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Fede, liturgia ed arte sacra. Follie rivoluzionarie di un clero senza più fede

L’arte sacra e la liturgia servono a rafforzare la fede, come negarlo? Ricordo la prima volta che ho visitato il duomo di Pisa, di Siena, di Milano, la basilica di San Pietro: che meraviglia, come sono rimasto stupefatto! Mi saliva dal cuore l’esclamazione “quanto è grande il Tuo nome su tutta la terra, o Signore!”. Ancora, ricordo le Messe di mezzanotte, Natale ed a Pasqua, da piccolo, negli anni '50: erano Messe cantate con il gregoriano, in latino: quanta sacralità, quanto fascino del mistero, quanto raccoglimento e compostezza nei sacerdoti e nei fedeli!

Altro che schitarrate, trambusto e confusione con gli scambi del segno della pace. Come è possibile elevare l’anima a Dio, sentirsi trascinati nel mistero in un hangar, un garage sotterraneo come la basilica del Rosario a Lourdes? (per di più intitolata a S. Pio X, il Papa della lotta al modernismo delle origini) oppure nella nuova basilica di Padre Pio, a San Giovanni Rotondo? o addirittura nella folle “chiesa al cubo” di Foligno? Come possiamo sentirci trascinati nel mistero della passione e morte di NSGC nella Messa Novus Ordo, che assomiglia più ad un’assemblea condominiale che ad un rito religioso? (secondo la bimillenaria tradizione cattolica), con l’aggravante della scomparsa degli inginocchiatoi, della balaustra, del tabernacolo (relegato in qualche anfratto o altare laterale), dei confessionali, con il sacerdote che volge le spalle a Cristo, celebrando non più “versus ad Deum” ma “versus ad populum”, non più sull’altare maggiore, ma su di un tavolino; una messa che non è più il rinnovamento incruento del Sacrificio della Croce, ma è diventata una semplice commemorazione, una “cena Domini”,dove a celebrare è l’intera assemblea, della quale il sacerdote è semplicemente uno che la presiede (quasi come il presidente di un'assemblea condominiale), e dove la Comunione viene ormai data a tutti (salvo richiesta esplicita) sulla mano, in piedi, in fila indiana, anche da semplici laici (i c.d. “ministri straordinari dell'Eucarestia”).

La perdita del senso del sacro nella liturgia, causata dal “Novus Ordo Missae”, con il celebrante passato da “Alter Christus” a semplice presidente di assemblea (come in un condominio) e la nuova orrenda e blasfema architettura sacra hanno rimosso il mistero e la bellezza della liturgia cattolica nei bellissimi templi edificati da duemila anni di fede schietta e genuina del popolo di Dio (chiese, cattedrali, basiliche, santuari).

Ricordo di aver letto di una coppia di anglicani, marito e moglie, convertitisi al cattolicesimo agli inizi degli anni '70; ebbene, queste persone protestavano dicendo: “ma che cosa ci siamo convertiti a fare, se nella Chiesa Cattolica troviamo la stessa cena protestante che abbiamo voluto abbandonare, sperando di poter trovare la bella Messa cattolica?”. Queste parole mi hanno fatto molto riflettere, sulle effettive intenzioni di Paolo VI, di Annibale Bugnini e dei sei pastori anglicani invitati da Montini per rendere il più gradito possibile il NOM ai protestanti. Ai modernisti, da Roncalli in poi, poco importava, e poco importa, dei veri cattolici: loro vogliono solo piaggiare il mondo, non convertirlo! La nuova liturgia, di fatto protestante, e la nuova architettura sacra, innegabilmente brutta, non cattolica, non adempiono più al loro compito di accrescere e confermare la fede nel popolo di Dio.

La svolta immanentista e antropocentrica del clero modernista, imposta a tutto l’orbe cattolico con il colpo di mano attuato nel CV II, ha letteralmente distrutto la sacralità della Chiesa Cattolica, che ben si esprimeva nel “Vetus Ordo Missae”, celebrato in bellissime chiese, cattedrali, basiliche, santuari. “Là dove c’erano cattedrali e riti meravigliosi, ora c’è un dibattito permanente”, affermavano Gnocchi e Palmaro nel loro libro “Cattivi maestri”. Ciò è successo perché i modernisti, con la mente annebbiata dal fumo di Satana, non sopportano più la sana dottrina cattolica, avendo perduto la fede in Dio, sostituita dal “culto dell’uomo” di montiniana memoria.

Per questo non vogliono dialogare con i cattolici (con il “piccolo resto” rimasto fedele alla Chiesa preconciliare ed ai suoi precetti, valori, riti), che definiscono spregiativamente tradizionalisti, fondamentalisti, integralisti, preferendo le inconcludenti e prolisse discussioni tenute nei “cortili dei gentili”, dalle “cattedre dei non credenti”, dai “preti di strada”, dai teologi della liberazione.

Porte aperte a tutti, quindi, specialmente ai nemici storici della Chiesa ed ai peccatori impenitenti ( ai pervertiti ed ai pervertitori, ai preti omosessuali sposati con il proprio amico), ai quali non si chiede il minimo accenno di pentimento, di conversione, di ravvedimento operoso e di cambiamento di vita; porte aperte a tutti, ma non ai fratelli nella vera fede cattolica; chiese concesse a luterani, ebrei, islamici, ma negate ostinatamente a chi vuol farvi celebrare una messa Vetus Ordo, foss’anche per adempiere la volontà del padre morente (è successo ad Alessandro Gnocchi, cfr http://www.corrispondenzaromana.it/il-funerale-latino-negato/); ponti gettati verso tutti, inclusi coloro che dichiarano apertamente di voler distruggere la Chiesa e far strage dei cristiani (così Bergoglio dopo l’efferato omicidio del sacerdote che stava celebrando la messa, nel nord della Francia), ma muri invalicabili per i veri cattolici, come per quella parte del clero che chiede rispettosamente chiarimenti su documenti papali a dir poco ambigui (vedasi il caso dei quattro cardinali dei “dubia” su Amoris Laetitia). Sacerdoti, vescovi e religiosi gettati letteralmente in mezzo a una strada, da un giorno all’altro, perché ritenuti colpevoli di non volersi allineare alla distruzione dei fondamenti della nostra fede cattolica bi millenaria.

Esemplare il caso di mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano, vescovo di Ciudad del Este, in Paraguay, rimosso dalla sua diocesi mentre si trovava a Roma (l’anziana madre novantenne venne sfrattata e messa in mezzo a una strada, mentre all’alloggio vennero messi i lucchetti), senza che gli venisse concessa udienza da papa Francesco per conoscere i reali motivi del provvedimento adottato nei suoi confronti. Tali motivi sono probabilmente da ricondursi al suo amore per la Tradizione Cattolica, invisa ai suoi colleghi paraguaiani, tutti modernisti ed amanti della Teologia della Liberazione, e al fatto di aver aperto un Seminario Diocesano che aveva formato sessanta nuovi sacerdoti e che, a differenza del seminario nazionale di Asunción, aveva ogni anno nuovi seminaristi, i quali però venivano formati secondo la Tradizione e non secondo gli schemi ideologici di una delle “chiese” più progressiste del Sudamerica. Invitato a dimettersi, mons. Rogelio rifiutò, cosicché il 25 settembre 2014 fu rimosso d’ufficio. L’affronto recato alla sua anziana madre e il rifiuto di Bergoglio di concedergli udienza (come successo con i 4 cardinali dei “dubia”) probabilmente aggravarono le sue già precarie condizioni di salute (era infatti diabetico), cosicché il il 14 agosto 2015 passò a miglior vita.

Misericordiosi sicut Pater” cantavano i preti bergogliani durante il recente Giubileo della Misericordia, ma forse, visto il loro odio ancestrale contro i veri cattolici e la vera Chiesa di Cristo, meglio si adatterebbero loro le parole che Gesù rivolse ai “perfidi ebrei”, cioè: “voi avete il diavolo per padre!” (“se Dio fosse vostro padre, voi mi amereste, perché vengo da Dio…voi avete il diavolo per padre, e vi sforzate di fare ciò che egli desidera”. Gv 8, 42-44).


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