anche senza accorgercene, a rimanere in quella gabbia trasparente e angosciante.

Ciò nonostante  ci si ostina a difendere quella misera pratica religiosa che si è in grado di realizzare lasciando che la propria ignoranza colpevole ci esponga ad essere sballottati qua e là a seconda delle raffiche di vento che ci investono.

Questo accade perché non si è in grado di distinguere con certezza il vero dal falso, la verità dall’errore, il bene dal male, il vero sacerdote dall’eretico, la vera Chiesa da quella falsa, l’autentica dottrina da quella edulcolorata di modernismo e protestantesimo…per non dire poi di quanti, per giustificare il proprio atteggiamento, decidono di assecondare quegli stereotipi che dipingono gli insegnamenti di Cristo (e quindi della Chiesa cattolica) come un insieme di divieti e di proibizioni che soffocano la libertà e la felicità.

Ci si trova pertanto persone che dicono di essere cattoliche ma bestemmiano, giovani con la croce penzolante al collo ma che con convivenze e quant’altro ridicolizzano l’amore, persone che giurano di essere affascinate da Cristo ma sostengono leggi che favoriscono il divorzio, l’aborto, l’eutanasia…persone che dicono…ma nei fatti sono ben altro: una contraddizione vivente.

Diciamocela tutta fino in fondo: l’ipocrisia (o la falsità, scegliete voi) è regnante dappertutto e il mondo cattolico non ne è immune…in fondo, non ce ne frega un bel niente di metterci alla ricerca della Verità (per non dire di quanti hanno deciso di vivere addirittura contro di Essa). Aspettiamo che sia l’economia a risolverci i problemi, che sia lo Stato a costruire una società migliore, che siano i potenti del mondo a impacchettarci la felicità…

Con le braccia conserte, attendiamo impazienti come bambini viziati che siano sempre gli altri a dover migliorare se stessi e la realtà in cui viviamo… Noi ben altro abbiamo da fare: impiegare il tempo a dissipare piuttosto che a cercare… invece che vivere, vivacchiare…senza renderci conto che la Verità è alla nostra portata…purché non dimentichiamo le uniche condizioni richieste: il desiderio e la volontà di conoscerLa.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 

Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 
Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! 
Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto."  (Matteo 7,7-12)

 

Stefano Arnoldi 


Documento stampato il 20/04/2024