La rivelazione di padre Andrei a Pawel Tarnowski

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“Un'anima deve essere ben allenata per discernere tra le diverse voci. Ci sono molte voci che giungono a noi dall'ignoto, e il Maligno è capace di travestirsi. È importante chiedersi sempre quale voce dica il vero con amore; quella è la voce che dovresti ascoltare; ma anche così, è comunque meglio non udire voci affatto”.

“Perchè?”.

“Perchè è la fede ciò che Dio desidera maggiormente da noi; e per di più da povere creature siamo facilmente ingannabili. Ecco perché Egli ci permette di udire con i sensi solo in circostanze straordinarie”.

Si interruppero, e il prete osservò la piazza: un giovane ufficiale di cavalleria cavalcava un magnifico baio castrato i cuoi zoccoli risuonavano forti sull'acciottolato. Lo guardarono passare.

“Pawel, è improbabile che ci incontreremo ancora su questa terra, perciò forse non è male se ti rivelo qualcosa. Il tuo cammino e il mio sono stranamente intrecciati. Tu lotti contro la disperazione, forse la più grande tentazione del nostro secolo. Tutti i tipi di male scaturiscono da questa ferita originale nell'uomo, questa convinzione di essere assolutamente soli, questo terrore che le proprie sofferenze non abbiano significato. Non è questa anche la tua paura?”.

“Sì”.

“Sii sicuro, fratello mio, che non è così. Tutto ciò ha un senso”.

“Come può dirlo con tanta certezza?”.

“Se ti racconto una storia, prometti di non ripeterla mai?”.

Pawel annui.

“Nel campo [di concentramento di Sachesenhausen – ndr] venni torturato: fu la cosa peggiore. Assieme al tormento fisico c'era la degradazione. Capisci, volevano spezzare il senso di umanità: questa cicatrice, questa gamba zoppa sono solo la superficie. Nel momento più infimo, quando pensavo di aver perso tutto, la volontà di sopportare, la capacità di pregare, quando ero solo un sacco di carne infranta con una mente a pezzi, Dio mi fece un dono. Un segno: nella mia cella apparve la Madre, l'ho vista con i miei occhi; era tanto una luce interiore quanto visibile. Due angeli la accompagnavano, e Lei stava piangendo. Vidi anche il mio angelo custode, a sua volta profondamente addolorato. Che luce si riversò nel mio cuore in quell'ora di massima oscurità!

Lei teneva in mano una corona di spine e ogni punta gocciolava sangue. La corona brillava di una luce potente, irraggiava un colore bello oltre ogni dire, un colore che non esiste in questo mondo. Lei mi offrì la corona. Questa è la corona del martirio, disse. L'accetti? E io risposi con gioia: Oh sì, mia Signora.

Perché, lo capisci, in quel momento la morte sarebbe stata un benedetto sollievo dal tormento.

Allora Lei ritrasse un poco la corona e me ne offrì un'altra. Era d'oro purissimo e brillava di una luce assai chiara, sebbene di un diverso colore che non avevo mai visto prima. Questa è la corna dell'obbedienza, disse.

Non capisco, Le dissi, non mi è possibile sceglierle entrambe?

Lo puoi, rispose, queste corone si compongono l'una con l'altra: sono sempre assieme. Tu soffrirai molto in questo luogo, ma il tuo martirio è riservato per il tempo della fine. Hai dinanzi a te anni di vita, e la tua testimonianza sarà per la forza di molte anime. Lo accetti?

E io risposi: .

Quindi Lei posò la corona dell'obbedienza sul mio capo e tenne la corona del martirio vicino al Suo cuore. Con ciò la visione finì”.

“L'inconscio è capace di...” borbottò Pawel, gesticolando con le mani.

“Sì, conosco tutti gli argomenti” disse il prete, arrestandosi davanti ad un cancello. “Ah, guarda! Siamo già arrivati, e non ce ne siamo nemmeno accorti. Il futuro sarà così, fratellino mio, arriverà e passerà prima che avremo tempo di dominarlo”.

“Ma come saprò...”.

“Basta sapere una sola cosa: Dio è con te. Fidati di Lui, non avere paura”.

 

(IL LIBRAIO cap. 5 – Michael D.O'Brien)

Padre Elia Schafer


Documento stampato il 23/04/2024