La festa della Purificazione chiude il Ciclo santorale del Tempo dopo l'Epifania. E' una delle più antiche solennità della Vergine, ed occupava a Roma, nel VII secolo, il secondo posto dopo l'Assunta. Questa festa si celebra il 2 febbraio perché, volendo sottomettersi alla legge mosaica, Maria doveva andare a Gerusalemme 40 giorni dopo la nascita di Gesù (25 dicembre – 2 febbraio) per offrirvi il sacrificio prescritto: un agnello o, se i loro mezzi non permettevano, due tortorelle o due colombi. La processione della Candelora ricorda il viaggio di Maria e Giuseppe da Betlemme al Tempio, al fine di presentarvi “l'Angelo del testamento”, come aveva predetto Malachia.
La Purificazione, alla quale la Madre del Salvatore non era obbligata, perché Ella partorì in modo straordinario, passa in secondo piano nella liturgia ed è la Presentazione di Gesù che forma l'oggetto principale di questa festa.
Leggiamo, dagli scritti di Maria Valtorta, la descrizione della Presentazione al Tempio, e in seguito la spiegazione di Gesù.
“Accorre un sacerdote. Maria offre i due poveri colombi ed io, che capisco la loro sorte, volgo altrove lo sguardo. Mi pare però di vedere, con la coda dell'occhio, che il sacerdote asperga Maria con dell'acqua. Deve essere acqua, perché non vedo macchie sul suo abito. Poi Maria, che insieme ai colombini aveva dato un mucchietto di monete al sacerdote, entra con Giuseppe nel Tempio vero e proprio, accompagnata dal sacerdote. Maria offre il Bambino – che si è svegliato e gira i suoi occhi innocenti intorno, con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni – al sacerdote. Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di altare che sta su quei gradini. Il rito è compiuto. Il Bambino viene restituito alla Madre e il sacerdote se ne va.
Vi è della gente che guarda curiosa. Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante, che si appoggia ad un bastone. Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli ottant'anni. Egli si accosta a Maria e Le chiede di dargli per un attimo il Piccino. Maria lo accontenta sorridendo.
Simeone, che io ho sempre creduto appartenesse alla casta sacerdotale e invece è un semplice fedele, almeno a giudicare dalla veste, Lo prende, Lo bacia. Gesù gli sorride. Sembra che lo osservi curioso, perché il vecchietto piange e ride insieme, e le lacrime fanno tutto un ricamo di luccichii insinuandosi fra le rughe e imperlando la barba lunga e bianca, verso la quale Gesù tende le manine. Maria e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del Piccino.
Sento le parole del santo vecchio [Adesso lascia, o Signore, che se ne vada in pace il tuo servo, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno veduto la salvezza che hai preparato a pro di tutti i popoli, luce per istenebrare le nazioni, e gloria del popolo tuo Israele – Lc 2, 22-32] e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte, alle parole del vecchio, presa da ilarità. Fra questi vi sono dei barbuti e tronfi sinedristi, che scuotono il capo, guardando Simeone con compatimento ironico. Lo devono pensare andato fuor di cervello per l'età.
Il sorriso di Maria si spegne di un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore. Per quanto Ella sappia, questa parola Le trafigge lo spirito. Si avvicina di più a Giuseppe, Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve, come anima assetata, le parole di Anna, a sua volta sopraggiunta, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire e le promette che l'Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l'ora del dolore: Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il tuo pianto. Non è mai mancato l'aiuto del Signore alle grandi donne d'Israele, e tu sei ben più di Giuditta e di Giaele. Il nostro Dio ti darà cuore di oro purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione, la Madre. E tu, Bambino, ricordati di me nell'ora della tua missione. E qui cessa la mia visione.”
Dice Gesù:
“Due insegnamenti per tutti sgorgano dalla descrizione che hai data.
Il primo: non al sacerdote immerso nei riti ma con lo spirito assente, bensì ad un semplice fedele si svela la verità.
Il sacerdote, sempre a contatto con la Divinità, volto alla cura di quanto ha attinenza con Dio, dedicato a tutto quanto è più alto della carne, avrebbe dovuto intuire subito chi era il Bambino che veniva offerto al Tempio quella mattina. Ma perché potesse intuire, occorreva che avesse uno spirito vivo. Non unicamente una veste ricoprente uno spirito, se non morto, molto assonnato.
Lo Spirito di Dio può, se vuole, tuonare e scuotere come folgore e terremoto anche lo spirito più ottuso. Lo può. Ma generalmente, poiché è Spirito di ordine come è ordine Dio in ogni sua Persona e modo di agire, Esso si effonde e parla non dico dove è meno sufficiente a ricevere la sua effusione, ma là dove vede la buona volontà di meritare la sua effusione.
Come si esplica la buona volontà? Con una vita fatta, per quanto vi è possibile, tutta di Dio. Nella fede, nell'ubbidienza, nella purezza, nella carità, nella generosità, nella preghiera. Non nelle pratiche, nella preghiera. Vi è differenza minore fra la notte e il giorno che non fra le pratiche e la preghiera. Questa è comunione di spirito con Dio, dalla quale uscite sempre rinvigoriti e decisi a sempre più essere di Dio. L'altra è un'abitudine qualunque, fatta per scopi diversi ma sempre egoisti, la quale vi lascia quelli che siete, anzi vi aggrava di una colpa di menzogna e di accidia.
Simeone aveva questa buona volontà. La vita non gli aveva risparmiato affanni e prove. Ma egli non aveva perduto la sua buona volontà. Gli anni e le vicende non avevano intaccato o scosso la sua fede nel Signore, nelle sue promesse, e non avevano stancato la sua buona volontà di esser sempre più degno di Dio. E Dio, prima che gli occhi del servo fedele si chiudessero alla luce del sole, in attesa di riaprirsi al Sole di Dio rutilante dai Cieli aperti al mio salire dopo il Martirio, gli mandò il raggio dello Spirito che lo guidasse al Tempio, per vedere la Luce venuta al mondo.
Mosso da Spirito Santo, dice il Vangelo. Oh! Se gli uomini sapessero quale Amico perfetto è lo Spirito Santo, quale Guida, quale Maestro! Se lo amassero e lo invocassero, questo Amore della SS: Trinità, questa Luce della Luce, questo Fuoco del Fuoco, questa Intelligenza, questa Sapienza! Quanto più saprebbero ciò che è necessario sapere!
Simeone ha atteso tutta una lunga vita di vedere la Luce, di sapere compiuta la promessa di Dio. Ma non ha mai dubitato. Non si è mai detto “è inutile che io perseveri nello sperare e nel pregare”. Ha perseverato. E ha ottenuto di vedere ciò che non videro il sacerdote e i sinedristi pieni di superbia e di opacità: il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore in quelle carni infantili che gli davano tepore e sorrisi. Ha avuto il sorriso di Dio, primo premio della sua vita onesta e pia, attraverso le mie labbra di Bambino.
Seconda lezione: le parole di Anna. Anche ella, profetessa, vede in Me, neonato, il Messia. Ma ascoltate ciò che, spinta da fede e carità, dice a mia Madre. E fatevene luce al vostro spirito, che trema in questo tempo di tenebre e in questa festa della Luce.
Pensate che Dio ha dato Se stesso per annullare l'opera di Satana negli spiriti. E non potrà vincere ora i satana che vi torturano? Non potrà asciugare il vostro pianto, sgominando questi satana e mandando da capo la pace del suo Cristo? Perché non glielo chiedete, con fede? Fede vera, prepotente, una fede davanti alla quale il rigore di Dio, sdegnato da tante vostre colpe, cada con un sorriso e venga il perdono che è aiuto, e venga la sua benedizione ad essere arcobaleno su questa Terra che si sommerge in un diluvio di sangue voluto da voi stessi?
Pensate: il Padre, dopo aver punito gli uomini col diluvio, disse a Se stesso e al suo patriarca: “Io non maledirò più la Terra a causa degli uomini, perché i sensi e i pensieri del cuore umano sono inclinati al male fin dall'adolescenza; quindi non colpirò più ogni vivente come ho fatto”. Ed è stato fedele alla sua parola. Non ha più mandato il diluvio. Ma voi quante volte vi siete detti, e avete detto a Dio: “Se ci salviamo questa volta, se ci salvi, non faremo più guerre, mai più”, e poi ne avete sempre fatte di più tremende? Quante volte, o falsi e senza rispetto per il Signore e per la parola vostra? Eppure Dio vi aiuterebbe ancora una volta, se la gran massa dei fedeli lo chiamasse con fede e amore prepotente.
Mettete – o voi tutti che, troppo pochi per controbilanciare i molti che mantengono vivo il rigore di Dio, rimanete però a Lui devoti nonostante l'ora tremenda che incombe e cresce di attimo in attimo – mettete il vostro affanno ai piedi di Dio. Egli saprà mandarvi il suo angelo come ha mandato il Salvatore al mondo. Non temete. State uniti alla Croce. Essa ha vinto sempre le insidie del demonio, che viene con la ferocia degli uomini e le tristezze della vita a cercare di piegare alla disperazione, ossia alla separazione da Dio, i cuori che non può prendere in altra maniera.”