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Scomparsa della fede : chi sono i responsabili ?

- “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà la fede sulla terra?”, Lc, 18,8 - 

Post-concilio : due generazioni hanno perduto la fede o non l’hanno mai conosciuta, di chi la colpa? Risponde a questa domanda il libro di don Matthias Gaudron “Catechismo cattolico della crisi nella Chiesa” (Editrice Ichthys, FSSPX, s.d.), da cui sono tratti i passi seguenti. 

Chi nega una sola verità di fede ha perso tutta la fede, perché questa è un tutt'uno e deve essere ricevuta come un tutto. Così, dunque, se il 72% nega di credere all'inferno, solo un cattolico su tre ha ancora la fede … la crisi dei costumi accompagna la crisi di fede … il genere di vita dei cristiani attuali non differisce in nulla da quella dei figli di questo mondo, dei miscredenti. La loro fede debole e svuotata dalla sua sostanza non ha più la forza di influenzare la loro vita, e ancor meno di migliorarla … l'uomo indebolito dal peccato originale tende ad abbandonarsi alle sue passioni, perdendo così il dominio di sé … l'uomo sa per mezzo della la fede ciò che può sperare se osserva i Comandamenti di Dio, ma anche le pene con cui Dio lo punirà se egli se ne allontana … se la fede sparisce, l'uomo si abbandona sempre più ai piaceri sregolati di questa vita…

La mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose, così come le numerose defezioni, manifestano una crisi profonda nel clero. Molti sacerdoti  hanno perso la fede; essi non sono più in grado di comunicarla o di entusiasmare gli uomini per essa … la crisi del clero è la causa principale della crisi della fede dei fedeli … se i sacerdoti insegnassero regolarmente la fede cattolica, la situazione sarebbe completamente diversa. Gli uomini non hanno perso la fede da soli; gli è stata rubata dalla nuova catechesi e dall'alto del pulpito. Se nella predicazione, per decenni, le verità di fede sono state messe in discussione, relativizzate o apertamente negate, perché stupirsi se i semplici fedeli perdono la fede? I più giovani non l'hanno nemmeno conosciuta (in proposito, si vedano due importanti riflessioni di Francesco Lamendola:

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2222_Lamendola_Giovani_hanno_diritto_di_sapere.html

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2239_Lamendola_Vi_hanno_ingannati.html ).

Un clero la cui fede è così debole non ha evidentemente più la forza di custodire il celibato ecclesiastico, perché ciò è possibile solamente a colui che è animato da una fede viva e da un grande amore per Nostro Signore Gesù Cristo. Non è un mistero per nessuno che ai nostri giorni un gran numero di sacerdoti intrattiene relazioni peccaminose con una donna, in modo più o meno pubblico (fosse solo quello: e i preti gay? e quelli dediti ad orge omosex a base di droghe? e i preti pedofili e sodomiti? quanta sporcizia nel clero, come dice senza peli sulla lingua il professor Francesco Lamendola:

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2557_Lamendola_Aria_fresca_pulita_finalmente.html ). 

La presente crisi nella Chiesa si distingue da quelle precedenti principalmente per il fatto che sono le più alte autorità della Chiesa ad averla scatenata, ad alimentarla e ad impedire che siano prese misure efficaci per risolverla (anzi, la favoriscono apertamente e spudoratamente con affermazioni del tipo “chi sono io per giudicare?”, venendo meno ai loro compiti istituzionali)”. 

Un clero senza più un briciolo di fede ha fatto perdere la fede anche al gregge affidatogli dal Signore, però mal glie ne incoglierà; hanno dimenticato infatti le parole di Cristo “Guai ai pastori del gregge che non vogliono entrare nel Regno dei Cieli e non vi lasciano entrare nemmeno quelli che lo vorrebbero (Matteo, 23,13).

Del resto, come su può pensare che abbia mantenuto la fede un clero che si gloria di professare “il culto dell’uomo”, sostituendolo al culto di Dio? Affermazione solenne e testuale di papa Montini nel discorso conclusivo del CV II “Tutte queste ricchezze dottrinali del Concilio non mirano che a una cosa: servire l’uomo … la religione di Dio che s’è fatto uomo si è incontrata con la religione dell’uomo che si è fatto Dio ...Noi più di chiunque altro, NOI ABBIAMO IL CULTO DELL’UOMO!” 

Già aveva iniziato papa Giovanni, con l’ambiguo, subdolo discorso di apertura del Concilio (dichiarato ufficialmente pastorale, non dogmatico, quindi un concilio decisamente anomalo, fuori dalla Tradizione cattolica), dichiarando di voler rinunciare alla condanna degli errori, preferendo mettere l’accento su ciò che unisce, anziché su ciò che divide, dimenticando però che la dottrina è di per sé stessa divisiva e che è assurdo, inconcepibile per un cattolico pretendere di ottenere l’unità a prezzo della rinuncia alla Verità; un simile modo di ragionare equivale ad un vero e proprio tradimento di Cristo, un secco rifiuto di adempiere al compito affidato ai discepoli all’atto della Sua Ascensione al Cielo. 

Roncalli e Montini imprimono alla Chiesa Cattolica, quindi, una decisa sterzata verso l’antropocentrismo, il culto dell’uomo, rifiutando implicitamente il Regno Sociale di Cristo (la festa di Cristo Re viene relegata a fine anno liturgico); le loro inequivocabili simpatie per il marxismo, il protestantesimo e le religioni non cristiane odorano di massoneria; quest’ultima, infatti, ai gradini più bassi si presenta antropocentrica, filantropica, inequivocabilmente ecumenista (l’unica condizione che pone ai neofiti è, infatti, di non ritenere la loro religione come l’unica, la sola vera), mentre ai vertici è decisamente antichistica e luciferina.

Il voler anteporre l’unità di tutte le religioni (oltre che di protestanti e ortodossi con cattolici) a scapito della Verità Rivelata, come ostinatamente fanno tutti i papi da Roncalli in poi (con Bergoglio siamo ad una vera ossessione compulsiva, ad un delirio di onnipotenza papale) conduce inevitabilmente all’ateismo, come insegna San Pio X.

L’antropocentrismo si rivela in tal modo un gravissimo peccato di superbia, una riedizione del “non serviam” degli angeli ribelli e del peccato originale di Adamo ed Eva, e comporta inevitabilmente il rifiuto del Cristocentrismo. Da ciò derivano tutti gli altri errori del clero modernista, imposti alla Chiesa Cattolica con arroganza ed orgogliosa superbia appena conquistato il ponte di comando della barca di San Pietro: desacralizzazione della liturgia, di fatto protestantizzata, svilimento della vita consacrata (appiattita sul sociale, sull’umanitarismo laico), rinuncia all’evangelizzazione ed al proselitismo, cioè alla conquista di anime a Cristo ("solenne sciocchezza" secondo Bergoglio), equiparazione di tutte le religioni, accettazione di modelli di vita familiare contrari al Vangelo (“uomo e donna Dio li creò…”), spacciati per conquiste e diritti civili, pretesa di voler accogliere e perdonare atei e peccatori impenitenti, senza invitarli alla conversione, al pentimento, al ravvedimento operoso ed al cambiamento di vita. Insomma, rifiuto di compiere il loro dovere di consacrati al servizio di Dio. 

Come negare che il Concilio Vaticano II sia la causa della rovina della Chiesa Cattolica, della sua imminente scomparsa dalla faccia della terra?

A meno di un tempestivo e decisivo intervento dall’Alto, come non vedere l’origine di tanto sfacelo nelle istanze anticattoliche ed anticristiane imposte a tutto l’orbe cattolico dai rivoluzionari modernisti presenti al Concilio, di cui presero le redini fin dalle prime battute, con un deciso colpo di mano?

Quei prelati che cestinarono gli schemi preparatori predisposti dal cardinale Ottaviani sulla base del Sinodo di Roma del 1959, sostituendoli con i loro documenti preparati segretamente in precedenza da un gruppo di cospiratori, congiurati decisi ad impadronirsi della guida della Chiesa per ribaltarla completamente, sostituendola con una falsa “chiesa” di stampo gnostico e massonico, con un falso Cristo spogliato di tutte le Sue prerogative divine; un piano preparato meticolosamente da decenni, aspettando il momento opportuno per metterlo in atto, momento che arrivò con la morte di Pio XII e l’ascesa al soglio pontificio di Angelo Roncalli, che volle assumere il nome dell’ultimo papa, Giovanni XXIII, che diede avvio al CV II.

L’attuale pontefice non ha fatto mistero, fin da subito, di collegarsi idealmente al CV II e di voler portare a termine la sua radicale, completa attuazione.

“Io devo fare quello che mi hanno chiesto i signori cardinali” affermò infatti Bergoglio appena salito al soglio pontificio, aggiungendo di avere l’ambizione di attuare completamente il CV II, cambiando la Chiesa in modo che non si possa più tornare indietro. Un “bel” programma davvero, non c’è che dire.

 


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