S. Stefano Protomartire

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Aforisma

"Ecco che vedo i cieli aperti, e Gesù figlio dell'Uomo starsene in piedi alla destra di Dio!"

La vita

Negli Atti degli Apostoli descritti da S.Luca abbiamo la storia del primo martire della chiesa, S.Stefano. Quest'uomo, allevato nella scuola del famoso dottor Gamaliele, era un segreto discepolo di Gesù Cristo; sapiente nella scienza della Legge e delle Scritture, integerrimo per la purità dei suoi costumi, ammirabile per la regolata osservanza di tutta la Legge, cominciò l'anno primo dopo la discesa dello Spirito Santo a distinguersi tra i fedeli con il suo zelo per la religione, con la sua eminente pietà, e per il dono dei miracoli.

Il principe della Sinagoga, e moltissimi della setta dei sadducei, per un falso zelo della loro legge e per un istinto diabolico avevano procurato di impedire agli Apostoli di annunciare al popolo le glorie del nome di Gesù Cristo, ora con percosse, ora con minacce; ma anziché scoraggiare gli Apostoli, ottennero l'effetto contrario, poiché essi gioivano nel vedersi maltrattati per amore del loro divino Maestro e Signore.

Grazie alla predicazione apostolica fioriva la nuova chiesa sia nel numero dei credenti, che nella perfezione evangelica. La grazia che operava in quei neofiti li spingeva a portare a servizio degli Apostoli le loro facoltà per metterle in comune, perché fossero distribuite ai fedeli bisognosi. Da questo fatto ne seguì che gli Apostoli, avendo l'impegno del ministero della divina parola e delle conversioni, poterono sgravarsi del compito di provvedere ai poveri bisognosi, consegnando ai benefattori l'incarico di distribuire le elemosine.

Così andavano tranquillamente gli affari della novella Chiesa e la messe del campo cresceva numerosa, quando l'uomo nemico vi seminò la zizzania. I giudei di nazione greca, cioè i fedeli dei paesi stranieri, cominciarono a mormorare contro i giudei naturali della Palestina, lagnandosi del fatto che le elemosine non erano egualmente distribuite; di fatto, le vedove povere del paese erano distinte e preferite alle vedove dei paesi stranieri, alle quali toccava la minor parte.

Tale mormorio giunse alle orecchie degli Apostoli, che credettero di dover subito estirpare questa diceria, la quale poteva rompere la pace della Chiesa. Perciò, raccolti tutti i discepoli, fu loro proposto di eleggere sette uomini di virtù conosciuta, saggi e pieni di Spirito Santo, ai quali fosse consegnata l'incombenza di distribuire le elemosine. Tutti in comune accordo, elessero i sette uomini giusti, e tra questi uno fu proprio Stefano, molto stimato per la sua fede, la sua purità nei costumi e l'abbondanza di doni spirituali di cui era arricchito. Gli eletti si presentarono agli Apostoli, i quali, dopo aver fatta un'orazione, imposero loro le mani e li ordinarono diaconi della Chiesa.

Un nuovo coraggio ed un nuovo fervore seguirono il nuovo carattere. S.Stefano era infaticabile nelle funzioni più delicate del suo ministero, e provvedeva con saggia discrezione a tutti i bisogni di quella moltitudine di povere vedove, oggetto principale della carità dei fedeli. Ma tale faticoso impiego non impediva certo a Stefano di occuparsi della conversione di numerose anime. C'erano a Gerusalemme molte sinagoghe di cirenei, di alessandrini, di altri stranieri venuti dalla Cilicia e dall'Asia, e di liberti, cioè di certi ebrei che, nati da genitori fatti schiavi dai romani, erano stati posti in libertà. Molti di questi, attaccati alle cerimonie e alle leggi di Mosè, si facevano avanti per disputare contro S.Stefano, il quale, pieno dello Spirito di Dio e della scienza della scrittura santa, faceva grande scalpore con la sua eloquenza. E tra coloro che lo interrogavano, non vi fu neppure uno, per quanto dotto fosse, che potesse adeguatamente rispondere alla celeste sapienza del nostro Santo. Tutti erano confusi e vinti dalla parola di Stefano. Vedendosi svergognati, e impotenti a resistere alla forza delle sue ragioni, pensarono di ricorrere alla calunnia, solita difesa dell'errore. Ma non poterono niente, perché alle loro menzogne si contrapponeva l'eco dei prodigi operati dal santo diacono e le innumerevoli conversioni degli ebrei alla fede in Gesù Cristo.

Pieni di odio e di furore, risolvettero di liberarsi subito di quel temibile avversario che li svergognava così facilmente; quindi, comprarono con promesse e con oro alcuni membri del loro partito affinché testimoniassero di aver udito Stefano bestemmiare contro Mosè e contro Dio. Tale calunnia accese una tal rabbia che subito persino i più anziani e dotti dottori della legge si misero contro il santo diacono e riuscendo a catturarlo lo trascinarono in mezzo ad una grande assemblea, per rendere conto di ciò che aveva detto. Furono ammessi i bugiardi testimoni e anche il diacono Stefano, mentre tutti gli astanti tenevano immobile lo sguardo sopra il diacono, il cui volto appariva simile ad un angelo, perché traspariva nel sereno viso la sua purezza d'animo.

Interrogato pertanto l'innocente, S.Stefano prese la parola e incominciò un lungo discorso, a partire dall'apparizione di Dio ad Abramo, per poi parlare riguardo agli altri patriarchi, a Mosè, ai profeti e alle promesse fatte da Dio di spedire al suo popolo il tanto atteso Messia; quindi, spiegò il compimento di tutte le profezie nella figura di Gesù Cristo, mostrando loro ragioni incontestabili, per cui era assai evidente che fosse proprio Lui il Salvatore promesso. Dopo aver finito questa sapiente spiegazione delle Sacre Scritture, mosso dallo Spirito divino che dimorava nella sua anima, alzò la voce come un terribile tuono e disse:

Gente indocile, e incirconcisa di cuore e di orecchie, voi sempre fate resistenza allo Spirito Santo; e ciò che hanno fatto i vostri antenati fate ancor voi. Qual è il profeta che non sia stato perseguitato dai vostri maggiori? Hanno essi fatto morire coloro che profetizzavano la venuta del Giusto, di quel Giusto, di quel Santo, che voi avete condannato e fatto morire...”.

Il Santo avrebbe continuato ancora i suoi giusti rimproveri, ma le grida di quella moltitudine, all'udire quelle parole di condanna, lo interruppero, e tutti frementi di rabbia e di odio, digrignarono i denti come demoni furibondi, e già pronunciavano la sentenza di morte.

Solo S.Stefano, armato di viva fede e ripieno di Spirito Santo se ne stava immobile, tranquillo, tenendo rivolti gli occhi al cielo. Il santo stava infatti pregando Dio a favore di quei miseri ciechi, quando ebbe una visione celeste che gli faceva animo per sostenere il martirio, e per la quale, trasportato da immensa gioia e come fuori di sé, esclamò tutto rapito in Dio: “Ecco che vedo i cieli aperti, e Gesù figlio dell'Uomo starsene in piedi alla destra di Dio!

Non aveva ancora finito di pronunciare quelle parole, che tutti gridarono a gran voce e, tappandosi le orecchie per non udire il santo, gli saltarono addosso e lo trascinarono fuori dall'assemblea e oltre le mura di Gerusalemme, per lapidarlo, come un bestemmiatore.

Coloro che dovevano gettare le pietre si spogliarono delle vesti, e le deposero ai piedi di un giovane di Tarso in Cilicia nominato Saulo; questo gran persecutore dei cristiani, diventò poi un grande apostolo di Gesù Cristo per merito delle orazioni di S.Stefano, come afferma S.Agostino.

Prese le pietre, cominciarono a scagliarle contro il diacono che, sotto la pioggia di sassi, sopportava i colpi con pazienza e costanza. Mentre era lapidato come un nemico di Dio e come un bestemmiatore, S.Stefano invocava l'aiuto del suo Signore, e tenendo fisso lo sguardo al cielo diceva: “Signore mio Gesù, ricevete il mio spirito!”. Infine, ormai da capo a piedi sanguinante e ferito dalle violente percosse, animato dal suo ardente zelo, si inginocchiò e gridò ad alta voce: “Signore! Non imputate loro questo peccato! Perdonateli, ve ne prego, né vogliate castigarli...”. Terminata la sua preghiera, chiuse in pace i suoi occhi e si addormentò in Dio, per il quale offrì la sua vita, sacrificando se stesso per amore di Cristo e dei suoi fratelli.

Il suo corpo fu lasciato un giorno e una notte sul campo perché fosse divorato dagli uccelli, ma il dottor Gamaliele lo fece rapire la notte stessa dai suoi discepoli, e lo fece portare in una sua casa, distante da Gerusalemme trentacinque chilometri. Il martirio di S.Stefano avvenne l'anno 55 dopo la nascita di Cristo, e fu raccontato con somma lode nelle loro omelie dai santi padri Agostino, Gregorio, Fulgenzio, Pietro Crisologo, Bernardo, Eusebio, ed altri. I miracoli operati da Dio per intercessione di S.Stefano furono innumerabili, e alcuni sono testimoniati dallo stesso S.Agostino.

Riflessione

S.Stefano fu il primo che camminò sulle orme di Gesù Cristo; poiché egli diede la vita per la gloria del suo Signore, e perdonò di cuore i suoi nemici, come fece Gesù pregando a favore dei suoi crocifissori. Egli pertanto si trova in cima al numero sterminato di tanti gloriosi martiri di Cristo. Riflettiamo: si può dire altrettanto di noi, che seguiamo le orme del divino Maestro? Non tanto nel predicare la divina parola e nel confessare la fede di Cristo in mezzo ai tormenti, perché in tali circostanze solo Dio può sapere se rimarremo fedeli. Intendo, imitiamo anche noi il santo Protomartire nel perdono di cuore delle offese, e dando a chi ci offende il giusto esempio? Ammiriamo la carità di S.Stefano che pregò a favore dei suoi assassini; perché dunque non possiamo imitare questa carità, almeno nel perdonare di cuore gli affronti e le offese fatte dai nostri nemici? Un atto così generoso è una gran prova della nostra fede, anzi dirò di più, tale carità è il contrassegno che Gesù Cristo esige da chi lo vuole seguire, e che distingue i veri discepoli dai falsi.

Se nel vederci negare un saluto, nel sentire mormorazioni, noi fuggiamo gli incontri per parlare con chi ci offese, allora sappiamo di essere nel numero dei falsi discepoli, sappiamo di essere ipocriti, ingannatori, poiché mentre professiamo di seguire il Vangelo non ne pratichiamo le massime! Sforziamoci invece di imitare S.Stefano, perdoniamo di cuore, e potremo maturare quella carità che tanto piace a Gesù, e che ci distingue dal mondo come discepoli di Cristo.


Veronica Tribbia


Documento stampato il 18/04/2024