Home / Chi siamo / Editoriali / Il cuore del problema: quale Messa?

Il cuore del problema: quale Messa?

[Editoriale n.5 - marzo 2018] 

Ci giungono spesso in redazione richieste di chiarimento sull'opportunità o meno di assistere a Messe celebrate con il Novus Ordo; inoltre è anche problema di molti fedeli poter frequentare assiduamente chiese in cui si celebri la Messa in Vetus Ordo, ossia la Messa “di sempre”, in lingua latina (che è la lingua della Chiesa, giova ricordare).

Si tratta di chiarire una volta per tutte la questione più delicata della Chiesa cattolica perché la crisi di apostasia che ha colpito la maggior parte del clero ha evidenziato ormai chiaramente la necessità, per chi si professa cattolico e intende salvarsi l'anima, di scegliere da che parte stare: o con la Tradizione e l'insegnamento immodificabile e autentico di Cristo, o con la nuova chiesa cosiddetta “conciliare” che impone la sua nuova liturgia e la sua nuova dottrina.

Ma la neoliturgia e la neodottrina nate per mezzo del Concilio Vaticano II, rappresentano l'autentico deposito che Nostro Signore Gesù Cristo ha lasciato ai Santi Apostoli e tramandato correttamente sino a noi? In altre parole, soprattutto di questi tempi, la nostra religione è ancora cattolica, stando a quanto dicono e fanno i sacerdoti aderenti alla chiesa conciliare?

La nostra risposta è no, non è più cattolica. Di fatto si è creata un'altra religione.

Abbiamo frequentato per troppo tempo, soprattutto in parrocchia, lo scempio della S.Messa che i sacerdoti aderenti al nuovo corso conciliare puntualmente compiono ogni domenica e alla propagazione dell'eresia, più o meno velata, nell'espletamento del loro ministero sacerdotale. Ci siamo accorti per Grazia Divina del lavaggio del cervello che viene fatto ai fedeli per indottrinarli sull'assolutezza del Concilio Vaticano II, ridimensionando e rinnegando la Chiesa del passato, accusata di non essere più al passo con i tempi.

Dopo aver assistito alle celebrazioni della Messa dei sacerdoti aderenti al nuovo corso, dopo aver udito le loro catechesi, abbiamo interrogato la nostra coscienza: siamo persone realmente cristiane, ci sentiamo cambiati nell'intimità del nostro cuore, ci sentiamo trasformati dall'insegnamento di Nostro Signore, sentiamo il tocco della Grazia che ci fortifica nella vita di ogni giorno, percepiamo che esiste un mondo eterno che ci attende?

La verità è che abbiamo solo assistito a scandali, a discorsi poco chiari, ad atteggiamenti equivoci, a celebrazioni/sceneggiate che hanno soppresso il Sacro e hanno offeso Dio. Offeso Dio, questo è certo.

Pastori in evidente crisi d'identità, ammaliati dalle false sirene del mondo, e che ciò nonostante intendono insegnare e indicare la strada. Viene da chiedersi: quale strada? Per condurre dove?

Sbalorditi da tutto ciò, ci siamo messi perciò a non dare più nulla per scontato, a verificare quanto detto da sacerdoti che non portano più nemmeno la talare (abito evidentemente troppo ingombrante e fastidioso per quei consacrati che non vogliono più impegnarsi nella santità della vita per essere modello del gregge a loro affidato). Abbiamo costatato che, dal Concilio Vaticano II, la chiesa non dice più ciò che ha sempre detto e fatto fino a quel Concilio. Per molti aspetti dice persino l'esatto opposto!

Ci troviamo dunque in una situazione drammatica perché appare evidente quanto la Casa di Dio sia occupata da un clero secolarizzato e che non sa più neppure cosa sia la Fede, avendola smarrita. “La crisi della Chiesa è profonda, sapientemente organizzata e diretta, tanto che si può veramente credere che il maestro concertatore non sia un uomo, bensì satana in persona. È un colpo magistrale di satana l'essere arrivato a far disobbedire i cattolici a tutta la Tradizione in nome dell'obbedienza (alle autorità vaticane - ndr)”.

Queste ultime parole sono di Mons. Lefebvre, bandito dalla neochiesa conciliare e diffamato a tal punto che persino noi, che pur non lo conoscevamo, nutrivamo dei preconcetti e ingiustificate ritrosie nei confronti suoi e dei sacerdoti e fedeli a lui vicini, sentendoli bollati sprezzantemente come “lefebvriani”.

Andando a scavare, a vedere coi nostri occhi la realtà delle cose, non esitiamo a dire che Mons. Lefebvre era in realtà un santo vescovo, pieno di zelo cristiano e soprattutto di Fede. Ha lasciato che infangassero il suo nome piuttosto che tradire Gesù Cristo. Ma verrà il tempo in cui la Chiesa tutta, come i grandi Santi prima di lui perseguitati e poi riconosciuti uomini inviati da Dio, gli restituirà il mal tolto: è merito di Mons. Lefebvre se la vera Messa è ancora celebrata ed è ancora in vita.

I maneggi degli uomini di chiesa corrotti non sono riusciti a sopprimerla. Non prevalebunt: il Bene non soccomberà sotto le forze del male, come ha sancito Nostro Signore. La S.Messa è stata protetta per poter continuare a dispensare le Sue Grazie per la nostra salvezza. Perché questo è il punto: la Santa Messa ci salva, senza di Essa ci si danna.

Sono pochi i sacerdoti che non si sono fatti Giuda e che con Fede lottano ogni giorno contro il male, celebrando la vera Messa, rendendo disponibile ai fedeli alla ricerca di Dio una porta aperta verso il Cielo.

La Messa tridentina è la Santa Messa veramente cattolica, che ci fa assistere al Calvario sotto la Croce di Cristo che ci redime, che ci fa crescere nello spirito e ci permette di sperimentare davvero la gioia di essere e vivere nella Verità.

Per questo, viste l'ostilità del clero di Giuda nei confronti della Messa tridentina e le persecuzioni inflitte a coloro che rimangono fedeli alla Tradizione, viste anche le difficoltà logistiche e i sacrifici necessari per frequentarla, chi pensa che per ricostruire o conservare la Fede, basti dotarsi di contrizione interiore e sia ininfluente frequentare la nuova messa (che è equivoca, che non ha al centro il Sacrificio di Cristo ed è in balìa delle lune di un clero spaventosamente intriso di mondanità e liberalismo) piuttosto che la Messa “di sempre”, commetterebbe un errore fatale. Perchè?

La questione – spiega un sacerdote cattolico, don Alberto Secci - è tornare alla chiarezza, tutta cattolica, del Sacrificio Propiziatorio espresso nella Messa, tornare al corretto rito della Messa, alla Messa della Tradizione. Il tornare alla Messa giusta sanerà la vita dei cristiani, chiamati a partecipare al Sacrificio di Cristo con tutte le fibre del proprio essere”.

Sappiamo infatti che “una Messa sempre più protestantizzata, ha protestantizzato il popolo cristiano con la sua missione, tanto da farlo assomigliare ogni giorno di più ad un insieme di congregazioni protestanti impegnate nella loro presenza in mezzo al mondo.

Se non c'è più la Vittima, non c'è nemmeno più la Presenza di Cristo. È vero per la Messa, per il Santissimo Sacramento, ma è vero anche per tutta l'opera della Chiesa. Se al centro di tutta la predicazione dottrinale, se al centro di tutta la pastorale della Chiesa non c'è più Cristo Crocifisso, tutta la missione della Chiesa rischia di essere spaventosamente vuota. […]

È terribile l'illusione di chi vuol parlare di Gesù senza la sua Croce, senza anzi la centralità della sua Croce. Chi mette la Croce di Cristo “tra le tante cose” della vita di Gesù, ma non ne considera la centralità, in verità non parla nemmeno di Cristo. Parla di un Gesù “confezionato” apposta per il mondo moderno che, come i giudei e i gentili di San Paolo, giudicavano Cristo Crocifisso scandalo o stoltezza.

Si è voluti andare al mondo per dialogare amichevolmente con esso, evitando le condanne della Chiesa del passato; per dialogare amichevolmente si sono dovuti “velare” o “nascondere” la Croce e il Sacrificio di Cristo, perché il dialogo con la società moderna, con le sue religioni, restasse sereno e amichevole; con il risultato doppiamente tragico di non aver portato nulla agli uomini del tempo e, peggio, di aver devastato il santuario della presenza di Dio che è la Chiesa.

Perciò il monito finale: “O Crux, ave, spes unica, salve o Croce, unica speranza: se non si tornerà a questa chiarezza in tutto, veramente in tutto nella Chiesa, il disastro sarà inevitabile.

Ma questo ritorno inizia dal Santo Sacrificio della Messa.

Se di fronte a questo quadro di devastante confusione ci sentiamo impotenti; se impotenti ci domandiamo cosa fare e soprattutto da dove iniziare, ricordiamoci che la riedificazione della Chiesa partirà sempre dal Santo Sacrificio della Messa. Non facciamo calcoli umani, non commettiamo l'errore degli anni '60, non andiamo al mondo, nemmeno per riedificare la Tradizione, con le nostre tecniche, ma ri-iniziamo dalla Messa.

Torniamo subito alla Messa della Tradizione, lo diciamo ai sacerdoti prima e poi ai fedeli. Torniamo al corretto rito del Santo Sacrificio della Messa e da lì ripartiamo per un lavoro paziente di riedificazione della fede. Non commettiamo l'errore di fare l'inverso, prima il lavoro pastorale, poi il ritorno alla Messa di sempre, sarebbe in fondo un nascondere ancora la Croce di Cristo, attendendo tempi migliori, così come fecero gli illusi missionari degli anni post-conciliari.

La verità invece è Cristo. La verità è invece il fatto del suo Sacrificio redentore, perpetuato dalla Messa cattolica. Primo compito dei sacerdoti è celebrarla. Primo compito di tutti è vivere di essa, perché la vita, quella vera, continui.


La Redazione