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Ecumenismo: un cumulo di ambiguità e di falsità

Uno dei cavalli di battaglia del Conclio Vaticano II è stato indubbiamente il tema dell’ecumenismo (si vedano Uniatis Reintegratio e Nostra Aetate, oltre all’ambiguo “subsistit in“ di Lumen Gentium, 8/b). Accogliendo il concetto di ecumenismo nella sua accezione protestante, rivoluzionaria, la Chiesa Cattolica rinunciava ad adempiere al compito affidatole direttamente da NSGC all’atto della sua Ascensione al Cielo, cioè l’evangelizzazione di tutte le genti, fino agli estremi confini della terra, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito Santo (“chi crederà sarà salvato, ma chi rifiuterà sarà condannato”, se le ricorda queste parole il clero rivoluzionario modernista?).

Il carattere della missionarietà è infatti insito nella natura stessa della Chiesa Cattolica, se lo si abbandona a favore di un dialogo sterile e infruttuoso (specialmente per la “salus animarum”) la Chiesa di Cristo sii trasforma in una semplice agenzia sociale umanitaria, una specie di Onlus o di Ong.

Come non ricordare, a questo punto, le parole d San Pio X “L’ecumenismo è l’anticamera dell’ateismo” e quelle di San Massimiliano Mara Kolbe “L’ecumenismo è nemico dell’Immacolata”? Memori di questi accorati avvertimenti, non possiamo che dedurne come il CV II abbia provocato una frattura, una discontinuità insanabile con la Chiesa Cattolica preconciliare, e come sia decisamente da rigettare l’ipotesi di una “ermeneutica della continuità” tra questi due periodi della storia della Chiesa, ipotesi tanto cara a papa Benedetto XVI. Quest’ultima tesi sembrerebbe un sottile espediente, una specie di trappola per legare al carro conciliarista i cattolici perplessi e titubanti dinanzi alle rivoluzionarie tesi conciliari ed alle loro successive attuazioni.

Ciò premesso, vediamo adesso d fare qualche breve riflessione sulla tematica ecumeni sta, che ha devastato e continua a devastare la vigna del Signore. 

L’ecumenismo cattolico, vera follia modernista, si riallaccia all’analogo movimento nato a suo tempo nel mondo protestante. I protestanti, infatti, sono sempre stati divisi in numerosissime sette (fatto derivante dalla libera interpretazione delle Sacre Scritture) e per tale motivo è nato in loro, ad un certo momento della loro storia, il desiderio dell’unità tra le varie sette. Nostalgia del Cattolicesimo irresponsabilmente abbandonato? Non è dato sapere. Sta di fatto, comunque, che le iniziative in tal senso si sono diffuse nel mondo protestante, ma senza mai sconfinare in ambito cattolico.

Con il diffondersi di idee protestanti nella Chiesa Cattolica, verso la fine dell’ottocento, venne pian piano prendendo piede anche il tema dell’ecumenismo, in un primo tempo limitato alle sole confessioni cristiane (incluso il mondo ortodosso). Il dibattito divenne acceso e coinvolseuna buona parte del clero, specialmente quello ribelle ed insofferente all’autorità pontificia, un clero già rivoluzionario, quindi, orientato più verso il protestantesimo che verso il Cattolicesimo.

Anche dopo la repressione operata da San Pio X l’ecumenismo rimase un tema ed un obiettivo fondamentale dei modernisti, all’epoca riciclatisi carbonari e complottisti, in attesa di tempi migliori. Questi arrivarono dopo la morte di Papa Pacelli, Pio XII, e l’ascesa al soglio pontificio (valida? legittima? vi sono molti dubbi in proposito) di Angelo Roncalli, colui che scelse di prendere il nome dell’ultimo antipapa, Giovanni XXIII. Fu così che l’ecumenismo divenne uno dei cavalli di battaglia della nuova Chiesa giovannea e montiniana, assieme al comunismo e al protestantesimo. In un primo tempo limitato all’ambito del cristianesimo, ben presto esso si estese anche alle religioni non cristiane, sulla spinta del famoso documento conciliare “Nostra Aetate”, risultato di un forte desiderio di riconciliazione con gli ebrei, in riparazione della sorte loro toccata durante il nazismo (il cardinale tedesco Agostino Rea, infatti, fu uno dei promotori del Concilio e del riavvicinamento al mondo ebraico).

Un tangibile segno di questa “mutazione” del pensiero ecumenista si ebbe con l’istituzione del “Segretariato per i non cristiani”, avente per obiettivo non l’evangelizzazione e l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, sino ai confini della terra, bensì l’instaurazione di un dialogo sterile ed infruttuoso con le altre religioni, che le lasciava rimanere nei loro errori, giustificando questo atteggiamento con l’affermare che tutte le religioni sono alla ricerca della Verità, che nessuna di essa possiede per intero, e che per tale motivo esse si equivalgono ed hanno tutte il medesimo diritto di cittadinanza nel mondo.

Analoga soluzione era stata trovata per giustificare l’equivalenza di tutte le confessioni cristiane (la miriade di sette protestanti e le confessioni ortodosse) con la famosa formula del “subsistit in”, inclusa nella costituzione conciliare “Lumen Gentium”. Con questa trovata i modernisti sostenevano, infatti, che la Chiesa di Cristo “sussiste” in tutte le confessioni cristiane, non quindi nella sola Chiesa Cattolica, e che quindi la Chiesa per antonomasia è composta dalla somma di tutte queste varie confessioni. Un rinnegamento del carattere ecumenico, cioè universale, della sola Chiesa Cattolica, un rifiuto del famoso motto “Extra Eclesiam Nulla Salus” e dell’altro ad esso legato “euntes docete” (adottato dai Padri Stimmatini per volere del loro fondatore, San Gaspare Bertoni), l’abbandono delle azioni miranti a favorire il rientro di scismatici (ortodossi) ed eretici (protestanti ed anglicani) in Santa Romana Chiesa.

Ora, con l’estensione della tematica ecumenista e della relativa fissa del dialogo anche alle religioni non cristiane, i nuovi padroni sedenti in Vaticano toglievano alla Chiesa Cattolica, unica, sola, vera Chiesa di Cristo, il suo carattere principale, distintivo: la missionarietà. In cos’altro consiste, infatti, il dialogo ecumenico, se non nel rifiuto di adempiere il compito affidato dal Cristo ai suoi Apostoli all’atto della Sua Ascesa al Cielo ?, compito che si riassume nella famosa formula “andate, ed annunciate la Buona Novella a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Alla missionarietà veniva così sostituita una semplice filantropia umanistica, tutta orizzontale, immanentista ed antropocentrica, e la Chiesa si trasformava in una specie di Onlus od Ong avente come unico fine l’aiuto materiale per la “cura delle ferite nell’ospedale da campo” che essa rappresenta, secondo il pensiero dell’attuale pontefice George Bergoglio, Papa Francesco. Secondo quest’ultimo, infatti, il cristiano dovrebbe preoccuparsi solamente di uscire dal chiuso delle chiese, delle sue certezze, della sua presunzione di possedere la Verità, e andare incontro ai fratelli nelle lontane “periferie esistenziali” del mondo, con il solo scopo di incontrarli e dialogare con loro, senza imporre ad essi alcun peso il che, nella mente di Papa Francesco, corrisponderebbe al portare ai fratelli (sperduti in quelle lontane periferie) l’annuncio della Buona Novella per convertirli e battezzarli (assicurando loro in tal modo l’ingresso in Paradiso). Quindi, secondo questo strano ed anomalo pontefice, l’evangelizzazione sarebbe un peso inutile, che non dovremmo far gravare sulle spalle dei nostri fratelli, concetto che ha espresso affermando testualmente che “il proselitismo è una solenne sciocchezza, paralizza”, affermazione mai uscita dalla bocca di un Papa in due millenni di storia del Cristianesimo.

Se si tiene conto che tra i caratteri identificativi del modernismo vi sono la sostituzione della trascendenza con l’immanenza, del sacro col profano, del cristocentrismo con l’antropocentrismo (chi non ricorda la famosa frase pronunciata da Paolo VI all’Onu “anche Noi abbiamo il culto dell’uomo”?), e l’implicita condanna della Tradizione e del Magistero preconciliari, con la fissa delle richieste di perdono, si comprende benissimo la trasformazione della Chiesa modernista in una mega associazione umanitaria e filantropica, analoga alla Croce Rossa, alla Fao, all’Unicef, ecc.

Con l’estensione del concetto di ecumenismo alle religioni non cristiane, però, la Chiesa Cattolica ha posto le basi per la sua scomparsa, per la sua abdicazione a favore di altre religioni ben più agguerrite, che non rinunciano ad una spanna dei loro principi (a differenza dei modernisti, che rinnegano tutto il passato glorioso della Chiesa Cattolica), che non indietreggiano di un sol passo, quale è ad esempio la religione islamica. Vale la pena di ricordare le profetiche parole del cardinal Giacomo Biffi che, agli inizi degli anni ’90, affermava che “l’Italia o rimarrà cattolica o diventerà islamica”. La sua profezia si sta avverando ai nostri giorni, con la scellerata invasione islamica manovrata dalla massoneria internazionale (ebraica e americana) e appoggiata, senza se e senza ma, dalla gerarchia ex cattolica, Bergoglio in testa.

In alternativa al fagocitamento del Cattolicesimo da parte del’Islam potrebbe però verificarsi la nascita di una religione sincretista, di una melassa buonista risultante dalla fusione delle tre religioni monoteiste (le cd “religioni del libro”), la religione dell’ “Unico”, come ama chiamarla lo stesso “Vescovo di Roma”, quel Dio Unico al quale stanno già innalzando un tempio a Berlino, in cui ebrei, musulmani e cristiani possano celebrare assieme.

Il dialogo ad ogni costo, quindi, ricercato ostinatamente da una sola parte, porta a questo risultato: al rifiuto di testimoniare Cristo Re, unico Salvatore del mondo, Figlio di Dio, Seconda Persona della SS.ma Trinità, e Maria SS.ma, sempre Vergine, “Mater Dei, sine labe originali concepta” ed Assunta in Cielo in anima e corpo; il 5° dogma, espressamente richiesto dalla Vergine ad Amsterdam a Ida Peerdman negli anni ’50 (quello di Maria SS.ma Corredentrice, Mediatrice ed Avvocata) è stato ostinatamente rifiutato dai Papi conciliari in quanto la sua proclamazione avrebbe pregiudicato il dialogo con i protestanti (poveri noi!).

Dialogo quindi come suicidio della Chiesa Cattolica, capitolazione di fronte alle altre religioni, concetto anche questo chiaramente espresso da Papa Francesco quando afferma che “è terminata l’epoca della Cristianità” e che, di conseguenza, la Chiesa non è più “magistra vitae”.

Di fronte a tanto sfacelo, non possiamo che concludere con un’invocazione all’Immacolata, Fortezza Inespugnabile, Vergine potente contro il male, Regina delle Vittorie : “Dalla peste modernista, liberaci o Madre !”

 


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