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La Caritas

L’allarme è rimbalzato anche sulla stampa italiana: la potente organizzazione cattolica Caritas Internationalis, non solo ha sostenuto dal 2004 l’attività del World Social Forumcon con sede in Brasile, ma dal gennaio 2011 ne fa parte ed oggi è anche membro del suo Consiglio internazionale, fissandone obiettivi, politiche e strategie, tra cui figurano, sin dall’inizio, i cosiddetti «diritti civili» e «sessuali» ovvero ideologia gender, rivendicazioni Lgbt, omosessismo spinto, liberalizzazione universale dell’aborto e delle varie tecnologie riproduttive, controllo globale delle nascite, marxismo, femminismo, ecologismo e dintorni.

Le ha sponsorizzate ed appoggiate, aderendo alle varie campagne di mobilitazione, alle varie marce, ai convegni. Smentendo così quanto annunciato nell’home page del suo stesso sito ove afferma di riflettere «la missione sociale ed i Valori di base della Chiesa Cattolica». La quale, però, su questi discorsi ha una posizione esattamente opposta. La denuncia è giunta dall’“ALL-American Life League” statunitense, subito ripresa in Italia, ad esempio, sul quotidiano “La Stampa” da Marco Tosatti.

Che punta l’indice anche contro il vertice, in questo caso rappresentato niente meno che da un Cardinale, il salesiano Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), peraltro collaboratore stretto di Papa Francesco in quanto coordinatore del cosiddetto “C8”, il gruppo di otto Cardinali voluto dal Pontefice per aiutarlo nel riformare la Curia romana. «In Vaticano si accredita a lui la nomina del successore del Card. George a Chicago, il Vescovo Joseph Cupich, una scelta che ha sorpreso tutti, soprattutto i Vescovi americani, che lo conoscono bene». Eppure sorprendentemente silente in merito. Muto, per meglio dire.

Il rapporto preparato da “ALL”, uscito proprio in questi giorni, allega una dettagliata, sconcertante documentazione. Testi, la cui lettura è sofferta, dolorosa, ma necessaria. Mostrano con chiarezza il laicismo, inaccettabile in casa cattolica, proprio del World Social Forum. Laicismo, che si declina in una feroce lotta per i cosiddetti «diritti riproduttivi», per l’«aborto decriminalizzato».

A triste, drammatica conferma ecco il manifesto blasfemo, scelto per una manifestazione pro-aborto svoltasi a Nairobi nel 2007: «Nel nome di Dio. In memoria delle vittime del fondamentalismo» con la “t” di vittime trasformata in una Croce e l’immagine di donne gravide crocifisse, immagine utilizzata anche in altre occasioni. Nulla di strano: la rivista “Fuerza Solidaria”, nel 2006, ha spiegato con chiarezza quale sia il piano, pubblicando l’articolo dal titolo L’espansione comunista attraverso il World Social Forum, articolo in cui si documenta con dovizia di particolari come tale organizzazione attinga esplicitamente ed a piene mani dall’ideologia marxista. Concetto ribadito anche in altri scritti, apparsi su diverse testate, come “Workers World”, o siti on line, come Wikihow.

Nel suo rapporto annuale 2003-2007, la Caritas Internationalis ha dedicato un’intera sezione circa la sua partecipazione al World Social Forum. All’edizione 2009 si è presentata con ben 150 rappresentanti da 14 Paesi, per dire che «un altro mondo è possibile», un mondo «basato sulla giustizia»; lo stesso nel 2010. Non sembrino tanti: all’edizione 2005 del World Social Forum, ad esempio, parteciparono circa 155.000 aderenti del partito comunista, inneggianti alla «IV Internazionale», provenienti da 135 differenti Paesi con stand straripanti di gadget “a tema”, riscuotendo per questo l’esplicito ed entusiastico appoggio del Presidente del Venezuela, Hugo Chavez, abbandonatosi ad uno sperticato elogio di Marx, Lenin, della Cina e di Gheddafi.

È questo l’humus, cui aderiscono Caritas Internationalis ed altre sigle cattoliche europee e mondiali, come Pax Christi International, Center of Concern, Sisters of Notre Dame de Namur, Catholic Relief Services, Cidse ed altre minori. Oltre a diverse Caritas: quella spagnola, quella svizzera, quella statunitense e… quella italiana! Da qui l’appello lanciato dall’American Life League, affinché da una parte la gerarchia cattolica conduca un’indagine approfondita in merito e valuti l’opportunità che vi aderiscano sigle ecclesiali; dall’altra, affinché gli stessi Cattolici scrivano a Caritas Internationalis ed, in particolare, al Card. Maradiaga, affinché cessi immediatamente questa scandalosa collaborazione col World Social Forum, tagliando completamente i ponti e prendendone le distanze in modo chiaro ed inequivocabile.

Certo è legittimo chiedersi come sia possibile anche solo immaginare che, di tutto questo, il Card. Maradiaga fosse totalmente all’oscuro… Alcune sue prese di posizione, assunte in un recente passato, aiutano a conoscerlo meglio: nel suo libro Senza etica niente sviluppo si è proposto, ad esempio, quale novello “no-global”, definendo la «globalizzazione come comunismo e nazionalsocialismo».

Mentre nei mesi scorsi ha richiamato su di sé l’attenzione dei media, per essersi scagliato contro il Card. Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, “reo” d’aver escluso con decisione che qualsivoglia problema pastorale possa rimettere in discussione l’indissolubilità del matrimonio, dando così un assist potente ed autorevole ai fautori dell’accesso ai Sacramenti per i divorziati risposati. Ed ora questa nuova “chicca”, ciliegina su una torta sempre più amara e di pessimo gusto…

 

Mauro Faverzani (corrispondenzaromana.it)