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Figli d'incredulità

La lotta contro i propri vizi è la battaglia essenziale del cristiano, a cui Padre Pio teneva moltissimo per i suoi figli, sapendo infatti che i vizi non combattuti accecano l’uomo rendendolo a poco a poco sempre più simile al serpente infernale.

Il grande papa san Gregorio Magno diceva che “i vizi capitali sono come altrettanti generali, i quali alla testa delle loro truppe, muovono alla devastazione dell’anima”. La devastazione dell’anima: questo è il compito di ogni vizio capitale, mirando a distruggere la vita della grazia e la vita della fede in ogni uomo. Per questo Padre Pio può scrivere che “le persone dominate dai vizi sono chiamate da San Paolo figli d’incredulità, sui quali si riversa l’ira di Dio” (Col 3,6). Nulla come il vizio, infatti, è capace di prendere possesso dell’uomo, asservendolo e dominandolo, perché sia schiavo completo del male da compiere senza più riuscire a liberarsi, salvo un miracolo, come insegna san Bernardo: “Quando un vizio è passato in abitudine per parecchi anni, non ci vuole che un miracolo della grazia divina per trionfare”. Basti pensare, per questo, al vizio della bestemmia, del gioco, dell’ubriachezza, dell’avarizia, dell’ira, dell’ambizione, della lussuria.

Dante Alighieri, nell’Inferno della Divina Commedia, descrive l’orrenda trasformazione di un giovane in serpente infernale: “il serpente infernale si slanciò sull’infelice giovane avviticchiandosi a lui”: l’edera non aderisce mai così fortemente all’albero, come l’orribile serpente a quel giovane, il quale diventava a poco a poco tutt’uno e simile al serpente. Lo schifoso e viscido animale diceva al giovane: “Voglio che tu strisci con me!”. La schiavitù miseranda dei viziosi è legata al fatto che i vizi, come insegna Padre Pio, sono “quelli che più accecano l’uomo e gli fanno perdere più facilmente di vista i beni eterni”.

Certo, Padre Pio ha avuto la terribile missione di incontrare forse milioni di “viziosi” nel sacramento della Confessione amministrato per più di cinquant’anni. E la sua fatica giornaliera è consistita proprio nel lavoro di liberazione di tante anime dalla miseranda schiavitù dei vizi, per trasformarli in cristiani ferventi impegnati a salire lungo la “via stretta ed erta” che porta al Cielo (cf. Mt 7,14).

Come insegna Sant’Agostino, “i vizi atterrati sono tanti gradini per farmi salire al Cielo”. Ebbene, Padre Pio consumava tutte le sue energie fisiche e spirituali, per immense ore al giorno, a liberare gli uomini penitenti dai loro vizi e difetti, per impegnarli a praticare le virtù cristiane che fanno salire al Cielo. In tal modo egli ha salvato tante anime! Voglia aiutarci a salvare anche le nostre anime.

Padre Stefano M. Manelli

 

(Fonte: dalla rivista IL SETTIMANALE DI PADRE PIO)