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Due o tre cose su Obama, Hollande e Fatima

“Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l'umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l'abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l'Anti-Chiesa, tra il Vangelo e l'Anti-Vangelo”. Chi ha detto queste parole? No, non si tratta di un folle e neanche di un fanatico invasato, ma di un Beato della Chiesa: Papa Giovanni Paolo II. Il futuro Pontefice le pronunciò appena pochi mesi prima di entrare in conclave.

A che cosa si riferiva? Naturalmente. è facile pensare alla grande persecuzione comunista alla Chiesa durante la Guerra Fredda, che allora entrava in una delle fasi più drammatiche e che avrebbe minacciato non solo il futuro dei cattolici ma la pace dell'Europa e del mondo intero. Le parole, però, erano pure riferite a quell'esclusione di Dio dalla vita pubblica che avveniva allora sistematicamente nei Paesi occidentali. Erano infatti gli anni in cui in Italia si discuteva di depenalizzare prima e legalizzare, poi, il delitto di aborto, dopo che già la rivoluzione culturale dei costumi seguita al Sessantotto aveva leso profondamente la concezione stessa dell'istituto familare istituendo il divorzio e incentivando così il concubinato.

Parole indubbiamente forti, dal sapore apocalittico, che sono tornate alla mente in questi giorni in cui abbiamo appreso una serie di eventi di una certa rilevanza che, se analizzati a prescindere dal contesto storico in cui troviamo, sarebbero inspiegabili. I nostri mass-media, nell'ordine, ci hanno infatti informato che: 1) in Francia il Consiglio dei Ministri ha approvato - coerentemente con quanto annunciato in campagna elettorale dal neo-presidente François Hollande - le cosiddette nozze tra persone dello stesso sesso, permettendo, a richiesta, le adozioni dei minori. 2) negli Stati Uniti il Presidente uscente Barack Obama – lo stesso che aveva fatto carta straccia del principio-cardine della libertà religiosa su cui gli USA si sono fondati fin dalla loro nascita con una riforma sanitaria che obbligava le istituzioni cattoliche a fornire copertura assicurativa a contraccezione e aborto – è stato confermato alla Casa Bianca nonostante le posizioni apertamente radicali in tema di famiglia e vita. Pochi giorni prima della rielezione Obama aveva peraltro scritto personalmente a una bambina di 10 anni cresciuta in una coppia omosessuale, comprensibilmente confusa, per dirle che doveva considerarsi “molto fortunata ad avere due genitori” così. 3) nella stessa tornata elettorale tre Stati dell'Unione, con lievi differenze, hanno proposto agli elettori di rendere legale e libero l'uso 'ricreativo' (!) della marijuana, qualunque cosa questo significhi. Incredibile a dirsi, gli elettori hanno approvato anche questa novità. 4) in un simile panorama, il fatto che in Spagna la Consulta abbia pure definitivamente legittimato la legge Zapatero sui matrimoni omosessuali appare forse a questo punto quasi una quisquilia.

Come si vede, cambiando Paese, e passando da una sponda all'altra dell'Atlantico, non cambia l'esito delle consultazioni. Stupisce semmai che anche una Nazione con una forte e radicata tradizione religiosa (e che fino a poco tempo fa aveva respinto ogni attacco alla famiglia naturale con maggioranze a dir poco plebiscitarie), come gli Stati Uniti, si adeguino in brevissimo tempo al Paese europeo per tradizione più laicista che possa esistere, la Francia. Di fronte a questi fatti dovremmo essere tutti scossi ma l'impressione è che la comunità cristiana, in Italia, come in Francia come negli Stati Uniti, sia quasi rassegnata o addirittura indifferente a quanto le accade intorno. I Vescovi fanno la loro parte (l'arcivescovo di Parigi e primate di Francia, ad esempio, Andrè Vingt-Trois ha promesso dura battaglia), a mancare piuttosto è la reazione del corpo ecclesiale nel suo insieme, a livello di singoli come di aggregazioni.

Oggi si parla spesso della necessità di una Chiesa profetica. Apparentemente, tutti sembrano concordare su questo. Ma una Chiesa profetica vuol dire anzitutto una Chiesa che legge i 'segni dei tempi' alla luce del Vangelo e della Sacra Scrittura dandone un giudizio in ultima analisi teologico, a partire dal mistero di Cristo e secondo la storia della salvezza. A ben vedere, si tratterebbe di riscoprire nient'altro che quella dimensione dimenticata, ma fondamentale per l'orientameno della vita cristiana, un tempo detta 'teologia della storia'. In questa storia il peccato occupa un posto centrale perchè è stato proprio il peccato a rendere necessaria la Redenzione pagata al prezzo indescrivibile della vita stessa del Figlio di Dio. Quanto accaduto in Francia, come in America, segna invece un passo avanti vertiginoso nella negazione pubblica e qui perfino istituzionalizzata della Redenzione e del sacrificio di Cristo. Il voto dice che (anche per alcuni cristiani evidentemente) il fatto che peccati (e delitti oggettivi, come nel caso delle leggi 'portatrici di morte', per citare ancora Giovanni Paolo II) di una gravità inaudita vengano prima ammessi nel dibattito pubblico e poi approvati non è una cosa poi così importante. Altri sarebbero i veri problemi.

In ogni caso, recita uno slogan dei più diffusi, “certe cose ci sono sempre state, una più una meno, meglio farci l'abitudine”. Si metta ora a confronto questo atteggiamento con quest'altro: “La mamma ci insegnava l'orrore del male. Quando diceva: "è peccato", quel termine esprimeva il colmo della bruttezza e della cattiveria, e ci lasciava sconvolti”. Anche qui, le parole non sono di qualche lontano bacchettone medievale o controriformista (secondo la solita vulgata politicamente corretta) ma di un'ebrea del secolo scorso, vissuta in una famiglia osservante, poi agnostica e infine convertita a Cristo, morta ad Auschwitz. Oggi è Santa e Patrona d'Europa: Teresa Benedetta della Croce. La piccola Teresa (in vita meglio nota come Edith Stein) scrive letteralmente di essere stata “sconvolta” davanti al solo pensiero del peccato. Proprio così: sconvolta. Il suo tempo ha conosciuto tanti mali ma il fatto che l'aborto fosse omicidio e la famiglia una sola nessuno lo negava. Tuttavia, quello che colpisce leggendo oggi quelle parole scritte solo pochi decenni fa è che fra noi cristiani adulti del nuovo millennio e la visione morale della Stein sembra sia trascorso non qualche anno ma secoli interi.

Il fatto che il peccato in quanto tale possa turbare e addirittura sconvolgere ci pare - se siamo onesti - esagerato, qualcosa di datato, forse utile per fare stare buoni i bambini piccoli nelle ore più irrequiete ma che non regge al confronto della nostra sensibilità emancipata. E poi, in ogni caso, il Signore misericordioso perdona sempre. Il che è vero, ma ci si dimentica che il fine della vita cristiana non è la mediocrità ma quella perfezione della carità chiamata santità.

E santità significa, oltre che salvare l'anima propria, aiutare a salvare quella degli altri. Non a caso, a fronte del processo di scristianizzazione i Pontefici hanno più volte ribadito che dalla forma data alla società dipende anche la salvezza delle anime, motivando così l'interesse per la cosa pubblica come un alto servizio di carità. Queste cose, però, onestamente, non si dicono di più. Il fatto che una società (figurarsi un'intera civiltà) non cristiana renda operativamente molto più difficile la santificazione, dei singoli come delle famiglie, sarebbe anzi per alcuni pure un motivo di cui rallegrarsi.

C'è qualcosa che non torna in tutto questo, soprattutto perchè – per tacere di quelle in corso – l'ultima presenza profetica della Madre di Dio tra noi ha detto ben altro. Su Fatima si possono fare molte osservazioni, anche contrastanti, ma relativamente al fatto che le guerre siano castighi per i peccati ormai inauditi del mondo (“la guerra finirà presto ma se non smettono di offendere Dio sotto il regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore”) tutti gli interpreti concordano.

Si concorda anche sul fatto che la catechesi sia rivolta alla crisi della famiglia attaccata dalle prime manifestazioni del permissivismo morale (“molti matrimoni non sono buoni”) e che occorra pregare “molto” per i governi delle nazioni. Infine, ed è forse la lezione più importante in questo travagliato tempo storico, si ribadisce che il Decalogo, come il Vangelo, non muta con il passare del tempo e che la Rivelazione si è conclusa una volta per sempre. Detto brutalmente, nessuna maggioranza, né dentro né fuori la Chiesa, potrà mai cambiare il piano di Dio e il progetto della creazione: “Certe mode offendono molto il Signore. Quelli che servono Dio, non seguono queste mode. La Chiesa non ha mode. Nostro Signore è sempre uguale”. Si dirà che certe cose sono scontate per chi crede ma siccome il mondo va sempre più da un'altra parte meglio ri-dircele. Non si sa mai.

Omar Ebrahime 

 

(Fonte: OSSERVATORIO INTERNAZIONALE CARDINALE VAN THUAN)